BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Bruno Vergani

Bruno Vergani

Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.

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Giovedì, 08 Gennaio 2015 15:51

L’utente

Mica sono la stessa cosa il figuro, l’utente, il consumatore, il personaggio, l’individuo, il cittadino, la persona, il soggetto e il signore, ma quello messo peggio è forse l’utente.

L’utente non ha faccia ed è gonfiabile: nello stato originario misura quanto il suo corpo, ma collocato dentro un autoveicolo s’ingrossa per misurare quanto l’automobile e, così espanso, si muove nel mondo. Posto nella sua abitazione la riempie di tutto quello che gli dicono poi si dilata quanto l’immobile, se possiede un giardino accresce quanto il giardino, se ha un parco quanto il parco. Lì, bello grosso, fa erigere all’ingresso della proprietà un cancello bello grande per mostrare dove inizia a chi volesse misurarlo.

Domenica, 04 Gennaio 2015 12:24

Impotenti onnipotenze

Esausto di feste ho rivisto, stravaccato sul divano, Tom Hanks in Forrest Gump che mormora davanti alla tomba della sposa defunta:     

«Non so se ognuno abbia il suo destino o se siamo tutti trasportati in giro a caso come da una brezza… può darsi le due cose, forse capitano nello stesso momento.»

Lì per lì mi era parsa soluzione -naif ma efficace- di una aporia cruciale, ma nel ripensarci la questione si è complicata: tutta colpa della parola “destino”, in quel suo significare predeterminazione dettata dalla volontà superiore di un qualche onnipotente regista occulto, buono o malvagio che sia; condizione di sudditanza mica tanto diversa dal trovarsi in balia del caos.

Tutto, invece, si semplifica e riprende valore se quel «ognuno abbia il suo destino» è inteso come soggettiva libertà capace di interagire responsabilmente con ciò che ci accade, e sensatamente e a capocchia, intorno. Intesa così l’affermazione di Forrest Gump un po’ evoca il titolo del valoroso libro di Orlando Franceschelli «Elogio della felicità possibile»: un incontrare soddisfazione in quel mix, squisitamente umano, di personale volontà capace di interagire proficuamente con qualsiasi casualità. Non potrebbe essere diversamente: agli onnipotenti, déi o uomini che siano, è preclusa qualsivoglia possibilità di laboriosa interazione; faccenda insidiosa l'onnipotenza, mero autismo narcisistico che esautora da ogni libertà.

Venerdì, 02 Gennaio 2015 09:59

Stati Uniti d'Europa

Pamela e Frank non sono mica tanto giovani ma non hanno figli. Da cinque estati scendono dal centro della Germania alla Puglia per soggiornare nella mia lamia, antica costruzione in pietra simile ai trulli ma col tetto a volta invece che a cono.
Oggi mi informano che la prossima estate verranno in tre: ad aprile nascerà il primogenito. Riferiscono che è “made in Apulia” in quanto concepito nella lamia.
Sapevo del potere afrodisiaco delle duemila piante che ho messo intorno alla lamia, specialmente dell’Abrotano che ho piantato sotto la finestra della camera da letto.
Mi informano che lo chiameranno Bruno come me. Penso rapido a Bruno il santo monaco fondatore dei certosini che mille anni fa era sceso da Colonia per insediarsi nel sud Italia.

Minchia come scrivo mellifluo! L’anno è cominciato strano.

a settembre 2015 lo hanno portato in pellegrinaggio dal padrino patrigno. 

Sabato, 27 Dicembre 2014 16:34

Faccia di…

Nella messa in scena teatrale, come in quella cinematografica, incontriamo discrepanti modalità di recitazione:

dal tecnico impostarsi dell’attore un po’ contiguo all’impostura;

all’atteggiamento di corpo, espressione di volto, modulazione di voce, invece prodotti e sostenuti dal pensiero dell’attore. Pensiero che plasma diretto psiche e soma, così un reale pensiero mesto produce una autentica faccia mesta e un reale pensiero gaio produce nell’attore una autentica faccia gaia, con tutti i viraggi espressivi, sfumature intermedie, contaminazioni, cortocircuiti, procurati dal cambiamento di pensiero sul corpo.

Su tale retti-tudine pensiero-corpo due considerazioni:
1 L’osservazione dell’accadimento emancipa da intellettualistici labirinti correlati alla “entificazione” del pensiero: tutto si semplifica quando il pensiero da presupposta entità autonoma viene indagato come il pensare qualcosa di un soggetto concreto.
2 Nel dilatare -dalla recitazione alla vita quotidiana- questo reggersi della persona sul pensiero, possiamo empiricamente osservare che, tutto sommato, l’Io è, in presa diretta, ciò che pensa in quel momento il soggetto.

Se così è forse utile rivalutare, elaborandolo, il “peccato di pensiero” contemplato nella visione cristiana.

Giovedì, 25 Dicembre 2014 17:58

Conformità d'ordinamento

Annoto conformità tra le 15 ammonizioni di Francesco alla Curia e i 21 capi di imputazione del Pubblico Ministero al “Processo Maugeri”, quello che vede tra i 17 rinviati a giudizio per corruzione e associazione a delinquere i memores domini Formigoni e Perego oltre a altri ciellini.
Lo stile di Francesco è differente da quello dei P.M. come pure il merito: il papa sentenzia mentre lo Stato processa, nel caso di specie, presunti innocenti. Eppure l’analogia tra i due ordinamenti è tale da considerarsi al limite del plagio per usurpazione della paternità dell'opera al punto da meritare parallela, stringata, estrapolazione:

FRANCESCO: la malattia del ricco stolto del Vangelo che pensava di vivere eternamente, e anche di coloro che si trasformano in padroni e si sentono superiori a tutti e non al servizio di tutti. Essa deriva spesso dalla patologia del potere, dal “complesso degli Eletti”, dal narcisismo che guarda appassionatamente la propria immagine e non vede l’immagine di Dio impressa sul volto degli altri, specialmente dei più deboli e bisognosi.
P.M.: si accordavano […] affinché corrispondessero negli anni ingenti somme di denaro, per un complessivo importo di oltre 61 milioni di Euro, agli intermediari Simone e Daccò e, per il loro tramite, a Formigoni per il compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio ed in particolare per l’adozione, in violazione della legge, di provvedimenti amministrativi della Giunta della Regione Lombardia, presieduta da Formigoni, diretti a trasferire ingenti risorse pubbliche e […] a procurare alla Fondazione Salvatore Maugeri indebiti vantaggi.
 
FRANCESCO: è pericoloso perdere la sensibilità umana necessaria per farci piangere con coloro che piangono e gioire con coloro che gioiscono! È la malattia di coloro che perdono “i sentimenti di Gesu” perché il loro cuore, con il passare del tempo, si indurisce e diventa incapace di amare incondizionatamente il Padre e il prossimo. Essere cristiano, infatti, significa avere gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, sentimenti di umiltà e di donazione, di distacco e di generosità». […] La malattia della rivalità e della vanagloria: quando l’apparenza, i colori delle vesti e le insegne di onorificenza diventano l’obiettivo primario della vita, dimenticando le parole di San Paolo: «non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri». […] La malattia di divinizzare i capi: è la malattia di coloro che corteggiano i Superiori, sperando di ottenere la loro benevolenza. Sono vittime del carrierismo e dell’opportunismo, onorano le persone e non Dio. Sono persone che vivono il servizio pensando unicamente a ciò che devono ottenere e non a quello che devono dare. Persone meschine, infelici e ispirate solo dal proprio fatale egoismo.
P.M.: Perego Alberto, persona di fiducia di Formigoni e convivente dello stesso nell’ambito della associazione religiosa dei memores domini, teneva rapporti con Daccò anche nell’interesse di Formigoni e si prestava a sottoscrivere fittizi contratti di noleggio di imbarcazioni e a comparire quale acquirente di una villa in Sardegna, al fine di occultare parte delle utilità procurate a sé e a Formigoni, e riceveva inoltre in diverse occasioni, nell’interesse proprio e di Formigoni, somme di denaro in contante da parte di Daccò.

FRANCESCO: la malattia dell’indifferenza verso gli altri: quando ognuno pensa solo a se stesso e perde la sincerità e il calore dei rapporti umani. Quando il più esperto non mette la sua conoscenza al servizio dei colleghi meno esperti. Quando si viene a conoscenza di qualcosa e la si tiene per sé invece di condividerla positivamente con gli altri […] La malattia dell’accumulare: quando l’apostolo cerca di colmare un vuoto esistenziale nel suo cuore accumulando beni materiali, non per necessità, ma solo per sentirsi al sicuro. In realtà, nulla di materiale potremo portare con noi perché “il sudario non ha tasche” e tutti i nostri tesori terreni - anche se sono regali - non potranno mai riempire quel vuoto, anzi lo renderanno sempre più esigente e più profondo. A queste persone il Signore ripete: “Tu dici: sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo ... Sii dunque zelante e convertiti”. […] La malattia dei circoli chiusi: dove l’appartenenza al gruppetto diventa più forte di quella al Corpo e, in alcune situazioni, a Cristo stesso.
P.M.: Si associavano tra loro […] al fine di commettere plurimi delitti di corruzione di pubblici ufficiali per atti contrari ai doveri di ufficio , frode fiscale, trasferimento fraudolento di valori, appropriazione indebita pluriaggravata […] riciclaggio e reimpiego di denari di provenienza illecita, attraverso una collaudata e stabile organizzazione interna.

Mercoledì, 24 Dicembre 2014 12:32

Elogio del nemico

Inattendibile una amicizia indifferente al pensiero dell’amico, meglio un avversario che puntuale lo contesti con cura.

Venerdì, 19 Dicembre 2014 19:00

L’abbaglio

Nel costituirmi ho utilizzato i materiali che avevo intorno inglobando enti tossici che ho equivocato per me stesso.

Mercoledì, 17 Dicembre 2014 10:00

I Dieci Comandamenti

Accettando il “patto narrativo” ho visto, con intermittente piacere, i Dieci Comandamenti di Benigni. Patto narrativo tacitamente stipulato tra autore e fruitore insito in qualsiasi racconto; un accordo tra le parti dove, all’interno di determinati perimetri e predefiniti tempi, la narrazione viene passivamente interpretata come se fosse vera.

Piacere per la tematica affrontata e per l’onesta destrezza di Benigni nel metterla in scena, alternata a perplessità quando l’attore tracimava dallo show per annunciare, a me e al mondo, presupposte verità assolute e universali.

Peccato: tradire il patto narrativo fa male al pubblico e ancor più all’attore e poi, nel caso di specie, l’apologia in presa diretta di Dio è mestiere dove nessuno può competere coi predicatori di Rho, quelli specializzati nel dirigere gli esercizi spirituali in Brianza, quelli che quand’ero ragazzo arrivavano in parrocchia nel periodo quaresimale. Ricordo che latravano dal pulpito infuocate e esaltate omelie precettistiche intercalate da momenti di silenzio dove, a loro dire, Iddio rivelava ai fedeli i suoi stupefacenti misteri.

Per estesi tratti Benigni deragliava, nei toni e nel merito, da attore a pontefice infantilizzando il pubblico, e io in quel suo tradire il patto narrativo diventavo meno passivo: azione di legittima difesa che via, via, analizzava, elaborava, enucleava, rispondeva, contestava, per poi tornare passivamente conciliante quando cessava di pontificare.
Nello svolgersi dello spettacolo ha raddrizzato il tiro e nella seconda puntata i deragliamenti ieratici sono stati più contenuti. A ben vedere faceva lo spiritoso nei passaggi dove concionava per ridiventare serio e credibile nel faceto.
Strana faccenda il teatro.

Venerdì, 12 Dicembre 2014 11:14

L’IO

Osservalo al supermercato nell’istante che sistema nel carrello i funghi surgelati,
sbircialo nelle sue performance erotiche,
esaminalo la sera quando legge Spinoza e nel non capire un passaggio lo rilegge e invece di comprenderlo produce, chissà da dove, un suo pensiero inedito e sovrano.
Dagli una occhiata quando è seduto sul water con la mente vuota,
fissalo in ufficio alle 12 e 35 concentrato nel fare l’inventario di fine anno,
guardalo nel sonno profondo quando si dimentica di sé e quando sogna rettili esotici e la mattina quando sente freddo,
scrutalo in autostrada, lì che guida al chilometro 825 quando considera che sta invecchiando.

In tanto contraddittorio variegato fluttuare, in questa serie di fenomeni sempre differenti nel susseguirsi degli istanti, come accade che ‘sta strana cosa rimanga sé stessa?

Giovedì, 11 Dicembre 2014 12:21

Sfaceli d’immacolate concezioni

“La Madre è colei che ama, devi esigere questo amore perché tuo diritto naturale”. Quell’enunciato era un cancro che da bambino avevo equivocato per medicina. Perché “La Madre” è una fantasia, la “Madre che ama” ente irreale frutto di un dogma sbagliato.

Non esiste “La Madre” entità sacra e cosmica né in cielo né in terra, ma donne che nate da altre donne partoriscono a loro volta altre madri, che accudiscono la prole come possono e riescono. Ognuna un caso diverso, nessuna indispensabile, ognuna criticabile, ognuna apprezzabile, tutte mortali. Molto semplice, nulla di trascendentale.

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