Felix qui potuit rerum cognoscere causas
Fortunato colui che ha potuto conoscere le cause delle cose.
(Virgilio)
Vi sarà capitato di incontrare una montagna imponente, un albero solitario, un volto particolare, e percepire all’improvviso una risonanza con un ordine eterno, evidente a sé stesso. Anche sapendo che tutto è impermanente e soggetto al divenire, vi sono momenti in cui sentiamo di appartenere a un funzionamento immenso, affidabile.
Vale allora indagare la relazione tra questo funzionamento stabile e gli innumerevoli enti che nel mondo appaiono e scompaiono. Gran parte del pensiero umano ha tentato di rispondere con visioni diverse: il Dio che crea il mondo dal nulla, le Idee platoniche contemplate dal demiurgo che plasma la materia informe, i miti eziologici, o in Oriente il Brahman assoluto da cui promana un mondo illusorio. In ogni caso, un principio che è che fa il mondo che non c'è. Tutto molto antropocentrico, dunque facilmente comprensibile: nel mondo di homo faber le cose funzionano così.
Ma Spinoza rovescia la prospettiva. Il suo sistema è controintuitivo, eppure più convincente. Egli non parla di una sostanza che crea, ma di un rapporto simultaneo: la sostanza (Dio o Natura) è infinita, eterna, necessaria, esiste in sé e si concepisce per sé; i modi – corpi, pensieri, eventi – sono le sue determinazioni particolari, i modi in cui la sostanza si esprime e si manifesta.
Perché accade ciò? Perché la sostanza è fatta così. Come è nella natura del triangolo che la somma dei suoi angoli interni sia sempre 180 gradi, così è nella natura della sostanza implicare e determinare i suoi modi. Posta la sostanza ecco il mondo.
Per Spinoza i modi non esistono se non nella sostanza e attraverso la sostanza. E, simultaneamente, la sostanza non è qualcosa di separato dai modi, perché è reale soltanto come infinità di modi. La sostanza è la realtà assoluta; i modi sono la sua implicazione finita.
L’immagine più chiara è quella del mare e delle sue onde. Il mare è la sostanza, le onde sono i modi. Non c’è differenza di natura: la stessa acqua costituisce entrambe. Ogni onda è mare, così come ogni ente è Dio. Vedo un grillo, vedo Dio. Ma nessuna onda coincide con la totalità del mare: vedo un grillo, vedo Dio in forma di grillo. È sempre Dio, ma in una determinazione particolare.
Qui sta la differenza modale: identità di sostanza e distinzione di espressione.
Guardandomi attorno, il sistema di Spinoza regge: sia alla prova dell’esperienza, sia alla prova del pensiero.