BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Domenica, 08 Giugno 2025 12:46

Ontologia Acantocentrica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Venerdì, 06 Giugno 2025 09:10

Sul crinale

Il passero vede il mondo dal suo nido. Anche noi, come esseri umani, abbiamo una visione del mondo che parte da un punto di osservazione: situato, antropocentrico, inevitabile. Il problema sorge quando dimentichiamo che questa visione è circoscritta e provvisoria, e la assumiamo come universale e assoluta.

Mi sto convincendo che una visione chiara del mondo, esige un gesto preliminare: farsi in due. Questo sdoppiamento consiste nel tenere insieme due prospettive. La prima è il punto di vista relativo, umano, temporale. È il modo in cui viviamo: immersi nel tempo, nel linguaggio, nella finitezza. La seconda è uno sguardo sub quadam specie aeternitatis, “sotto un certo aspetto dell’eternità”, che intuisce o sfiora la realtà nella sua necessità impersonale. Non è un punto di vista nel senso ordinario, ma una forma di pensiero che non parte più da un io osservante. È più vicino a un’esperienza che a una descrizione.

Questo sdoppiamento non è schizofrenia, ma consapevolezza. Non possiamo vivere senza il punto di vista relativo, ma se ci fermiamo lì, ci precludiamo ogni accesso alla realtà per ciò che essa è: non in funzione nostra, ma in sé. La metafora è semplice: vivere è come entrare in una provincia con statuti propri. Nascita e morte ne segnano i confini. Gli statuti vanno rispettati, ma sono contingenti. C'è un ordine più ampio, che non dipende da noi, ma nel quale siamo compresi. E ogni tanto possiamo intuirlo dislocandoci da noi stessi. E’ un coltivare una doppia fedeltà: al tempo e all’eternità. All’esperienza situata e alla realtà impersonale.

L’irrisolvibile problema di un Dio che alcuni dicono buono e provvidente e l’esistenza delle oncologie pediatriche, non nasce forse dall’equivoco di trasporre e costringere l’Universo nella nostra provincia? Il coesistere delle due visioni evita tracotanze ingenue e narcisistiche che s’illudono di cambiare il mondo grazie all’impegno militante, o di cronica depressione per il male dilagante, consapevoli che il mondo è, dal punto di vista dell’etica umana un disastro, e va cambiato — ma ontologicamente perfetto così com’è.

Giovedì, 05 Giugno 2025 13:03

Osyris alba 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Mercoledì, 04 Giugno 2025 17:31

Abitare lo scarto

L’universo è necessità. Non ha un volto, né scopo, né un cuore. Ogni cosa scaturisce da esso ottemperandone il funzionamento impersonale: la cellula si divide, la stella implode, il bambino piange, il tumore cresce. Così e non altrimenti.

Tutto è nella Natura, e nulla le è estraneo. Anche il dolore. Ma l’uomo — modo finito, fragile espressione di quel tutto — non può abitare l’universo con indifferenza. Dal punto di vista della sua essenza individuale, vive, sente, comprende. E nel comprendere, distingue ciò che lo fa crescere da ciò che lo spegne.

Così nasce l’etica: non come legge imposta, non come salvezza da un male ontologico, ma come atto relativo e umano. Un modo di abitare la necessità con cura, come il grillo che scava la sua tana, senza illudersi di cambiare il cielo. In questo scarto tra l’eterno che è e il vivente che patisce, nasce la libertà: non dall’essere, ma dentro l’essere. Un’etica senza fondamento assoluto, ma reale come il respiro. Nessuna consolazione ma chiarezza che accetta e distingue.

Domenica, 25 Maggio 2025 19:42

Il paradosso dell’individuazione

All’inizio della vita abbiamo bisogno di costruire un’immagine di noi stessi per entrare nel mondo. Senza questa individuazione — senza un “io” con cui identificarci — saremmo come forme senza contorno: incapaci di orientarci, di vivere, di comunicare.

Ma arriva un momento in cui questa costruzione, così necessaria, diventa un ostacolo. Per comprendere davvero la realtà, dobbiamo cominciare a smontare l’idea fissa di chi crediamo di essere. È un lavoro di decostruzione e di disidentificazione: non per negare l’individualità, ma per non scambiarla con ciò che siamo in verità.

È questo il paradosso dell’individuazione: serve per sopravvivere, ma ci inganna se la prendiamo come verità ultima. L’io è un passaggio obbligato, ma resta solo un passaggio[1]. Senza individuarci, non potremmo diventare coscienti; senza superarci, non potremmo diventare liberi.

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1 La resurrezione cristiana eternizza l’individuo fissandolo nella sua forma; il transpersonale New Age, e una certa mistica post-teistica, lo sublima senza negarlo. Entrambe le visioni eludono il funzionamento della necessità naturale, potenza impersonale di relazioni e ordini che non conserva, né sublima, individui.

 

Venerdì, 23 Maggio 2025 17:07

Metafisica del Gelso da carta

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Sabato, 17 Maggio 2025 14:20

Botanica del desiderio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Giovedì, 15 Maggio 2025 11:54

Ne senti la voce, ma non sai di dove viene

 Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito.

 

 

 

 

 

 

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Martedì, 13 Maggio 2025 11:31

Geometrie teobotaniche

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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