Pedigree di Dio
Nel redigere il pedigree di Homo sapiens a un certo punto incontriamo degli ancestrali e gibbosi ominidi che rizzandosi in piedi iniziavano a inventare credenze, officiare riti, raccontare storie, ideare culture. A immaginare dimensioni soprannaturali, generare dèi, a unire arbitrariamente eventi (magia) per poi correlarli con criterio più oggettivo (scienza). A concepire estetiche ed etiche, a produrre artefatti e linguaggi di simboli condivisi implementando civiltà.
Poggiamo, dunque, su artifici così efficienti da plasmare la realtà. Possiamo interpretare lo strano sviluppo di quegli ominidi enfatizzando il prima e il dopo, ma è forse più ragionevole non fissarsi sulla svolta per ammirare il processo senza soluzione di continuità evitando di separare l'artificiale dal naturale, in fondo un nido di passero e uno Space Shuttle appartengono al medesimo regno, espressioni della stessa potenza.
In definitiva anche Dio, quello soprannaturale, lo si potrebbe interpretare come una singolarità prodotta dal processo naturale espresso dalla storia, entità escogitata ed editata dall'umanità che anche i non credenti e gli agnostici dovrebbero riconoscere - gli atei già lo fanno nel loro definirsi tali - in quanto accadimento forse non reale ma comunque efficace, e nel bene, e nel male.
Amici
Con qualcuno ho pranzato tante volte permanendo estraneo, con qualcun altro sono diventato amico nel leggere un suo libro senza averlo mai visto, percezione poi confermata nell’incontrarlo di persona.
L’amicizia è di pensiero.
Mistica della bestia
Al primo caffè programmo la potatura dell’uva fragola, Stalin alla stessa ora firmava l’esecuzione di condannati a morte. Liste di decine, di centinaia, di migliaia di condannati. Provo a superare il ribrezzo per le Grandi purghe e come fa un attore col personaggio che vuole mettere in scena entro nella mossa di quella mano di uomo che firma le condanne:
plausibile che non firmasse obtorto collo ma con soddisfazione. Soddisfatto di cosa? E da dove attingeva tale inumana levità? Quale pensiero attivava e sosteneva quel “procedete!”? Perché per scelte del genere non basta la cattiveria personale e neppure un progetto ideologico che per realizzarsi programma l’eliminazione di elementi di disturbo. C’è di più, c'è altro:
forse quelle firme non sono attivate da circoscritti voglio questo, non voglio quello, ma da un desiderio di personale assoluta infinitezza alla quale, paradossalmente, soggiace anche l’io del carnefice: una sorta di mistica dove il soggetto per raggiungere una divina onnipotenza si omette. Un emulare l’impersonale (non imputabile) natura che tira dritto nel suo costante accrescere, senza però ricalcarne ordine e misura.
Transessuali danesi
Appassionati di golf, transessuali danesi, produttori di vodka, teologi della liberazione, piloti di formula uno... Troppo vasto, cangiante e in continuo aggiornamento l’inventario dell’umanità per poterlo stilare tutto, dunque inverosimile una compiuta universalità dell’individuo. Anche se aperto al mondo il singolo per non rarefarsi agirà, necessariamente, un bel po' autoreferenziale e non poco autopoietico.
Però non è escluso che l’universalità si attui nel vivere seriamente proprio questo eremitaggio in circoscritte giurisdizioni di sfegatati appassionati di golf, di transessuali danesi mozzafiato, di produttori di eccellente vodka, di coraggiosi teologi della liberazione e di campioni di formula 1. Più un profondersi che un espandersi.
Centomila, nessuno e uno
L’antipasto tardava e al quarto calice di Gravina nel sentire da quello di fronte quel mio modo di dire e dall'altro a capotavola uno stilema che so appartenermi, l’improvvisa sensazione che in quella tavolata non sedevamo in dieci ma eravamo un tutt’uno estrinsecato dalla singolarità dei presenti.
Può essere che l’unità tra individui non sia traguardo da raggiungere ma un dato preesistente tutto compiuto e solo da scoprire? E il bianco a stomaco vuoto confonde o riordina?
Comunque sia
Toscani extravecchi finiti, apro la porta per andare alla bottega e:
Non so se 'sta cosa sia causata da un occulto autore o sia causa di sé, comunque sia ci faccio amicizia.
Ossimoro del giorno: ambulatorio filosofico
Nel rapportarmi con gli altri i momenti più fruttuosi sono arrivati imprevisti ascoltando pensieri originali di alcuni amici. Costrutti vivi che mi hanno attivato un più chiaro vedere, come se avessero proficuamente innescato dei recettori specifici che stimolati hanno prodotto svolte. Il punto è che in questo operare dell’altro che ho ingurgitato al volo per elaborarlo, anche se talvolta boccone amaro, non albergava negli autori alcun interesse o intenzione di curarmi, di aiutarmi, di educarmi. Stando sul pezzo parlavano da loro, per loro, con me, col mondo.
L’intenzione di curare indispensabile negli ambulatori dentistici in situazioni differenti può rivelarsi prepotente. Chi si pone come educatore di uomini (non necessariamente come professionista), o come curatore di anime (non necessariamente da religioso), talora opera presupponendo uno stato di bisogno e vulnerabilità dell’altro, vale a dire un implicito stato di subordinazione a lui. Ascolterà misericordioso già sapendo quale sarà il bene per l’altro e applicherà procedure note, apprendibili e ripetibili (discipline), pianificando amorevoli percorsi per curarlo e guarirlo, ossia che l’oggetto bisognoso si conformi al concetto di bene prefissato dal soggetto curante. Questo non è sufficiente per diagnosticare l’eventuale malattia del presunto miserabile, però basta e avanza per vedere che il malato non è forse lui.
Per uscire dal pantano - governare, educare, curare, mestieri impossibili (Freud) - è forse necessario che la relazione poggi in presa diretta sull’improvviso onesto pensiero espresso e ascoltato da tutti gli interlocutori, nel comune disinteresse a prefabbricati beni da raggiungere e noncuranti di qualsiasi garanzia di riuscita. Eppure fa bene, talvolta guarisce.
Punti di vista
Nell’intraprendere un mio nuovo ciclo che da erborista raccoglitore, trasformatore, venditore, inizierà il libero insegnamento della materia erboristica, ho sondato l’ambiente dei potenziali interessati annotando cinque posizioni distanti dalla mia formazione ed esperienza quarantennale:
Esoterismo
che scorge l’azione terapeutica delle piante non causata da principi attivi noti e misurabili contenuti nelle piante, ma procurata da una misteriosa, talora misterica, potenza. Un occulto quid energetico che albergherebbe nel vegetale: forza vitale, messaggi vibrazionali e via dicendo.
New Age
che tenta una visione olistica mischiando psiche e materia con le tradizioni della medicina orientale, occidentale e dei nativi americani.
Esotismo
che valuta pregiudizialmente una pianta esotica, specialmente se proposta di recente in rete, rimedio superiore a tutti quelli della tradizione nostrana.
Miracolismo
che vanta esagerate proprietà curative delle piante, glissando sull’eventuale tossicità delle stesse .
Complottismo
che giudica la medicina ufficiale un’associazione per delinquere, per gli esponenti più tolleranti a qualcosa che gli assomiglia.
Non si è mai finito di apprendere, non le erbe ma il nostro tempo.
Parolacce
“Ottimizzare” è un anglicismo che suona male oltreché insidioso; tendere alla perfezione attraverso tecnicismi è procedura calzante per produrre unguenti che sgonfiano le vene varicose, pastiglie per freni e roba del genere, per tutto il resto equivocare la compiutezza con l'efficienza, lo spirito con la tecnica, preclude a ulteriori percorsi in inesplorati territori.
Asfittica la scrittura, le arti, le religioni, le utopie e le ideologie ISO 9001, talora pericolose.
Gli audaci
Come sono riusciti Democrito e atomisti a descrivere la struttura intima e impercettibile dei corpi sprovvisti di adeguati strumenti d’indagine?
Per raggiungere una tale precisione è improbabile che si siano limitati ad osservare i corpi per poi dedurre conclusioni non troppo illogiche sulla loro natura. Per cogliere così chiaramente il livello invisibile, precorrendo di secoli la ricerca scientifica, forse l'osservazione e la logica non bastano e non possiamo escludere che abbiano attivato un libero, e per certi versi azzardato, concettualizzare interpretativo; un audace atto autorale d’intelletto. In fin dei conti se non avessimo avuto scienziati scavezzacollo saremmo rimasti fermi.
Permane un problema: c’è chi nel concettualizzare teorie se la canta e se la suona distanziandosi dalla realtà e chi, invece, la indaga, penetra e spiega, con inedita precisione.