BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Bruno Vergani

Bruno Vergani

Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.

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Martedì, 19 Gennaio 2016 10:34

Aplomb

Me lo ricordo l’Ercolino sempre in piedi, stesso periodo della Veronica del Jannacci quella col coro “In pé! In pé! In pé! In pé!" . Si l’Ercolino degli anni ’60 gadget della Galbani il pupazzo gonfiabile che se lo inclinavi ri-gravitava ritto, ritto, fermo, fermo, grazie a un peso nella base: per permanere irremovibili ci vuole un grosso peso nell’intimo, legge psicofisica. Non so se le attuali “Sentinelle in Piedi”  - minoranza di ultras cattolici che vegliano su quanto accade nella società denunciando ogni occasione in cui si cerca di “distruggere l’uomo e la civiltà” - s’ispirino all’Ercolino della Galbani, però gli assomigliano nel loro vigilare a turno, schierati innaturali a due metri di distanza l’uno dall’altro, ritti, unidirezionali, fermi e silenti a tutela della famiglia “naturale” fondata sull’unione tra uomo e donna. Domenico Barrilà psicoterapeuta attento alla società, nell’analizzare tale forma d’irremovibile fissità orante, senza soluzione di continuità “nemmeno per andare a fare pipì”, scorge analogie con la schizofrenia e anche colla paranoia.

Siccome la forma è sostanza nulla di proficuo per nessuno quando la religione necessita di prendere in prestito dal militaresco, quando il personale giudizio di valore è esaltato a asserzione di realtà universale costipando, come uno schiacciasassi, tutto ciò che incontra in tale prospettiva; preoccupazione educativa generata da alienazione per il supposto assedio delle differenti e circostanti culture declinata in tutte le forme immaginabili: passione educativa, priorità educativa, urgenza educativa, ansia educativa, nelle varianti belliche difesa educativa, missione educativa.
E pensare che il primo cristiano invitava a incontenibile estroso fluttuare: « Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito. »

Lunedì, 18 Gennaio 2016 11:33

Rattrappimento

A differenza di quello materiale l’universo culturale, quello psichico e tutto sommato anche l'universo scientifico come sentenzia la fisica teorica, hanno sostanza e dimensione del proprio (del soggetto che si relaziona) linguaggio.

Di fronte al medesimo mare differenti interpretazioni: chi permane indenne, chi pesca, chi contempla, chi adora e chi si suicida.

Domenica, 17 Gennaio 2016 11:06

L’accordo

Oggi ho letto di Giacomo B. Contri:
«Verità […] nesso d’imputazione tra un giudizio e un atto, al posto della tradizionale definizione della verità come adeguatezza dell’intelletto alla “cosa”.»
La puntuale conclusione mi ha fatto ricordare due ex amici di percorso “concettualmente” immacolati: uno sindacalista che dal palco difendeva il salario dei dipendenti e rincasato picchiava la moglie, l’altro regista che realizzava film sul rispetto dei diritti umani dirigendo con sistematico sopruso chi lavorava con lui. Non per questo squalificherei la categoria dell’adeguatezza dell’intelletto all’oggetto.

Ci sono differenti sindacalisti e registi, donne e uomini, filosofie e filosofi tra questi valorosi quelli capaci di accordare intelletto-oggetto alla personale imputabilità di giudizio-atto.


 

Venerdì, 15 Gennaio 2016 09:26

L’aforisma

Quando cari amici m’invitano a scrivere un libro mi torna alla mente un editore che riferiva di un manoscritto propostogli da una “autrice” per la pubblicazione: quattrocento pagine d’insulti all’ex marito. Ovviamente la “scrittrice” al diniego dell’editore si era offesa assai. Avrà anticorpi sufficienti l'universo per sopravvivere a tale mancanza?

Anche se d’insulti all’ex moglie li penso ma non li scrivo riscontro qualcosa di sano nel non avvertire l'impellente necessità, mia e del mondo, alla pubblicazione di un mio libro, ma il punto è un altro: al pari dei metallari che suonano la sera nello scantinato dopo una giornata di lavoro faccio l’erborista scrivendo, fra un cliente e l’altro, tra una tintura madre di melissa e uno sciroppo al mirto, in forma condensata dal principio di realtà. Mi piace, mi serve e siccome qualcuno mi legge, al momento, va e fa bene così: «Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.» (Ecclesiaste)  

Giovedì, 14 Gennaio 2016 12:12

Dogma d’immacolata concezione

Il filosofo che teorizza la soggettiva capacità d’elaborare un'analisi concettuale pura, rigorosa e assoluta, attraverso un presupposto immacolato pensare logico non filtrato da sé medesimo, non interpretato dal linguaggio che utilizza, non condizionato dall’essere figlio del suo tempo e latitudine, non eccitato o contaminato da dinamiche inconsce, assomiglia al teologo fondamentalisma: dogma differente medesima altezzosità.

La capacità di pluralismo sostenuta dalla consapevolezza dell’inevitabile provvisorietà-parzialità connaturata al soggettivo pensare è qualità dei razionali prima che virtù degli umili.

Mercoledì, 13 Gennaio 2016 12:38

Spirituale

In ebraico spirito è  ruah, vento, respiro; in latino spiritus, spiro, respirare, soffiare; in greco pneuma, respirare, soffiare, aver vita;
Gesù di Nazareth si spinge oltre: « Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito. »

Immagine d’autonomo e sovrano muoversi senza attenersi a uno standard prefissato. Fluttaure disciplinato dall'imprevedibile, più artistico che filosofico.

Domenica, 10 Gennaio 2016 12:50

l’Io non padrone in casa sua

Sostenere la teoria filosofica del rigore teoretico concettuale puro avulso dal soggetto che lo esercita - contesto storico e ambientale, collettivo e personale, conscio e ancor prima inconscio -  rischia di produrre astratte nobiltà e concrete nevrosi.

Mica si può procedere, filosofia in primis, come se Freud non fosse accaduto.

Venerdì, 08 Gennaio 2016 14:12

La combriccola

Cammina orizzontale il filosofo logico elaborando proposizioni che concatena e memorizza preciso, procede come il giocatore di briscola al circolo ACLI che sapendo le carte già giocate e quelle ancora nel mazzo, butta la carta giusta sul tavolo di quel regolato frammento di mondo, regno di noiosi ragionieri di provincia.
Invece il mistico fugge l’inferenza, prende ciò che in quel frangente gli arriva dall’universo e lì staziona abdicando da soggetto per sciogliersi nell’oggetto, regno contiguo alla follia, faccenda pericolosa.
E che dire di me che incapace di proporre di meglio li frequento entrambi a giorni alterni?

Giovedì, 07 Gennaio 2016 12:19

Giurisdizioni

Olistica e universale unità coerente di pensiero? Ci riescono bene i gatti e, nei giorni di festa, un qualche esponente della New Age. L’umano fluttuare - dalla contemplazione del cielo all’ottemperare il codice stradale - necessità dell’abilità di districarsi tra molteplici e differenti regni, parlando, di regno, in regno, i caratteristici linguaggi e dialetti; utilizzando, di volta, in volta, determinati codici e strumenti; osservando, via, via, gli specifici orizzonti da angolazioni stabilite, pur rimanendo, anzi arricchendo, sé stessi.

Mica è facile, ho indizi che un buon ottanta per cento delle driatibe origini da equivoco di giurisdizione.

Mercoledì, 06 Gennaio 2016 11:32

Inno all’inutile: l’orto filosofico

Forza  che muove a risultato in apparenza inutile invece portante il mondo quella che nel circoscritto mezz’ettaro di terra rossa spinge a creare una macchia antica, completa com’era in origine, non degradata dal coltivare intensivo e dal pascolo. Ho messo la Melissa, Terebinto, Cisto bianco, Ginepro rosso e altre quattrocento varietà mediterranee, da una a tre piante per specie, inutile piantarne di più, allo scopo basta e avanza la presenza di un solo elemento.

Perlopiù le osservo senza classificarle con l’arbitrio condiviso del nome, specialmente quello botanico, mica è orto a scopi scientifici: mero effetto collaterale i numerosi e complessi principi farmacologici terapeutici o tossici e le singolarità botaniche. Non è una raccolta di figurine e neppure la ricerca di una biodiversità compiuta, neanche il voler ottenere un’estetica piacevole e neppure la produzione di frutti eduli, tutte espressioni secondarie.

Il punto è che la forza eccita ad individuare, estrarre e celebrare (tale “inutile” operare è evidentemente rito) l’oggetto che non nasce e neppure muore, ciò che Platone avrebbe definito “melissità”, “terebintà”, “cistità” e “gineprità”, Kant Oggetto in sé, Schopenhauer soggetto che si fonde nell'oggetto, posto dove Rilke passeggiandoci dentro avrebbe udito notizie rassicuranti.    

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