BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Bruno Vergani

Bruno Vergani

Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.

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Mercoledì, 24 Settembre 2014 17:58

Zuppa di miso

La incrocio sul marciapiede, sembra ringiovanita. Era un po’ che non vedevo la bella signora svizzera, quella che da San Gallo si era trasferita in Puglia, quella fissata col marito per la macrobiotica e la biodinamica. Coppia che si nutriva a brodaglie, quelli del carboidrato si ma la proteina no, del mangia così e mangia cosà, del respira così e respira cosà.
Ci fermiamo, mi informa col suo accento tedesco della recente malattia del marito: sarcoma sinoviale, gamba destra amputata sopra al ginocchio.

Penso: «Le malattie succedono a chicchessia, ma per onorare teorie bislacche avete passato decenni quaresimali. A che pro?».

 

Mi guarda come se mi avesse letto il pensiero, fa una pausa prolungata e sentenzia:
«Ora voglio solo godere!»
Bel programma. Anch’io.

Mercoledì, 24 Settembre 2014 16:53

L’impantanato

Seduto sul cesso repentino gli si era attivato un remoto ricordo: aveva, più o meno, due anni e nell’osservare il fuoco di una stufa percepiva di esistere. Fuoco d’essere sorto spontaneo non sapeva da dove, non conosceva il perché, non sapeva come. Immenso senso di essere che, trascorsi decenni, sentiva ancora lì, immutato. Teorizzava che tale sensazione era l’unico capitale che aveva e nel contempo l'unico problema.

Intanto, indifferente a essere e divenire, la peristalsi del colon gli accadeva perfetta. Osservando da quella parte avrebbe forse trovato la porta del labirinto così da sciogliere il dilemma, ma lui pensava in grande, lui guardava oltre. Lontano, all’insù.

Lunedì, 22 Settembre 2014 11:40

Paul Valéry. Quaderni, III

Nel metodo la fenomenologia di Paul Valéry (1871-1945), assomiglia al tassello per testare l’anguria: non importa il punto di taglio ma la profondità e la precisione della penetrazione. Un fluttuante assalto al fenomeno da differenti e numerose angolazioni che toccato l’oggetto diventa istantaneo, radiografico, preciso, analizzare.

In questo terzo volume dei Quaderni, Valéry osservando corpo, memoria e umana sensibilità, implementa - autorizzandosi da sé (citatologia praticamente assente) - una inedita psicologia.

Libro, nonostante la disposizione in sessioni, difficile per disorganicità, cripticità e condensazione. Al lettore è chiesta la fatica di apprendere il vocabolario valeryano di questi appunti semilavorati nella forma espositiva eppure precisissimi nel merito.

Opera che esige coinvolgimento empirico, prima che intellettuale, con l’Autore. Inderogabile il farsi compagni di strada per comprenderlo; occorre che i postulati, le osservazioni, le analisi, siano sperimentate personalmente dal lettore, per poi riconfrontarne i risultati con quelli dell’Autore. Proficuo, dunque, leggere le 538 pagine poco alla volta per ruminarle nel quotidiano in presa diretta, finanche con esercizi di osservazione sul campo. Ci si accorgerà che numerosi fenomeni cruciali sfuggivano all’osservazione per autocensura, condizionamenti culturali, mancanza di coraggio, superficialità, oppure perché troppo consueti e aderenti alla nostra persona al punto da impedirne la messa a fuoco. L’occhio di Valery è in tal senso micidiale, a sicuro effetto midriatico sul lettore scardina miopie cristallizzate. Promuove un metodo di pensiero che conduce all’autosufficienza in una rivoluzionaria modalità di pensare dalla quale si rimane proficuamente contagiati.

Termino con una citazione del “naturalista” Valery inaspettatamente prossima a una certa mistica vedantica e alla fisica quantistica e dintorni:
«Non è senza meccanismo, non è in modo del tutto naturale o del tutto immediato che le cose sono quello che sono, e che la “realtà” (nel senso ordinario) mi circonda, mi ammette e apparentemente s’impone. Ciò che è ha bisogno di una attività incessante e viene incessantemente stabilito e ristabilito.» (p. 420)

Un “ristabilimento” della realtà, quasi una ri-creazione operata dal Soggetto. Folgorante.

Paul Valéry
Quaderni, III
Biblioteca Adelphi

Domenica, 21 Settembre 2014 19:13

Kumari Devi nostrana

L’osservazione dei nipoti risulta talvolta più precisa di quella dei figli, probabilmente per ottimale messa a fuoco derivante dalla corretta distanza osservatore-osservato.
Dalla nascita fino ai tre anni –qui sono arrivato nel contemplare mia nipote– l’accadimento del bambino è tanto portentoso e originale e il suo scostamento dal naturale esistente così immane1, da chiedersi se non sia più fideistico interpretarlo come mero prodotto di evoluzione naturale casuale2 rispetto al credere che sia creazione di un qualche Dio.

Ontogenesi da ovulo+spermatozoo nell’alveo della filogenesi, fai le somme e anche se lo spermatozoo è di padre ubriaco e l’ovulo di madre deficiente (non è il caso dei genitori di mia nipote) invece di un risultato esce l’inestimabile. Un quid sfugge. Cosa? Non lo so, ma l’accadimento di tanto e tale “valore aggiunto” appare rassicurante. Ben osservare il bambino è forse il più efficace antidoto a ogni angoscia di morte e di vita.

1 Kumari Devi la Dea vivente degli Hindu del Nepal che scelgono una bambina per trasformarla in divinità, così da onorarla -al di là di contaminazioni rituali, sovente contigue al superstizioso- potrebbe essere interpretata in questa prospettiva.  
2 Al riguardo Darwin era più scientifico, dunque aperto a possibilità di soluzione inedite, di tanti suoi ideologici seguaci:
 «Non posso per niente accontentarmi di vedere questo meraviglioso Universo e soprattutto la natura dell’uomo e di dedurne che tutto è il risultato di una forza cieca. Sono incline a vedere in ogni cosa il risultato di leggi specificamente progettate, mentre i dettagli, buoni o cattivi che siano, sono lasciati all’azione di ciò che si può chiamare caso. Non che questa opinione mi soddisfi del tutto. Percepisco nel mio intimo che l’intera questione è troppo profonda per l’intelligenza umana. È come se un cane tentasse di speculare sulla mente di Newton, ognuno speri e creda come può.» C. Darwin, The Correspondance of Ch. Darwin, Cambridge UP, Cambridge 1985-1995, pag. 224

Venerdì, 19 Settembre 2014 15:24

Le liceali

Crepitio dalla ruota anteriore destra, vado dal meccanico. Nell’attesa che si liberi il ponte per alzare l’auto passeggio nei giardinetti pubblici di faccia all’autofficina. Sulle panchine trionfi di cuoricini e scritte a pennarello nero indelebile; davvero numerose, appiccicaticce nei contenuti. Calligrafie così ben leggibili che implorano l’attenzione del passante. Manco un trivio, tutta roba romantica, faccenda di femmine del liceo contiguo ai giardinetti. Una scritta definisce l’amato: «Sei l’interpretazione dei sogni che al mattino ho dimenticato».

Il meccanico mi chiama, il rumore era procurato da un lamierino allentato. Tutto a posto, nessun pericolo, posso ripartire. A rischio permangono le liceali.

Mercoledì, 17 Settembre 2014 11:27

Il relatore

«Io sono…» e annuncia la professione;
«all’interno di tale disciplina…» e ostenta sistematizzazione;
«mi occupo in particolare di…» e spara la specializzazione.

Poi non lo so più perché sono andato via. Se fosse stato un urologo al simposio di laparoscopia della prostata sarei anche rimasto, il problema è che era un filosofo al convegno filosofico.

Martedì, 16 Settembre 2014 10:53

24H OPEN

La personale alienazione è agilmente misurabile osservando lo scostamento psichico tra il segmento delle ore lavorative e il resto della giornata.
Più scostamento, più alienazione.

Tralasciando la drammatica disoccupazione e la fattispecie di coloro che stanno meglio al lavoro che a casa, sovente - tematica notoria - il trasferimento a altri, o a altro, della personale sovranità è insito nella mansione lavorativa.

Meno approfondita un’altra possibile causa incrementante l’alienante scostamento: personale sterilità nel “tempo libero”; torpore passivo incapace di implementare, costruire, operare. Insomma liberamente lavorare. Tutto sommato costruire un pensiero preciso e ben espresso è lavoro, abbracciare un figlio consapevolmente pure.
24H Open: «Ma Gesù dichiarò: 'Mio Padre opera senza interruzione, e così faccio anch'io'.» Giovanni 5,17. Testo TILC.

Domenica, 14 Settembre 2014 15:20

Tragico assoluto inedito

Insoddisfatto di assemblare fotocopie voleva emanciparsi da tutti i pensieri che già esistono.

Nel voler raggiungere l’inedito assoluto aveva cestinato ogni materiale di partenza cessando di ragionare a tema per improvvisare sul niente, ma nulla era riuscito a dire.

Nella ricerca dell’immacolato mai detto aveva allora tentato la variante spiritualistica, quella mistica che esclude il pensiero per fondarsi sulle sensazioni. Si sa, le sensazioni personali elargiscono parvenza di unicità. Lì è schiattato rapido in beata pietrificazione.

Avrebbe potuto emanciparsi dall’avarizia e remare per tradurre le sensazioni in pensiero dicibile ben lieto di anticipazioni altrui, ma era troppo altezzoso per incontrare amici. Peccato.

Venerdì, 12 Settembre 2014 10:29

Il ragioniere

Alle 23.01 in mezzo al temporale sono apparsi i fari in fondo al binario, il treno che riportava lontano mia figlia stava arrivando. Due minuti e sarebbe partita, dentro quel tempo ho fatto il bilancio complessivo del mio vivere.

Resoconto generale grigiastro: decenni di lavoro e manco so perché esisto. Eppure in questo operare accade, via, via, soddisfazione nel momento presente. Com’è che la somma di tali positività dà come risultato una perdita generale di esercizio?

Com’è diversa l’economia esistenziale da quella aziendale.

Giovedì, 11 Settembre 2014 09:05

Silentium

Notorio, da tempo e da più parti, l’invito religioso o filosofico al silenzio personale.
Proposta insidiosa se non stimolante un rinnovato parlare.

Brutta faccenda il mutismo che strepita, ma anche quello che tace inattivo.

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