BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Bruno Vergani

Bruno Vergani

Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.

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Venerdì, 27 Maggio 2016 11:12

Pippa nichilistica?

Un tempo mi piacevano gli esponenti del nichilismo estremo, quello tosto, tosto, tosto, contiguo a una certa mistica orientale, oggi li vedo discutibili e anche un po’ narcisi per due ordini di ragioni:

per il loro implementare un presupposto e artificioso “Ente Nulla” in realtà inesistente e ammesso ma non concesso esistente per nulla vuoto, in quanto perlomeno ricolmo di Io-Altro-Natura. Astrazione che per essere mantenuta necessita di continua aspirazione a oltranza di tutto l’esistente (che fatica!) per realizzare un sistematico indiscriminato annichilimento. Artificiale sottovuoto spinto poi imbottito, di solito, dal loro dolore che giudicano, quello sì, esistente e reale;

se hai freddo ti metti addosso una coperta, se hai fame mangi e se non hai coperta e cibo provi almeno a cercarli invece di crogiolarti nel freddo e fame, ma se giudichi irrimediabile «l’inconveniente d’esser nato» (Cioran) e invece di accopparti rapido consideri che «La terra si volge dal giorno verso la notte; l’individuo muore; ma il sole arde senza interruzione in eterno meriggio» (Schopenhauer) e che, dunque, siccome il personale cessare sarebbe in ogni caso parziale e limitato, inabile nell'interrompere il grande funzionamento, invece di appartenervici (Naturalismo) o cantarlo (Leopardi) così da affrancarlo dal non senso, non rimane che permanere vegeti imbronciati per non essere il Padreterno muovendosi egolatrici (con sterminate "egoteologie") e appartati per intrattenersi in una lamentosa antropocentrica pippa.

Giovedì, 26 Maggio 2016 14:38

Babele psichica

Non sempre le frasi realizzano, di per sé, quanto dichiarano (enunciato illocutivo), dipende da come interpretiamo, e gli altri interpretano - senso, valore, significato - le singole parole interconnesse; “connettere” come pensare e nel contempo correlare.

Consideriamo la parola “potere”, a cosa pensiamo nell’enunciarla o nell'ascoltarla? Potrebbe significare dominio del quale siamo vittime - perlopiù è interpretata così - o, all’opposto, “potere” come libera possibilità di emancipazione e soddisfazione attuata dalla personale potenza, così anche per "soggetto" che può intentersi assoggettato o viceversa sovrano.

Dopotutto redenzione è significare e dire puntualmente le parole, corretto vocabolario che considera tutte le accezioni senza equivocarle apprendendone e magari implementandone di nuove così da optare, via, via, per quelle corrette. Tutto sommato è possibile anche definirle sane invece che corrette perché opzioni di accezioni psichiche oltre che linguistiche. 

Lunedì, 23 Maggio 2016 18:29

A gamba tesa

Possibile inesperti in materia cimentarsi nella lettura o nell’ascolto di testo o discorso specialistico e avanzato?


Per le scienze dure possibile ma davvero poco utile, per tutto il resto nulla è precluso nell’andarci dentro di brutto a modo nostro così da captare stimoli proficui alla personale elaborazione o a cogliere uno stilema capace di rivoluzionarci, beninteso vigili nel considerare la possibilità che l’autore intenda esprimere tutt’altro - non necessariamente di meglio di quello che, grazie a lui, operiamo noi.

Lunedì, 23 Maggio 2016 17:38

Aridatece er Franti?

Stimolato dalle considerazione di un arguto amico mi domando:
come reagirebbero quelli che, dentro una certa tradizione devozionale, contemplano l’adorabilissmo Gesù Bambino splendore eterno del divin Padre deh! deh! deh! nel caso si ritrovassero quello storico tra capo e collo invece di quello idealizzato che alberga nella loro immaginazione? Non dico che lo abbiano per figlio[1], per allarmarli forse basterebbe che il pargolo Gesù di Nazareh, quello reale, si aggirasse nel loro quartiere.

Scostamento tra immagine romantica e realtà che mica vale soltanto per la devozione al bambin Gesù, consideriamo il Nietzsche pargolo ol Pessoa che ritornano nel presente figli di contemporanei accademici osservanti o di letterati dabbene. Li riconoscerebbero e onorerebbero all’istante o, nascondendoli al mondo, invocherebbero l’intervento di esperti nei disturbi di personalità? 

P.S. Quello della foto non è Franti del libro Cuore ma Proust tredicenne.

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1 "Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. […] Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo».  Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero le sue parole." (Luca 2,46-50)

Sabato, 21 Maggio 2016 11:27

“Caneda de veder”

Nel profondo Nord “caneda de veder” (cannetta di vetro) sono i fannulloni con la colonna vertebrale di cristallo che non possono piegare la schiena sennò si spezza, così ieri per onorare il brianzolo imprinting ho comprato la motosega per potarmi gli ulivi in diretta e poi la sera leggermi un qualche filosofo. Non male considerare tutt’uno il lavoro manuale e quello intellettuale, eppure constato che comprendere un concetto o edificare una frase precisa può risultare più faticoso dello zappare un terreno pietroso in pieno sole.

Evidentemente da rifiutare l’offensivo caneda de veder se esaltazione del fisico fare contrapposto al pensare, così da innalzare nell’empireo sudati scaricatori di porto sbattendo negli inferi gli intellettuali, viceversa se riferito al lavoro di pensiero sta in piedi e pure bene. Tanti i malriusciti perché caneda de veder dell’intelletto che poco imparano e poco pensano. Ascoltare una parola sconosciuta e non correre a scoprirla è un po’ come non accendere la lampadina del cesso nottetempo e acquisire imput mediatici senza elaborarli è peggio di non tirare l’acqua.

Giovedì, 19 Maggio 2016 13:29

Epilogo & Ecoappartenenza

Mi piacerebbe così:

«Un po’ di alcaloidi dell’oppio per lenire i dolori?»
«Si. Grazie.»

Per poi riposare senza l’assillo di permanere autore del pezzo, stravaccato sul puntuale operare dell’Altro:
 «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa.» Marco 4,26-27.

Giovedì, 19 Maggio 2016 07:55

Salutismo

Maniacale attenzione ad oltranza al prolungamento efficiente di sé. Per fare cosa?

« Non quello che entra nella bocca contamina l'uomo; ma è quello che esce dalla bocca, che contamina l'uomo!» Matteo 15,11.

Martedì, 17 Maggio 2016 11:33

Guru nostrano

Invita al silenzio poi tace e se parla allude non definisce, inzuppa il suo dire nel simbolico, nel mistico, nell’occulto.

Con semantica indiretta indica l’oltre e più svela più copre, parla di indicibile ed anche di energia ma non dice di quanti kilowatt.

Addita il Mistero e ci gira attorno, sempiterno pirlare; gira, gira, gira e non arriva, eppure i suoi adepti sono convinti che in qualche luogo supremo sia realmente arrivato e loro no.

Giovedì, 12 Maggio 2016 11:08

Tragiche trasposizioni

Quale il motivo che porta taluni a inchiodarsi nel fortino della propria persona, o del gruppo di appartenenza, percependosi minacciati dal mondo intero? Da don Giussani che valutava “nulla”[1] oppure “illusione e sterco”[2] tutto ciò che non coincideva con la sua interpretazione di Cristo e della Chiesa cattolica, ad un certo Islam, al neorazzismo di provincia, a chi scorge fuori da sé sempre e solo minacce, sovente occulte (complottismo).
Per la psicoterapeuta e teologa Hanna Wolff tale alienazione per il supposto assedio dell’Altro è causato da precise dinamiche proiettive:
«Tutta la svalutazione che colpisce il non-prossimo, lo degrada e lo esclude dalla comunità umana, […] in verità è, una tragica trasposizione, su scala gigantesca, delle proprie inferiorità.»[3]

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1 «Amici miei, che compito, che responsabilità! Perché gli altri nel mondo dipendono dalla nostra vita.» (Vita di don Giussani, Alberto Savorana, p. 728).
2 «La gioia più grande della vita dell’uomo è quella di sentire Gesù Cristo vivo e palpitante nelle carni del proprio pensiero e del proprio cuore. Il resto è veloce illusione o sterco». (ibid. p. 51).
3 Gesù psicoterapeuta, p. 146.

Mercoledì, 11 Maggio 2016 09:31

Senza rete

Alla platea non lo so, ma all’oratore danno di più tre minuti di dire impreciso, goffo, timido, nell’onesto tentativo d’indagare universalmente la realtà, che decenni di eloquio nel suo ruolo di specialista che disinvolto ripete e trasmette settoriali competenze acquisite.

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