BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Bruno Vergani

Bruno Vergani

Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.

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Mercoledì, 15 Aprile 2015 09:37

Il Regno

Rendiconto vocazionale autobiografico frammisto e connesso all’analisi storica dell’implementarsi della Chiesa cristiana dopo l’Ascensione al cielo di Gesù di Nazareth narrata dai Vangeli, attraverso l’indagine storiografica, l’ermeneutica, l’esegesi e anche la romanzata personale riscrittura degli Atti degli Apostoli, Lettere e Apocalisse. Una cinquantina di pagine riportano citazioni di tali testi e altrettante appaiono ripetitive, ma per il resto «Il Regno» di Emmanuel Carrère è un libro incalzante, ben scritto in prima persona che, per estesi tratti delle 428 pagine, incolla il lettore al testo nel suo mischiare micro e macro storie come fa la vita.

Eppure terminato il libro lo si scorda presto, proprio come accade nei film americani d’azione che incollano allo schermo ma subito dimenticati, come mai?:

attraverso audaci straniamenti, piacevoli azzardati paragoni, accenni sacrali porno mistici, battute argute, estemporanee eppure congrue citazioni, spregiudicati parallelismi storici e autobiografici, stringi, stringi, il libro dice nel merito il noto e anche l’ovvio articolando che i Vangeli non sono stati scritti in presa diretta; che la peculiarità del cristianesimo non è una dottrina ma una narrazione; che le favole possono anche veicolare verità cruciali; che a Gesù come a Ulisse talvolta gli piaceva di più essere uomo che Dio; che è accaduto uno scostamento tra il pensiero di Gesù e il formarsi istituzionale della Chiesa nascente e che san Paolo fosse un po' esaltato; che in tale contesto di iniziali incrostazioni e stratificazioni l’indagine deve cogliere quanto Gesù ha realmente annunciato nel merito; che il cristianesimo è narrazione abile nell’affrontare il male e il dolore.

Osservo peraltro un sistematico trucco narrativo: Carrère salta sovente a piè pari da Pietro, Paolo, Luca, Filippo, al Vaticano e ai cristiani di oggi come se in mezzo non fosse accaduto nulla, producendo nel lettore sgomento per il terzo di mondo che segue, ai nostri giorni, una religione ancestrale implementata da una provinciale, insignificante, molto bizzarra setta mediorientale, senza dettagliare lo svilupparsi graduale di duemila anni della storia della Chiesa incistata nello svolgersi storico occidentale che l'Autore omette per non anestetizzare l' "effetto speciale" di spiazzamento che intende procurare.

C’è un qualcosa di altezzoso nell’Autore implicito nel suo scrivere, lo vedo lì un po’ narciso con la faccia da ateo devoto che si aspetta dal lettore wow a raffica che a me, nel merito, non sono venuti. Però per lo stile e il “montaggio” narrativo lo ringrazio: spregiudicato, coraggioso, autorizzarsi da sé.

Emmanuel Carrère
Il Regno
Adelphi

Domenica, 12 Aprile 2015 16:10

Tempo

I fisici moderni scrivono equazioni assolute e universali omettendo il fattore tempo e funzionano.

Hanno appurato che il tempo è un micro fenomeno particolare, variabile, locale; mera convenzione-misurazione prodotta dall'accadimento circoscritto di un paio di enti in diretta relazione.

Dunque fenomeno parziale, periferico, provinciale, eppure per chi sta lì significante e reale. Non male: ogni volta che ci diamo un appuntamento siamo letteralmente creatori.

Giovedì, 09 Aprile 2015 09:28

Vocazione

Apro a caso Goethe “Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister” e vedo il giovane protagonista che libero da impegni e legami acquista, con l'aiuto dei familiari, un teatro per onorare la sua vocazione di attore e drammaturgo.
Immagino un suo compaesano coetaneo potenziale buon attore e drammaturgo che invece di comprarsi un teatro fa il garzone di bottega per sostenere la madre vedova. Orfano garzone così prigioniero della circostanza da rinunciare alla personale vocazione-soddisfazione? Può darsi - come sostiene un certo cattolicesimo - che la sua vocazione sia quella di bottegaio con madre a carico, o forse aveva ragione Marx nel suo fronteggiare divari di opportunità, eppure nel realsocialismo è andata a finire che gli attori e drammaturghi più valorosi sono stati i dissidenti.

La vocazione talora si smarrisce in condizioni difficili, talvolta si ritrova nelle favorevoli, talora si chiarisce e rafforza nelle costrizioni, talvolta si perde in condizioni troppo vantaggiose. Complessa la vocazione di Wilhelm Meister, complessa la vocazione del garzone. Tortuosa eppure inequivocabile solo loro possono conoscerla: una bussola interna indica la direzione, da quella parte distinguibile all’istante soddisfazione di una qualità precisa.

Sabato, 04 Aprile 2015 14:31

Tesi, antitesi, sintesi

Ci sono filosofie teoretiche che si focalizzano sulla conoscenza e potenzialità del soggetto un po’ indifferenti alla fattispecie delle sue circostanze, oppure che affrontano dirette, attraverso la prassi, le specifiche condizioni al fine di redimere chi ci sta dentro.
Vedo nel messaggio evangelico una valorosa sintesi dei due approcci.  


 

 

 

 

 

Esempio plastico di medesimo atto in differente circostanza:

Venerdì, 03 Aprile 2015 10:48

Ontopatrigno

«Se Dio è possibile, allora esiste necessariamente».1

Se i miei figli mi descrivessero così mi preoccuperei un po’, e di loro e di me.

 

1 «Così Dio solo (o l'Essere necessario) ha questo privilegio che deve esistere se è possibile.» Leibniz, Monadologie, Articolo 45.

Giovedì, 02 Aprile 2015 09:17

L’Aforisma

Sovente l'atto linguistico aforistico tenta di eludere la fallacia senza passare dalla gattabuia del logicismo. Talvolta ci riesce.

Venerdì, 27 Marzo 2015 11:45

Odierai il prossimo tuo come te stesso

Avevo iniziato la lettura di Freud che conoscevo per sentito dire, ma numerosi amici mi osservavano perplessi invitandomi a non perdere tempo. Riassumo, senza esagerazioni, i loro giudizi: minchiate superate di un cocainomane fissato sul sesso che entrato in una casa sconosciuta e buia accende casualmente la candela nel cesso e da lì interpreta tutto l'edificio.
Dialogando nel merito ho poi constatato che si trattava di pregiudizio, in quanto non avevano mai letto una sua opera per intero, per la cronaca uno degli amici esercitava, ed esercita, la professione di psicologo.

Gli sviluppi sulle cause del disastro GermanWings mi hanno portato con urgenza a rileggere stralci di “Lutto e Malinconia”, dove Freud articola, esplicito e preciso fin dal 1917, la correlazione diretta fra suicidio e omicidio:

«Sappiamo da tempo […] che nessun nevrotico nutre pensieri suicidi che non siano impulsi omicidi diretti verso gli altri […] l’Io può uccidersi solo se, in seguito al ritorno dell’oggetto è in grado di trattarsi come un oggetto, se è in grado di rivolgersi contro se stesso l’ostilità, riferita ad un oggetto e che rappresenta la reazione originaria dell’Io ad un oggetto del mondo esterno».

In tale direzione altri Autori (Gamna, Fornari, 1965) sviluppano la dinamica del “suicidio allargato” nel «mancato e non più realizzabile riconoscimento dell’altro da sé» con simultaneo «‘incorporamento’ di tutto il mondo» nell’atto suicidario.

I 149 passeggeri del volo GermanWings rappresentano, dunque, per il suicida-omicida l’intera umanità. Siccome la faccenda ci riguarda forse utile rivedere sentenze di “minchiate superate” per opere che andrebbero invece lette, rilette, comprese, ricompresse, elaborate e rielaborate.

Giovedì, 26 Marzo 2015 09:23

Il cazzotto

Giudicare l’altro invadendo la sua giurisdizione per misurarlo paragonandolo ad un soggettivo, presupposto, prefabbricato, fisso, profilo qualitativo standard, invece di considerarlo con riguardo fluttuando, è mettergli le mani addosso.

Domenica, 22 Marzo 2015 15:20

Self made man?

Se la compiuta realizzazione individuale dipendesse unicamente dalla personale iniziativa e responsabilità, dati statistici riscontrerebbero pari indice medio di soddisfazione in soggetti nati in Lussemburgo con corporatura statuaria in possesso di paterna eredità milionaria e storpi nati in Liberia da genitori denutriti. Siccome i conti non tornano avvantaggiati e svantaggiati sentenziano che la forza più dirompente e gloriosa è la casualità.

Martedì, 17 Marzo 2015 08:55

Equidistante posizionamento

«La mia libertà finisce dove comincia la vostra.»

La regola evoca un po’ il funzionamento di nidiate d’istrici e un po’ l’osservanza della distanza di sicurezza variabile tra veicoli in movimento del codice stradale.

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