BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Bruno Vergani

Bruno Vergani

Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.

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Immobilità è malattia. Così si può sintetizzare il pensiero di Bergoglio, Papa Francesco, nella sua prima omelia - Cappella Sistina, giovedì 14 marzo 2013.
«La nostra vita è un cammino e quando ci fermiamo, la cosa non va.» Rivolto ai Cardinali presenti e ai cattolici del mondo ha specificato direzione e metodo dell’auspicato moto: camminare irreprensibili, edificare la Chiesa, confessare Cristo. La parola del Papa è stata richiamo al rinnovamento nella coerenza evangelica indirizzato ai vertici ecclesiastici; la citazione dualistica di Léon Bloy - sconcertante esponente della letteratura francese noto per il suo integralismo religioso - : «Chi non prega il Signore, prega il diavolo», valutiamo sia da intendersi come monito ai prelati presenti. Papa Francesco lega il moto storico della Chiesa all’espiazione; sofferenza come condizione per ottenere durata e gloria: «Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore.»

Discorso ben diverso da quello mite, finanche democratico, della sera precedente in piazza San Pietro: giro di vite in casa, apertura in piazza.
Il resto è tutto da vedere e non è concessa indifferenza per gli assenti: in piazza la fanfara dei Carabinieri suonava l’inno nazionale e proprio non si capiva dove finisse l’Italia e dove iniziasse il Vaticano. Compenetrazione nostrana che piace ai più: la piazza era strapiena. Chi non c’era dovrebbe interrogarsi dell’incondizionato consenso. Probabilmente Darwin non basta per rispondere alle urgenze di verità e significato dell’umano esistere e la latitanza di laici capaci di dire qualcosa in più ha permesso l’espandersi di deserti di pensiero riempiti da porporati, guardie svizzere e espiazioni.

Giovedì, 14 Marzo 2013 09:17

Enorme successo?

Gli intrattenimenti imperversanti di Facebook e Twitter prova provata della lucidità di Leopardi: la condizione peculiare dell’uomo è la noia.

Canto XXVIII A SE STESSO    

    Or poserai per sempre,
Stanco mio cor. Perì l'inganno estremo,
Ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
In noi di cari inganni,
Non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
Palpitasti. Non val cosa nessuna
I moti tuoi, nè di sospiri è degna
La terra. Amaro e noia
La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
T'acqueta omai. Dispera
L'ultima volta. Al gener nostro il fato
Non donò che il morire. Omai disprezza
Te, la natura, il brutto
Poter che, ascoso, a comun danno impera,
E l'infinita vanità del tutto.

Martedì, 12 Marzo 2013 18:47

M5S. Confrontiamoci

A seguito dei miei ultimi interventi sul M5S, dove subodoravo rischi di tralignamento dal civismo al parareligioso contenente un nuce potenziali derive fideistiche, ho interpellato nel merito i filosofi Augusto Cavadi e Alberto G. Biuso, che hanno risposto - nella piazza dei loro blog - tempestivi e precisi e che pubblico.

Dal Blog di Augusto Cavadi
Carissimo Bruno,
     dopo Mussolini e dopo Berlusconi nulla mi appare ormai incredibile per noi arruffoni italiani. Non ho votato 5 Stelle perché preferivo la calda umanità di Nicki Vendola e la lucida determinazione di Antonio Ingroia, pur sapendo che  - ancora una volta - mi sarei trovato fra gli sconfitti della ragioneria contabile.
    Ciò premesso, devo confessarti che sono in attenta osservazione su ciò che accadrà nelle prossime settimane e non mi sento di gridare troppo presto "al lupo", anzi "al grillo". I motivi per cui non escludo nessuna "deriva" fondamentalista-autoritaria, ma neppure la temo come probabile o addirittura certa, sono essenzialmente tre:

a) il primo motivo è il più debole: mi fido del fiuto di gente come Marco Travaglio e di altri amici (essendo lettori di questo blog, potranno se vorranno spiegare meglio di me le loro ragioni) che hanno votato M5S
b) il secondo motivo è più consistente: Grillo ci ha salvati da Berlusconi. Mi pare di capire che ha rubato molti voti al PD ma moltissimi al PDL: se fossimo rimasti con lo schieramento di prima, il diabolico Ciarlatano sarebbe premier
c) il terzo motivo è il più forte (ai miei occhi): Grillo può "costringere" la Sinistra a fare cose di sinistra, per disperazione se non per convinzione. Hobswamm ha scritto che il socialismo sovietico ha fatto molto più bene in Occidente che in Urss perché ha costretto il capitalismo ad attivare il Welfare State e tutta una serie di misure pro-operai per evitare che le masse diventassero comuniste. Prevedo, o molto più limitatamente, spero che qualcosa di simile avvenga in Italia.
Tu giustamente sei preoccupato del registro linguistico profetico-omiletico di Grillo, ma a temperare le tue preoccupazioni potrebbero giocare due considerazioni:
a) la prima è che ognuno è esperto nel proprio linguaggio e Grillo ha sempre comunicato in questa maniera (anche quando si andava ai teatri ad ascoltarlo pagando fior di quattrini): sarebbe stato strano, oltre che poco efficace per lui, mutare stile entrando in politica (almeno quanto sarebbe stato strano vedere un Monti che si agitasse urlando le sue proposte);
b) la seconda è che i predicatori televisivi americani si appellano, esclusivamente o comunque in ultima analisi, alla fede basata sul sentimento, laddove Grillo si appella, esclusivamente o comunque in ulima analisi, alla verifica razionale e tecnica delle sue teorie. Perciò è, a mio avviso, meno pericoloso di quanto appaia: se urla una teoria sul risparmio energetico o sulla democrazia telematica o sulla metamorfosi della mafia che ormai non uccide al contrario di Equitalia...chiunque di noi può verificare, con la sua testa e con l'esperienza, dove ha ragione e dove ha torto. Mentre, se minacciasse la fine del mondo il 12.12.2012 o promettesse il paradiso a chi si lascia morire da kamikaze o proclamasse il divieto dei preservativi in Africa a nome e per conto di Dio... sarebbe micidiale.

Augusto Cavadi
_______________

Dal sito di Alberto G.Biuso [consiglio la lettura dal sito dell'Autore, per leggere gli interventi precedenti]

Caro Vergani,
nei fenomeni sociali più complessi tutto è possibile, pure le derive da lei paventate.
Basti pensare alla dimensione palingenetica che permeava anche la pratica giacobina e all’imbalsamazione del corpo del Capo nel regime sovietico (la mummia di Lenin sta ancora nel suo mausoleo).
In generale, io credo che la dimensione sacrale sia un elemento connaturato all’umano. Tutto sta nella direzione che prende.

Comunque, nello specifico del M5S mi sembra un pericolo remoto. Le ragioni le ho indicate nelle brachilogie Ora e in questa alla quale lei sta rispondendo, con i relativi numerosi commenti che precedono il suo.

Assai più concreto, vicino e rischioso mi sembra quanto emerge dalle recenti azioni del Pdl, che -come ho scritto poco fa- il M5S è l’unico a stigmatizzare con la dovuta energia.
È da lì che viene il pericolo ed è contro di esso che i sinceri democratici dovrebbero pensare, scrivere e mobilitarsi. Non contro un Movimento che ha anche una forte connotazione di democrazia diretta, che io -da anarchico- apprezzo.

Alberto G.Biuso



Da 35 anni faccio l’erborista preparatore, razza in via d’estinzione che raccoglie piante selvatiche e le trasforma artigianalmente per venderle alla piazza nell’erboristeria contigua al laboratorio. Oggi ho preparato lo sciroppo per lenire la tosse, le foglie di Mirto poche ore fa erano attaccate alla pianta nella macchia mediterranea e adesso, con la loro essenza, sono dentro flaconi di vetro scuro. Un paio li ho già venduti, un tempo in lire oggi in euro, mi è anche capitato che qualcuno mi ha dato in cambio una bottiglia di vino o una ricotta, negli ambienti rurali sono cose che succedono. Prodotto ecologico, ecologissimo, filiera corta, cortissima, a chilometro zero che più di così non si può. Milieu culturale M5S doc. Sarei un grillino di quelli canonici, invece no.

Da Milano mi ero trasferito in Puglia e in un trullo circondato da olivi secolari avevo implementato questo mestiere che faccio ancora con piacere per un po’ di ore al giorno, non tutto il giorno e neppure tutti i giorni. Per quanto possibile mi piace che la professione sia laicamente circoscritta a quando sono in erboristeria: meglio separare la professione dalla vita, meglio uomo che erborista. E’ stata una scelta lavorativa un po’ politica, un modo per ottenere profitto senza essere fagocitato dalle logiche di mercato, libero dall’industria che realizza prodotti dozzinali; agli antipodi dalle dinamiche e dal gergo del marketing utilizzato dai marketers: "target", "missione", "orientamento strategico". Ho preferito raccogliere le piante e trasformarle mica fare la guerra. L’ho fatto e lo faccio un po’ emancipato dal capitalismo che per stare in piedi deve espandersi a oltranza come un tumore; entità dogmatica alla quale è chiesto conformarsi obbedendo alle sue leggi che, a modo mio, ho rifiutato. Sarei davvero un grillino di quelli canonici, invece no.

Talvolta normative asfittiche mi portano a dedicare tempo e risorse alla burocrazia; principio di realtà fastidioso del quale non mi preoccupo più del necessario. Ieri mi è stata notificata una sanzione di trecento euro per non aver stampato un foglio contabile della trasformazione alcolici. Nel verbale i finanzieri hanno scritto che avevo stampato per bene 599 fogli, ma non sono stato «tempestivo e congruo» nello stampare il foglio numero 32, quello del 24 aprile 2012. Dopo aver borbottato per un paio di minuti ho  ripreso, tempestivo e congruo, a imprendere indifferente ai registri contabili. Nel produrre estratti di erbe sono abituato al fastidioso rumore di sottofondo delle incombenze burocratiche, quelle a rigoroso rendiconto. Al riguardo ho una ventina di verbali, perlopiù positivi, perché di tanto in tanto arrivano i finanzieri - sempre in quattro - per verificare la contabilità di manco 50 litri di alcool. I finanzieri fanno il loro mestiere, mettono i sigilli e controllano meticolosamente i registri, contano le venti bottigliette di Melissa sullo scaffale e le quindici di Ginseng e mi fanno compagnia per qualche mezza giornata, poi vanno via dopo aver intralciato la mia esistenza al massimo per un dieci per cento, il rimanente novanta permane indenne, il pensiero personale continua e con lui la libertà.

Sarei un grillino perfetto ma non necessito di Guru per liberarmi dalla burocrazia, faccio meglio e prima da solo. Diffido di chi dice di amarmi senza conoscermi. Non curante del mio personale caso di specie sono andato a votare solo per scegliere qualcuno un poco capace di amministrare il carrozzone generale con competenza pari alla mia quando faccio lo sciroppo per la tosse al Mirto selvatico. Non mi piace chi intende liberarci dal male e chi vuole salvare gli afflitti. I partiti dell’amore subodorano di liquami come il fiore del caprifoglio tanto dolce all’odorato che vira in fecale.  
Tutto sommato ho resistito agilmente ai peggiori governi eletti senza il mio consenso, rumori di sottofondo che hanno influito sull’esistenza reale il cinque per cento, talvolta nei giorni di scirocco l’otto per cento, eccezionalmente il dieci. Media, politici di professione e capipopolo, dicono che i governi valgono di più ma non è vero.

Lunedì, 25 Febbraio 2013 17:20

Tsunami clericale

Beppe Grillo nei suoi comizi elettorali incitava i presenti: «Facciamo sentire 'boom' a Napolitano!» e la massa dei fedeli rispondeva in coro: «‘Boom’!». Nulla di inedito. Il ‘Salmo responsoriale’ della santa Messa, quello che da sempre fa parte della sacra liturgia cattolica, funziona proprio così: il sacerdote intona l’antifona e l’assemblea dei fedeli risponde col ritornello. Nelle Messe festive è preferibile recitarlo nella forma cantata, nella parodia dei riti di piazza anche urlata. Più le piazze si riempivano e più la semantica di Grillo virava in direzione mitica, biblica, apocalittica e i comizi si trasformavano in prediche: «Invece di un movimento siamo diventati una comunità» e nel blog del moVimento veniva narrata la sua epica nascita e gloria: «Cercavamo una porta per uscire. Eravamo prigionieri del buio. Pensavamo di non farcela. Ci avevano detto che le finestre e le porte erano murate. Che non esisteva un’uscita. Poi abbiamo sentito un flusso di parole e di pensieri che veniva da chissà dove […] erano parole di pace, ma allo stesso tempo parole guerriere. Le abbiamo usate come torce nel buio e ora siamo fuori, siamo usciti nella luce…»

Dio non è citato eppure incombe, con gergo sacrale è evocato un immaginario sociale scisso in due categorie inconciliabili: da una parte antichi faraoni miscredenti e crudeli, dall’altra la novella comunità degli eletti immacolati che sconfigge i tiranni approdando all’agognata terra promessa. Lì la folla dei prescelti da un Dio ignoto gioisce per l’eroica vittoria e si commuove per l’avvenuta redenzione. L’omologazione imperversa, rari i sostenitori critici all’interno del moVimento: l’impostazione gerarchica e la suggestione di gruppo tende a annichilire ogni disappunto così, nell’esaltazione unitaria, mentre gli eletti si scambiano vicendevolmente affetto fuori da quella appartenenza scorgono sagome di nemici: «Per voi è finita. Inizia una nuova era. Arrendetevi».

I noti punti di criticità del M5S: incompletezza del programma; inesperienza degli eletti; rifiuto alle partecipazioni televisive; sospetto di apertura alla destra estrema, appaiono agilmente risolvibili rispetto al problema di una comunità tenuta insieme dall’autocrazia del fondatore. Un autoritarismo di una qualità precisa: tralignamento dal civismo al parareligioso con approccio veterotestamentario in stile americano che solo un comico valoroso poteva implementare, un mix di Savonarola e dei Blues Brothers che tirano dritto indifferenti al confronto dialettico col diverso da sé, sia dentro che fuori la comunità; esagerazione e semplicismo nell’annunciare al mondo una presupposta verità assoluta, perfetta, messianica, invincibile, nello stile più simile a quella di un predicatore pentecostale americano che a quella di un duce nostrano. Comunità di eletti in missione per conto di un qualche Dio, paladini della sua indiscutibile verità. Quale? Come? Perché? Pochi dal MoVimento rispondono nel merito, non ne avvertono la necessità: difficile incontrare chi opera per un confronto democratico propositivo e dialettico, basta e avanza l’appartenenza nella conformazione alle direttive del fondatore.

Quando in una comunità il pensiero del singolo tende a diventare evanescente fagocitato nell’anima di gruppo e mistiche comunitarie vengono confuse con prassi politiche non ne è mai uscito nulla di buono. Anche questa volta il bislacco connubio presenterà il conto: il processo democratico sarà più complicato a livello nazionale e ancor prima all’interno del moVimento stesso. Eppure, forse per ataviche nostalgie di appartenenza a qualche chiesa, forse per superficialità, sicuramente per eccessiva afflizione e una impulsiva motivatissima disaffezione ai partiti tradizionali, milioni di italiani hanno perso lucidità e avallato puerili consolazioni. Sarà per la prossima volta. Vista la situazione presumibilmente a breve.

Martedì, 19 Febbraio 2013 12:41

Il Sorpasso

Pochi giorni al voto e il sangue si ghiaccia alla notizia che B. potrebbe, a suo dire, ancora vincere. I sondaggi elettorali sono vietati ma i partiti li conoscono e lui garantisce che ha sorpassato tutti quanti. Vero? Falso? Dicono sia falso eppure, solo al pensiero, un malessere di una qualità precisa pervade chi non ce la fa più di lui: blocco del diaframma; bocca irrigidita dalla quale escono imprecazioni; alterazione dei movimenti peristaltici intestinali.

Vero o falso lo voteranno ancora e in tanti. Ma Chi? E perché? Complicato - per quelli che non lo reggono - incontrare a distanza ravvicinata un suo sostenitore per saperlo. Nessuno degli amici e dei conoscenti stretti lo vota e anche i parenti non ne possono più. Per sciogliere l’enigma antropologico non rimane che incontrarli tra i colleghi di lavoro, tra i clienti o i fornitori, se fortunati è possibile ritrovarseli come vicini di posto sull’aereo e anche sul treno, talvolta nella sala d’attesa del dentista. E’ possibile che si vergognino a manifestarsi però, se si attacca discorso nel modo giusto, prima o poi cedono. L’ho fatto. Ecco i risultati:

C’è la categoria dei mandrilli che lo appoggiano perché preferiscono una applicazione disinvolta delle regole sociali, specialmente di quelle fiscali. Qua e là lo sostiene qualche cattolico integralista, ma la maggior parte lo voteranno perché B. gli piace, piace tanto a prescindere, piace perché è lui. Qualcuno riesce anche ad esprimere “ragionate” motivazioni dell’appoggio incondizionato: «E’ ricco lui e farà ricco anche a me». Se gli si fa notare che ha governato da tempo e mica tanto bene tirano dritto: «Lui è bravo, sono i suoi collaboratori che sono incapaci.» Più si tenta di dialogare contestando nel merito e più diventano diffidenti con l’interlocutore e acritici nei confronti del loro amato. Devozione assoluta. Indifferenti al pensare testimoniano l’impossibilità per la ragione di pervenire al vero senza ricorso alla fede. Indagine antropologica conclusa. Orientamento filosofico-teologico dell’elettore di B. finalmente noto: fideismo. Permane il blocco del diaframma; bocca irrigidita che vomita imprecazioni. Alterazione dei movimenti intestinali in peggioramento. Colica.

Mercoledì, 13 Febbraio 2013 19:10

Paradisi & Fogne

Lo stesso giorno che la Procura di Milano chiude le indagini sulla sanitopoli lombarda, accusando il governatore uscente Roberto Formigoni di associazione per delinquere con altre 16 persone molte delle quali vicine a Comunione e Liberazione, il cardinale arcivescovo di Milano Angelo Scola, nell’omelia dell’anniversario del Riconoscimento Pontificio di Comunione e Liberazione, ricorda il «pensiero sorgivo» di Mons. Giussani - fondatore di CL - e invita i presenti a testimoniare il carisma ciellino dell’incarnazione cristiana «dentro le situazioni vocazionali quotidiane quali la scuola, il lavoro, i quartieri, la società, l’economia, la politica». Testimonianza di «largo respiro» che documenti «la bellezza della fede.»

Lo scostamento tra le gravissime accuse dei magistrati inquirenti su un pezzo importante di CL – due degli indagati appartengono al gruppo monastico dei Memores domini, quintessenza di CL -  e le parole del Cardinale appare imbarazzante nella sua enormità. Come è possibile che tale cristiana testimonianza di bellezza sociale si possa declinare, nel caso di specie, in una potenziale associazione per delinquere? Macroscopico errore degli inquirenti? Indagati ciellini traditori di alti ideali perché schegge impazzite? L’alta probabilità di rinvio a giudizio per tutti gli indagati aiuterà a fare chiarezza a beneficio della stragrande maggioranza degli appartenenti a CL che, estranei a associazioni a delinquere, si vedono impegnati a testimoniare la «bellezza della fede» nel sociale come invita l' Arcivescovo di Milano.

Riteniamo che per meglio comprendere e ridimensionare l’enormità dello scostamento tra le ipotesi accusatorie dei giudici e quelle ieratiche del Cardinale occorra prendere distanza dal codice penale per analizzare la concezione ecclesiologica di CL, specialmente dei Memores, in quanto non esente da rischi potenzialmente capaci di far incontrare paradisi d’intenti con fogne reali: don Giussani definiva la comunione tra Memores con l’affermazione: «Io sono Tu che mi fai», con quel “Tu” intendeva Dio e nel contempo, riferendosi al mistero dell’incarnazione cristiana, ogni confratello aderente al gruppo. In questa concezione il nome di ogni memor è ritenuto sacramentalmente unificato all’origine con quelli degli aderenti gruppo. Comunità giudicata dagli appartenenti segno sacramentale di Dio stesso e “ontologicamente” costitutiva (farebbe essere, esistere) l’“Io” di ogni singolo componente. Nella concezione interna dei Memores ogni nome è, dunque, fuso nel gruppo; un “Noi” corporazione mistica, coincidente la presenza di Dio nella storia e strutturante alla radice ogni partecipante al gruppo.

All'interno di questa esaltazione unitaria oltre la carne e il sangue, con vincoli di riservatezza e di fiducia molto più stretti di quelli di una famiglia, la gestione dei beni obbedisce - indifferente alle norme del diritto privato - a regole proprie: ogni singolo aderente nel professare promessa di povertà al gruppo rinuncia ad ogni possesso personale offrendolo alla corporazione ma, dato che la comunità dei Memores è composta dall'insieme indivisibile dei partecipanti stessi, di fatto ogni aderente (pur non possedendo personalmente nulla) usufruisce dei beni di tutti gli altri, nella forma e misura dettate dal Direttivo responsabile del gruppo nei confronti del quale ogni memor deve assoluta obbedienza. In concreto a quel "Noi" ogni singolo partecipante dà tutto e prende tutto: ciascun patrimonio personale è donato a tutti e l'intero patrimonio del gruppo viene dato ad ognuno, così all'interno dell'associazione - pur usufruendo appieno del patrimonio collettivo - ogni singolo partecipante non possiede personalmente nulla come esige il voto di povertà, condizione inderogabile per l’ammissione alla corporazione. Riguardo la povertà la descrizione ufficiale dei Memores afferma: «Distacco da un possesso individuale del denaro e delle cose.» Non dall’utilizzo personale nel possesso di gruppo.

In questa concezione autoreferenziale il confine d’imputabilità di ogni memor in relazione al patrimonio dei Memores (e viceversa) diviene nebuloso: i nomi e cognomi personali si confondono, commutano tra loro, si mischiano, si  interpongono vicendevolmente, si unificano indistinti nell’idea di quel “Noi”, “Ente” umano ritenuto dagli aderenti sovrumano e divino che tutto ricompone, ingloba, copre, giustifica, salva. Una concezione unitaria che conduce a con-fusione riguardo i patrimoni dei singoli fra loro, nella corporazione e nella società, dove la povertà intesa come rinuncia al possesso personale ma non all'utilizzo dei beni potrebbe favorire meccanismi ambigui e derive tribali nella gestione, possesso ed uso, del patrimonio personale e associativo, e all’interno del gruppo, e con il mondo esterno. Don Giussani indicava di far proprie le ragioni dell’autorità dei Memores da cui l'informazione di fondo doveva essere individuata, accolta e consapevolmente ri-eseguita. Per obbedire quindi non basta l’accondiscendenza, l’accettazione e neppure l’identificazione con il superiore, ma si esige interiorizzazione: l’appropriarsi dei contenuti, dei giudizi e delle opinioni dell’autorità per farle diventare intimamente proprie sentendone il valore. In questa concezione la morale personale coincide con la sequela all’autorità del gruppo, con l’obbedienza al diretto superiore invece che alla propria coscienza.
La cronaca giudiziaria di questi giorni con esponenti di Comunione e Liberazione e di Memores indagati in vicende giudiziarie avvalora, di fatto, i rischi di tale concezione ecclesiologica che esautora il soggetto dal pensare fagocitandolo, indifferente al codice penale, al gruppo di appartenenza e alle sue regole autoreferenziali.

Lunedì, 11 Febbraio 2013 18:58

Habemus Papam!

Nanni Moretti nel suo “Habemus Papam!” aveva visto bene. I fedeli dopo l’elezione vorrebbero vederlo o almeno conoscerne il nome, ma il nuovo Papa non ha il coraggio di condurre un miliardo di cristiani e si nasconde; il coraggio se uno non ce l'ha mica se lo può dare, diceva don Abbondio. Il Papa è stato eletto ma non c’è, la folla dei fedeli radunata in piazza San Pietro scruta la loggia centrale: tende rosse su un fondo nero vuoto, un po’ Zen e musulmano insieme. Dio o qualcosa che gli assomiglia forse è ancora lì sul balcone, ma senza un uomo che lo rappresenti si insinuano nei fedeli interrogativi conturbanti. Senza una istituzione che raffiguri Dio nella storia la fede si confonde, i fedeli mugugnano delusi, l’ansia diventa angoscia, nulla ha più un senso; l'ansia nel film è  evocata rimane "fuori campo" eppure l'angoscia dei fedeli incombe come un macigno. Uomo insieme agli uomini il Papa vaga per la città, percorre il lungotevere dentro un autobus mischiato ai pendolari, incontra persone reali, normali, spontanee, sane. Appare più potente il Papa anonimo di quello istituzionale, lontano da valzer teologici e senza ermellino da macchietta diventa Uomo. I fedeli avrebbero potuto lasciarlo in pace, libero di girovagare per la città, un Cardinale avrebbe potuto affacciarsi al balcone di San Pietro per annunciare ai fedeli: “Il Papa non vuole fare il Papa. Il Papa non c’è più e non ne facciamo un altro, se proprio ci tenete a seguire Cristo fatelo da soli”. Troppo audace invitare il popolo di Dio ad un fai da te metafisico, meglio che il Papa ritorni al suo ruolo e dica per conto di Dio parole chiare, distinte e inequivocabili, opportuno che il Papa torni rapido al suo posto così che il fondo nero e vuoto del balcone sia colmato da un Dio presente con la faccia di quell'uomo che i Cardinali hanno eletto Papa. Così vogliono i fedeli, seguire Cristo in presa diretta è per loro faccenda complicata, insidiosa, più rassicurante essere guidati da una istituzione esterna, altra. Meglio la consolazione alla verità.

Nella rinuncia a continuare Ratzinger, quello vero, ha manifestato pensiero autonomo in azione. Preciso. Libero. Laico. Pensiero che non deve dar conto a chicchessia. Nel suo abdicare si è mostrato sovrano. I senatori a vita della Repubblica da oggi appaiono vecchi e un po’ malati nella loro fissità. Ha terminato iniziando. Bravo. Adesso non ne facciano più. Tutti Papa come lui. A ognuno la propria Cattedra universale. Tutto il potere al singolo. I did it my way. Motu proprio per tutti.

Sabato, 09 Febbraio 2013 18:22

storia della scrittura

e uno...

 

e due...

 

e tre!

FINE

Mercoledì, 06 Febbraio 2013 09:33

Asphodelus

«L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio».
(Italo Calvino, Le città invisibili, 1972)

Diego Fusaro commentando il suo libro “Minima mercatalia. Filosofia e capitalismo” da nome e cognome all’inferno sociale denunciato da Calvino:
«… in quest’ottica, si spiegano peraltro fenomeni interessantissimi come l’abolizione del pensiero dialettico, la rimozione completa, fino all’89 – dicevo - che è la data decisiva, insieme al ’68; perché con l’89, col crollo del muro di Berlino, è come se sotto le macerie fosse rimasta la pensabilità stessa dell’ ‘essere altrimenti’. Il capitalismo si assolutizza, diventa come l’aria che respiriamo, neutralizza il pensiero stesso di un’altra possibilità. Io nel libro uso una formula spinoziana, capitalismus sive natura, il capitalismo diventa la natura in cui viviamo, al tal punto che non si parla nemmeno più di capitalismo. Se si parla di capitalismo, già lo si identifica e se ne mette in discussione la pretesa con cui si autocontrabbanda il capitalismo, cioè quella di essere assoluto, intrascendibile, un destino. Il capitalismo non dice mai di essere ‘il miglior mondo possibile’, dice però di essere fatalmente ‘il solo mondo possibile’, squalificando le alternative, la possibilità di essere altrimenti.»

Chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno? Chi merita durata e spazio?
C’è gente ammalata o in prigione che non si preoccupa perchè sta in piedi sulle proprie gambe indifferente alle ultime dichiarazioni dei politici, chi li ascolta più del necessario si ritrova a frignare. Urge disintossicazione. Ieri vicino al Mirto ho piantato un Asphodelus e oggi lo annaffierò allargando il getto in una specie di pioggia leggera. Tutto il potere al singolo! 

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