BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Martedì, 13 Agosto 2013 08:54

neologismo

Idiomorfo minerale in cristalli aventi regolari contorni poligonali.

Iddiomorfo divinità inorganica delle alte sfere, assoluta, immodificabile, pura. Inesistente in natura alberga, in differente grado, in qualche concezione filosofica e in numerose religioni. Vanta miliardi di devoti. Tra i più noti oppositori Gesù di Nazareth.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Domenica, 11 Agosto 2013 08:11

Benzina, Diesel, GPL, Vino.

Quanti chilometri fai con un litro? Oltre all'automobile potrebbe risultare utile conoscere il consumo di vino necessario al buon funzionamento di una festa. Calcoli empirici riferiscono che:

per quella goliardica servono litri 0,72 a 13,5 gradi pro capite di carburante dozzinale;

Il ritrovo di artisti necessita, a invitato, litri 1,2/Ora di differenti gradazioni, bianco, rosso e rosato;

la festa intellettuale litri 0,48 di buona qualità a 13 gradi, per ogni testa. Medesime quantità di Primitivo di Manduria a 15 gradi favoriscono la performance della durata dell’eloquio ma a scapito del suo valore.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Venerdì, 09 Agosto 2013 08:50

Apologia della puzza

Supermercato, banco delle verdure, pieno agosto. Nell'incrociare la signora obesa una vampata putrida si era mischiata all'odore di percoche. Lì, un misterioso suggeritore interno mi ha detto:

Accetta l'organico amico, tollera i suoi incidenti. Solo il melanconico realizzato odora di niente, di quarzo e silice.
Prima di diventare sabbia era stato, per lungo periodo, ameba. Condizione che giudicava di semiperfezione: anche i protozoi, pur unicellulari, cambiano forma e nel loro essere parassiti si relazionano, a modo loro, all’Altro. Troppo poco l’organico, troppo impuro, lui eterno e imperituro voleva gloria compiuta nell’essere pietra.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi

Non vuole essere curato, evita di curare, sa che è compito impossibile.

Non si conforma; non vuole essere formato e non vuole formare, se ne impipa di attestati e si sente offeso da titoli.

Quando fa sul serio lascia da parte l’erudizione: riesce a creare solo separandosi da qualsiasi sapere. Se per incidente incontra ambienti dove gli propongono ‘professionalità’, ‘specializzazioni’ e ‘corsi avanzati’ sente forte il rischio di esautorazione dal suo nucleo vitale-creativo e, un po’ isterico, si agita scomposto, poi fuggirà lontano.

Beato il maestro che non lo farà scappare.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Sabato, 03 Agosto 2013 11:43

Ho sposato. Ho detto.

Ieri ho sposato e nella celebrazione del matrimonio civile ho detto lo stralcio autobiografico che segue. Nel proferirlo in ambito istituzionale - e non teatrale come d’uso - ho fatto esperienza di tangibile laicità.

IO, IL NULLA, IDDIO: PARTITA A TRE

Ricordo bene. Quando buttato nel mondo, orfano ero sceso nella voragine, giù fino al lago di dolore per contemplare i relitti che galleggiavano nel silenzio. Nessun uomo. Nessun animale. Là, immobile, era il mio posto.
Solo un Dio poteva salvarmi e l’avevo chiamato. L’angoscia si era trasformata in stupore… Immobile prima. Immobile dopo. Di pietra prima di pietra dopo.

Nulla & Dio, cari figli gemelli, intrattenetevi ancora nella vostra partita, io non gioco più, ho un appuntamento: l’amico mi aspetta per mangiare un pezzo di pecora e cipolla selvatica davanti a un fuoco.

Lì, indifferente all’immenso non vacillo.
Lì, mi piace sentire la pioggia che cade per dissetare le bestie dei campi e gli asini selvatici.
Lì, con occhi di carne vedo gli uccelli del cielo e per terra erbe rare e la vite che trasformo in vino per allietarmi il cuore.
Lì, sui cipressi la cicogna ha la sua casa; le alte montagne per le capre selvatiche, le rocce rifugio dei rapaci, mentre la luna segna il tempo e il sole sa l'ora del tramonto.
Lì, la notte latrano le bestie nella foresta, ruggiscono i leoni in cerca di preda e quando sorge il sole si ritirano nelle loro tane.
Lì, il mare spazioso e vasto e rettili e pesci senza numero, animali piccoli e grandi.
Lì, Uomo, esco per il mio lavoro. Per la piacevole fatica di rinnovare la terra tocco il mondo per darlo in eredità.

 

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Domenica, 28 Luglio 2013 10:19

Il puntino

L'universo non informa chicchessia di essere immenso e neppure di contenere al suo interno infinitesimali particelle, sono - proprio e solo - io che mi invento di essere un puntino.

Il mio gatto, scevro dall’inutile ideazione, non si preoccupa. Nell’osservarlo con attenzione sembra sapere che tutto esiste grazie a lui.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Martedì, 23 Luglio 2013 10:48

Selvaggio ma non incolto (bis)

Nel precedente post «Selvaggio ma non incolto» consideravo che senza iniziativa di umano pensiero i giardini, e non solo, non sempre migliorano per processo spontaneo, ma possono degradare all’apatico e anche al brutto. Massimo Angelini, a commento, invitava all’onorare il «misterioso e delicatissimo equilibrio che mette d'accordo il lasciare fare e il fare cultura senza scivolare nell'artificio, in vezzi autistici o nella sciatteria dell'abbandono. Così per il giardino, e così per i figli, i libri, il culto.»

Seguono tre immagini di esempi ambientali, agilmente espandibili a tutto il resto:

 


Artefatto sciatto.

Annoto che hanno “lavorato” per realizzarlo. Sovente è meglio l’incolta natura, anche se talvolta apatica, all’iniziativa di certi umani pensieri.

 

 


Artefatto vezzoso autistico.

Caso opposto: invece di abbandonare i pneumatici li hanno riciclati. Evidentemente meglio questo artefatto implementato da “bravi ragazzi” rispetto alla sciagurata sciattura della prima immagine, eppure qualcosa non torna: questa “bellezza” prefabbricata appare dozzinale e, a ben vedere, anche un po’ violenta: l’eccesso di sistematizzazione esige conformazione.

Artefatto equilibrato.

Questo giardino all’inglese non sarà espressione realizzata del «misterioso e delicatissimo equilibrio» dell’accordo cultura/natura, però è qualcosa che gli assomiglia.

Pubblicato in Filosofia di strada
Mercoledì, 17 Luglio 2013 10:58

Metarfosi di Ovidio & Upaniṣad

Musica e letteratura in un riadattamento delle Metarfosi di Ovidio che si fondono alle Upaniṣad per creare una trama costantemente assorbita nella musica del pianoforte.
Govinda Gari e Amos Vergani celebreranno questo singolare connubio, tra composizione musicale istantanea e letteratura antica.

Il tema principale è la nascita del mondo che si configura come un eterno divenire, la lotta degli elementi e delle passioni si svolge dietro uno sfondo che trasmette la consapevolezza millenaria dei Veda.

Pianoforte: Govinda Gari
Voce narrante: Amos Vergani
21 luglio ore 21, Ashram di Babaji a Cisternino

Pubblicato in Sacro&Profano
Mercoledì, 17 Luglio 2013 08:56

Protagonista assoluto

Pur piacendomi la compagnia presupponevo che, almeno in un caso, sarebbe meglio la solitudine per, come un gatto, morire solo invece che “accompagnato”. A maggior ragione se i presenti avranno concetti di "buona" o di "bella" morte differenti dai miei.

Dopo aver letto la “soggettiva” di trapasso di Lev Tolstoj ne «La morte di Ivan Il'ič» considero, invece, che il “pubblico” - presente o assente, di una particolare tipologia o di un’altra opposta - sarà comunque irrilevante e farò, One man show, in ogni caso bene:


«E all'improvviso ciò che lo tormentava e che non tornava, – tutto all'improvviso cominciò a tornare, da un lato, da due, da dieci, da tutti i lati. Ho pietà di loro, bisogna non farli soffrire. Liberarli e liberare me stesso da queste sofferenze. «Come torna bene e come è facile, – pensò. – E il male? – si chiese. – Dov'è andato? Ebbene, dove sei, male?».
Stette attento.
«Sì, eccolo. E con questo? Dolga pure».
«E la morte? Dov'è?».
Cercò la sua solita paura della morte e non la trovò. Dov'è? Ma che morte? Non c'era più paura perché non c'era più morte.
Invece della morte, la luce.
– Dunque è così! – disse d'un tratto ad alta voce. – Che gioia!
Tutto questo non fu che un attimo per lui, ma il senso di quell'attimo ormai non poteva più mutare. Per i presenti la sua agonia durò ancora due ore. Qualcosa gorgogliava nel suo petto; il suo corpo macerato si scuoteva. Poi il gorgòglio e il rantolo si fecero sempre più rari.
– È finito! – disse qualcuno.
Egli udì questa parola e se la ripeté nell'anima. «Finita la morte, – si disse. – Non c'è più, la morte».
Trasse il fiato, si fermò a mezzo, s'irrigidì e morì.»

Pubblicato in Filosofia di strada
Sabato, 13 Luglio 2013 16:45

La fine del mondo

Nel leggere di disastri incombenti nei social network, o nell’ascoltare chi non parla d’altro, annoto nella fantasy un fondo di realtà e verità.

La catastrofe imminente c’è per davvero ma non riguarda il mondo, incombe invece tangibile nella condizione personale del catastrofista che nell’universalizzarla la allontana da sé così da anestetizzarla un po’.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi

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