BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Bruno Vergani

Bruno Vergani

Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.

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Venerdì, 11 Marzo 2016 11:53

In principio

C’è il pensiero reattivo stimolato dal pensiero altrui che è il più facile da iniziare, c’è il pensiero che scaturisce da contingenze indagate e interpretate, c’è anche il pensiero esperienziale autobiografico e poi c’è quello originale che chissà da dove irrompe spontaneo. Dov'è la miniera che lo contiene latente?

Venerdì, 11 Marzo 2016 10:41

Adolescenza

Nel sogno di stanotte sono ripiombato adolescente, un brutto posto. Imprigionato nell’incantesimo di un’abnorme amplificazione distorta della realtà dove le donne erano dee indispensabili ma irraggiungibili. Un surriscaldamento della personale sensibilità dove la semplice amicizia diventava imperativa necessità vitale, al punto da mendicarla, mentre una vaga idea di Dio mal compensava l’esigenza vitale di voler esserci anch’io. Necessità assoluta dell’accettazione e stima dell’altro che oggi vedo teoria erronea, contraffazione della realtà, ma che lì sembrava tanto vera e potente da fagocitarmi.

Faccenda passata, faccenda diffusa seppur con differenti intensità individuali. La chiamano necessità d’amore, parola ambigua “amore” che oggi perlopiù non dico. Però che strano: i primi dieci anni dediti all’impantanarsi e i restanti per venirne fuori. In fin dei conti più comico che strano.

Giovedì, 10 Marzo 2016 11:25

Orbite

Tra il genio che si affranca da qualsiasi orbitare (muoversi nello spazio attorno a un altro corpo) così da proclamare l’inaudito e il prillare del pirla che gira su se stesso non c’è che un passo.

Giovedì, 10 Marzo 2016 09:37

Rigor Mortis

C’è qualcosa di sano nell’amalgamare lo spirito ai piedi e anche alle mani, come mi aveva fatto imparare a memoria -sciaguratamente in contesto cattolico pauperistico- la maestra alle elementari [1] e che oggi mi torna alla mente evocato dalla lettura di ieri sera [2].
Corrispondenza spirito-corpo che andrebbe universalizzata coinvolgendo in presa diretta -se fuori sincrono agita in presa sfasata è feticismo- spirito con duodeni, tibie, vulve e peni.
Detto tra noi il culto delle reliquie e la dottrina che lo giustifica non sono poi tanto sbagliati, il problema è che amalgamano in differita.

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1 Fammi vedere le mani, saprò io se ne sei degno. L'operaio fa vedere le sue mani dure di calli, han toccato tutta la vita ferro, fuoco, metalli. Sono vuote di ogni ricchezza, nere, stanche, pesanti. Dice il Signore: «Che bellezza, così sono le mani dei santi». (Renzo Pezzani)
2 «Lo spirito tedesco è un'indigestione, non arriva mai a fondo di nessuna cosa. Ma anche il regime inglese che confrontato col tedesco e col francese è una specie di «ritorno alla natura», cioè al cannibalismo, ripugna profondamente al mio istinto: mi sembra ch’esso dia allo spirito dei piedi pesanti, piedi da donna inglese...» Ecce Homo (Nietzsche)

Martedì, 08 Marzo 2016 09:55

L’albero

Le genealogie bibliche e quelle dei vangeli appaiono piuttosto forzate, ampollose e allegoriche; sfilze interminabili di nomi propri probabilmente elencati strumentalmente nell’intento di supportare, giustificare, armonizzare, artificialità di dottrine postume.

Eppure in quel singolare attardarsi nello stilare strani nomi in conseguente successione -pratica per nulla confinabile alla tradizione giudaico cristiana, bensì universale-  c’è qualcosa di cruciale insita nell’umana natura: per essere protagonisti occorre diretta e consapevole connessione a nuclei ancestrali originari, perché senza storia c’è individuo ma non c’è soggetto.

Venerdì, 04 Marzo 2016 09:01

Partire da lì

Dogma prevalentemente occidentale il voler corporalmente esserci e perdurare, sempre, comunque, a oltranza, resurrezione di corpi inclusa. Condizione d'esserci che invece a Oriente non di rado valutano iattura.

Mi sembra che le attuali problematiche etiche, sorte a seguito dei nuovi traguardi bio-tecno-medicali, esigano l’approfondimento critico dei due paradigmi nel reciproco confronto anche se qualcuno ha già fatto di più e anche di meglio: come non dare atto al naturalismo filosofico d'aver proposto e motivato un peculiare umanesimo finalmente affrancato dalle suesposte dismisure?

Martedì, 01 Marzo 2016 20:29

Accanimenti

Pur valutando qualità basilare l'umana abilità all'artificio e permanendo alla larga dal giudizio di valore per i casi di specie personali, osservo lineare affinità tra l'ostinato e smisurato contrapporsi all’epilogo di un’esistenza giunta al suo termine naturale (esaltazione della sacralità della vita) e l’accanirsi oltremisura nel volerne implementare una nuova, seppur sprovvisti dei presupposti fisiologici. Attinenza medicale, paradigmatica e inaspettatamente ideologica.

Sabato, 27 Febbraio 2016 09:40

Il mistico depresso

Di tanto in tanto incontravo un depresso che giustificava il suo stato tirando in ballo filosofie e mistiche orientali. Le interpretava a modo suo più o meno così: «Io non esisto, sono un agglomerato di cellule che rispondono a decreti biologici, un paciugo di ricordi, ma io non ci sono.» Aveva tanto insistito col suo rimedio esotico fino al punto di valutare la sua apatia virtuosa, così la depressione era diventata severa e pure cronica.

Quando gli riferivo passaggi del mio cercare, dei miei tentativi di analizzare la realtà, mi guardava altezzoso, buttava le labbra all’infuori, abbassava gli angoli della bocca e sputava un: «E allora?» correlato da spallucce. Mica aveva tutti i torti, quel mio provare era sovente confuso e goffo, ma il punto era un altro: vedeva in qualsiasi elaborazione e iniziativa un mero assemblaggio di fotocopie, come quando mescolando colori differenti creiamo migliaia di altri colori, ma in pratica quelle migliaia di colori possono essere riportate ai sette colori principali presenti in natura, a che pro, dunque, elaborare?

E’ morto ripetendo il suo mantra di “e allora?-spallucce”. Perché mai sarà nato e avrà vissuto uno così? Forse anche per insegnarmi che sarebbe preferibile spirare con un “mi scoccia perché ho ancora molto da fare”, o ancora meglio con un bel “tutto è compiuto”, invece di “e allora?-spallucce”, per ben vivere prima che per ben morire.

Giovedì, 25 Febbraio 2016 10:46

Retoricume

“Veglierà su di voi dall’alto” recita la retorica delle nostrane condoglianze. Forse hanno di meglio da fare che permanere ad oltranza insonni posizionati in fissa elevazione dal suolo per controllarci come fossimo dei rimbambiti. In fin dei conti meglio quella singolare spiegazione teologica, quella realtiva all'ascensione, quella un po’ bizzarra che interpreta il cielo non lassù, ma simbolo della struttura intima della materia che vede Gesù Cristo entrarci dentro per diventarne consistenza.

Ricordo che avevo sofferto per la morte di mio padre lo pensavo e mi mancava. Trascorso qualche mese avevo trovato le sue scarpe nel ripostiglio, quelle vissute, stivaletti marroni logori che usava per lavorare in campagna. Siccome dovevo sistemare il prato li avevo calzati. Nel tagliare l’erba pensavo a lui e nel guardarmi le scarpe avevo sentito la sua presenza dentro di me, più o meno nello stomaco. Percezione inequivocabile: era partner vivo in me. In quell’esperienza un po’ antropofaga il dolore si era sciolto. Inaspettatamente potenti le scarpe.

Mercoledì, 24 Febbraio 2016 13:12

Indirettamente proporzionale

Certe ostentazioni della propria persona di basso profilo pubblicate senza segreti e un minimo di ritegno nei social network, sono forse originate da una singolare, controproducente, dinamica compensativa:

più decresce il coraggioso lavoro d’analisi del recondito soggettivo -capace di raggiungere aree appartate di sé così da individuare e ordinare quanto lì nascosto- più cresce la compulsiva necessità d’esibizione personale.

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