BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Bruno Vergani

Bruno Vergani

Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.

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Giovedì, 02 Luglio 2015 11:26

Assiologia tribale

Nel Processo a Roberto Formigoni ed altri per associazione a delinquere e corruzione nel caso Maugeri, Antonio Simone imputato, risponde [qui l’audio] al pubblico Ministero. Giudicare nel merito innocenza e colpevolezza è complesso compito dei tribunali, ciò che invece appare qui lecito e forse più interessante è osservare la specifica forma mentis relata a peculiare concezione sociologica che Simone, nel suo difendersi, esprime. Pur esponendo veniale disinvoltura e ammettendo trascurabile “disordine” nella sua professione d’imprenditore, manifesta nel tono deciso e nel merito preciso una sorta di innocenza a priori, nel fermo convincimento di essere, lui e i suoi amici del gruppo di appartenenza, valorosi a prescindere, agendo sempre e comunque nel giusto e dalla parte della ragione. Mi si dirà che trattasi d’ovvia strategia difensiva. Forse, ma c’è altro: il suo rispondere è caratterizzato, a mio avviso, da sincera buonafede. Compiuta coerenza alla concezione assiologica tribale[1] che in altri scritti avevo enucleato, della quale Simone offre in tribunale testimonianza diretta e plastica.

1 Deriva assiologica tribale:
la comunione tra gli appartenenti a Comunione e Liberazione era definita da Giussani con l’affermazione: «Io sono Tu che mi fai», con quel “Tu” intendeva Dio e nel contempo, riferendosi al mistero dell’incarnazione cristiana, ogni aderente al gruppo. In questa concezione il nome di ogni ciellino è ritenuto sacramentalmente unificato all’origine con quelli degli aderenti al gruppo. Comunità giudicata da Giussani segno sacramentale di Dio stesso e “ontologicamente” - da intendersi non tanto come criterio di pensiero che inventaria le cose ma, con accezione esistenziale, che le fa essere - costitutiva  l’“Io” di ogni singolo componente. Il singolo uomo è in sé insignificante, è nulla. Per "essere"[«Essere è essere agli ordini», Cfr. Jacques Lacan, Seminario Encore, p. 34.], deve diventare cellula appartenente e obbediente alla corporazione, come le api e le formiche sono nulla senza il loro gruppo organizzato, consorziato, congregato, endogamo. Anzi di più: per l’appartenente la dipendenza diventa assoluta, “ontologica” come i buchi nel formaggio che fuori da lì non esistono più. Nella concezione giussaniana di Comunione e Liberazione ogni nome è, dunque, fuso e confuso nel gruppo; un “Noi” super-Ente, corpo mistico coincidente la presenza di Dio nella storia e strutturante alla radice ogni partecipante al gruppo. All'interno di questo entusiamo collettivo (enthusiasmòs: "indiamento"), di acrisia a tale presupposto fondamento unitario, di questa esaltazione collegiale, di questo familismo su base religiosa, di questo provinciale noi tota­li­ta­rio, l’operato dei membri evidentemente obbedisce - indifferente alle generali e universali norme dell'umano diritto istituite e socialmente condivise - a regole proprie.

Martedì, 30 Giugno 2015 18:10

Però!

Un cliente dell'erboristeria vuole una tisana depurativa e sfoggia - chiedendomi chiarimenti riguardo eventuali controindicazioni con la terapia in atto - due scatole di farmaci antivirali di nuova generazione, quelli che abbinati eradicano, nel novanta per cento dei casi, il virus dell'epatite C. A ognuno il suo mestiere, così consiglio di soprassedere con la tisana e chiedere ragguagli al medico specialista che lo segue. L’occhio mi va sul prezzo: uno costa euro 24.756 ventiquattromilasettecentocinquantasei, l’altro 13.655  tredicimilaseicentocinquantacinque, dosaggio per 28 giorni da ripetere, a dire del paziente, quattro volte. La tisana la vuole lo stesso, la preparo e gli chiedo 4 euro ricordandogli, in ogni caso, di riferire al medico prima di assumerla.

Prezzi equi? Se nella filiera della distribuzione non ci sono disonesti il prezzo potrebbe essere più che giusto: ce ne sarà voluta di ricerca e di investimenti per formulare quei farmaci, produrli e sperimentarli. La tisana mica lo eradica il virus, quelli sono farmaci che salvano vite e evitano trapianti di fegato ancora più costosi. Il mio cliente vale più delle 150 mila euro dei quattro cicli prescritti e forniti a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale.

Lo Stato… Però! Indipendentemente dalla contingenza che il virus l'hai contratto accidentalmente per trasfusione durante intervento chirurgico, o quasi intenzionalmente nel farti “pere” riutilizzando siringa monouso per risparmiare 20 centesimi, ti assiste a gratis e a oltranza per titolo di cittadinanza.

Forse qui aveva ragione Hegel: lo Stato è Dio. O comunque qualcosa che gli assomiglia.

Lunedì, 29 Giugno 2015 11:26

Adotta un ulivo

Ho osservato che i vecchi contadini della mia contrada di campagna appaiono sovente, a parità di problemi, più sereni dei loro coetanei pensionati di città. Si sa, il relazionarsi con la natura conforta specialmente quando il rapporto è preciso e diretto. Non sempre è sufficiente relazione con il nebuloso “ente natura”, occorre declinazione univoca, eco-appartenenza di precisa fattispecie: rapporto diretto con quel fiore raro nell’angolo dietro casa, proprio quello lì, proprio quello “mio” - non inteso come possesso ma come relazione diretta e intima. Talvolta basta e avanza anche la relazione a distanza con una specifica pianta, o luogo, interazione di pensiero, di ricordo, che regala, ovunque sei, comunque stai, notizie rassicuranti.

Ieri ho visitato la Masseria Appia Traiana proprio contigua all’omonima via del 108 d.C.,  nel cuore della “marina” di Ostuni. Ettari curatissimi eppure selvatici con migliaia di alberi d'ulivo coltivati rigorosamente bio intercalati da piccole gravine e grotte ancestrali, macchia mediterranea e piante aromatiche.

Inaspettati scorgo degli ulivi millenari ognuno con una targa con scritti nomi e cognomi di persone che vivono a Milano, Torino, Trento, nord Europa. Ma che roba è? Il proprietario mi spiega che è possibile “adottare” un ulivo acquistando, di raccolto in raccolto, di stagione in stagione, l’olio che produce. Lo scegli, ti comunicano le coordinate GPS, mettono il tuo nome e da quel momento, sigillata l’alleanza, potrai accedere nel podere in assoluta libertà per coltivare il “tuo” ulivo e raccoglierne il frutto o semplicemente per ammirarlo. Se ti trovi lontano o impegnato cureranno l’albero per te spedendoti a casa l’olio biologico, spremuto a freddo, prodotto dalle sue olive. Insomma spendi solo, e il giusto, per l’acquisto di un olio eccellente e il “tuo” ulivo con tutte le positività che ti offre, e di interazione sul campo, e a distanza (psicologiche, filosofiche, esistenziali), è a gratis. 

Domenica, 28 Giugno 2015 10:42

L'Ultimo Atto

L’Ultimo atto di Formigoni non è uno stantio titolo di “Repubblica” sulle vicende giudiziarie del senatore Roberto Formigoni, ma la valorosa messa in scena teatrale di e con Carlo Formigoni liberamente tratta da “All that fall” di Beckett, che ho visto ieri sera. La Signora Rooney (Angelica Schiavone) vecchia e malmessa moglie aspetta in stazione il Signor Rooney (Carlo Formigoni) marito cieco e derelitto. Ma il treno col marito tarda: si è fermato perché, proprio lui, con nonchalance ha compiuto atto atroce. Al suo arrivo moglie e marito, dentro quella tragica personale e metafisica condizione, s’intrattengono commentando il tempo che fa e faccende similari come il risparmiare nell’economia domestica, magari coricandosi nel letto per dormire a oltranza.
Anche se ho commesso meno atrocità mi ci sono visto in quella coppia e mi è tornato alla mente la mezzanotte dell’altro anno quando dalla foschia erano apparsi in fondo al binario i fari del locomotore che riportava lontano mia figlia. Due minuti e sarebbe partita e dentro quel tempo, come fanno i ragionieri, avevo eseguito il bilancio complessivo del mio vivere. Resoconto generale passivo: decenni di lavoro e manco sapevo perché c’ero, proprio come adesso.

E pensare che ieri sera prima di andare a teatro avevo sfogliato “La filosofia come scienza rigorosa” di Husserl mentre guardavo il telegiornale. Nella premessa avevo incontrato un bello stralcio del suo diario dove si confessa così:

«In primo luogo nomino il compito generale che devo risolvere per me, se voglio chiamarmi filosofo. Intendo una critica della ragione. Una critica della ragione logica e pratica, di ciò che in generale ha valore. Io non posso veramente e veracemente vivere senza venire in chiaro in linee generali sul senso, l’essenza, i metodi, i punti di vista fondamentali di una critica sulla ragione, senza aver immaginato, progettato, stabilito e fondato, un generale abbozzo di essi […] devo pervenire a una interna solidità. So che si tratta inoltre di cosa grande, della più grande…»

Lì per lì l’avevo avvertito il filosofo solenne e da imitare, ma invece a teatro ecco improvviso l’“Effetto Beckett”, quello che ti porta a vedere il filosofo vecchio e decrepito annunciare tale solenne e grande, anzi il più grande, proposito lì con l’ipertrofia della prostata mentre schiatta in un letto d’ospedale. Oh Gesù! Che strana faccenda è l’uomo.

foto di Antonio Lillo

Giovedì, 25 Giugno 2015 22:16

Maritain: un maestro per l'oggi

Nel personale cammino d’emancipazione dal pregiudizio anticattolico, a tratti reattivo e infondatamente generalizzato, procuratomi da infruttuose esperienze in specifico contesto ecclesiale, ho voluto leggere di Augusto Cavadi « Jacques Maritain: un maestro per l'oggi ».

Maritain (1882-1973) filosofo francese convertitosi al cattolicesimo, ambasciatore francese in Vaticano (1945 -1948), neotomista stimatissimo da Papa Paolo VI; titoli a seconda dei punti di vista di merito o di demerito. Non nego che, per tali aspetti biografici e per la contingenza d’aver conosciuto Maritain solo attraverso le citazioni di don Giussani, ho cominciato la lettura con atteggiamento prudente e non poco sospettoso, via, via, confortato dall’approccio laico e filosofico del saggio.
Cavadi dalle più di 60 opere di Maritain antologizza e commenta differenti scritti attraverso, mi sembra, due criteri sinergici:
quello dell’evidenziare nel merito quanto la filosofia di Aristotele e di San Tommaso d'Aquino rielaborata in presa diretta da Maritain, risulti innovativa (non inedita perché radicata nella tradizione) e attuale;
quello di far interagire, d’articolare, tale pensiero con quello dei filosofi e uomini di pensiero che hanno caratterizzato il moderno e post-moderno: Lutero, Cartesio, Rousseau, Marx, Nietzsche, Il Circolo di Vienna, Sartre e anche Hegel, Kant e, inaspettato, Freud. A seguire, in specifica parte, viene affrontato il Pensiero Orientale. Tale criterio di relazione e confronto del protagonista con altri uomini di pensiero appare prezioso esempio di un approccio alla storia della filosofia proficuo: attraverso un punto di vista espositivo e interpretativo vivo (quello di Maritain) viene appagato il bisogno di coloro che desiderano un abbordo alla filosofia dinamico, lontano dai consueti e un po’ uggiosi manuali scolastici dossografici, asettici e avulsi dal vivere quotidiano.

Articolare maritainiano con gli esponenti della filosofia moderna e post-moderna che mi limito, invitando a leggere il libro, a condensare:
confronto a tratti intransigente eppure costantemente pluralista, abile nello scorgere nel pensiero altrui verità giudicate sovente effettive e anche valorose seppur parziali, vere sebbene fallaci quando estremizzate e universalizzate.

Tale articolare poggia, nel solco di Aristotele e Tommaso d'Aquino, sull’ontologia connessa alla metafisica, argomenti tutt'altro che agevoli per quelli - come me - sprovvisti di adeguate basi aristoteliche, ma il libro nel suo dipanarsi aiuta: termini come essere con la minuscola, Essere con la maiuscola, essere naturale, essenza, essere trans-oggettivo divino, vengono chiariti nelle svolgersi delle pagine. Al riguardo potrebbe risultare utile iniziare il libro dall’ultima, quarta, parte dedicata a Tommaso d’Aquino. Tutto sommato occorre ricordare che metafisica e ontologia, o meglio metafisiche e ontologie, mica sono territori precisi con contenuti univoci: tutto sommato ogni filosofo, ogni uomo, ne traccia differenti confini scorgendoci dentro ciò che può vedere e Maritain ci vede, con intelligenza (filosofia cristiana) e esperienza (non anticipata dalla fede), Dio. Per estesi bellissimi tratti lo fa vedere, chiaro, anche a me quel Dio amorevole, ragionevole, rispettoso della dignità della natura, fondamento di un umanesimo integrale.

Certezza che un po’ si sfoca a libro chiuso nel chiedersi: ma il Tommaso di Maritain è proprio il santo d’Aquino dottore della Chiesa cattolica o è un altro? E quel Dio che dimostra e annuncia è lo stesso della rivelazione-tradizione (che io giudico narrazione) giudaico-cristiana o altro? E’ il medesimo Dio dell’autorità ecclesiastica e del catechismo della Chiesa cattolica o altro? O Cavadi nelle sue 184 pagine ha “depurato” Maritain e il Dio che testimonia da questi fardelli per renderlo accattivante, o quel Dio è davvero un altro. Chiunque sia mi piacerebbe essergli amico.

 

Cavadi Augusto,
Jacques Maritain. Un maestro per l'oggi. Critica del moderno e postmoderno alla luce di Tommaso d'Aquino
IPOC

Domenica, 21 Giugno 2015 20:24

L’Evento

Del libro “La realtà non è come ci appare” di Rovelli, fisico teorico vigile alle implicazioni filosofiche dell’indagine scientifica, mica ho compreso cosa sono le strutture granulari schiumose e neppure i molluschi di tempo-spazio che si incurvano, eppure grazie a quella lettura continuo a ruminare che la realtà accade, di volta, in volta, per interazione, per mutua azione tra sistemi, campi e corpi, che via, via, relazionandosi creano letteralmente l’esistente.
Eventi di realtà circoscritti allo specifico contesto delle forze interagenti non sperimentabili dagli assenti e insieme eventi aperti in quanto un ente, un corpo, o più corpi esterni possono interagire con essi modificando l’evento anche per mera osservazione.
Eventi fluttuanti che senza interazione non esisterebbero, compresi - a dire dei fisici teorici - anche il tempo e lo spazio. Eventi oggettivi ripetibili a parità di forze in campo e condizione dell’interazione, nondimeno accadimenti sempre provvisori e nuovi, non duplicabili come i concerti rock live, quelli dove “io c’ero”.

Se funziona così anche nella realtà del quotidiano vivere si aprono imponenti scenari di responsabilità e sovranità personali e collettive. Consideriamo in questa prospettiva l’accadimento del leggere un libro e, a maggior ragione, l'evento del dialogo: relazioni, contaminazioni, interazioni che originano non mera somma o sottrazione delle forze in campo ma, nel bene o nel male, istantaneo inedito avvenimento altro.

Domenica, 21 Giugno 2015 10:34

Il Vento

Mi torna alla mente il colloquio con Nicodemo nel vangelo di Giovanni, quando Gesù di Nazareth gli avrebbe detto:

« Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito ».

Niente di poetico, ma razionale assalto alla categoria dell'immodificabile predetto (o Teoria).

Sabato, 20 Giugno 2015 17:24

Formigoni. Sofistica applicata

Buccini nell’intervistare Formigoni [1] mi cita in piazza:

« Bruno Vergani era uno dei primi Memores della casa di Concorezzo, il cui priore era Alberto Perego, che nel giro di alcuni anni diventerà il fedele compagno di Formigoni e si intesterà conti e società estere (Paiolo, Candonly, Memalfa) sempre proteggendo il segreto della titolarità con la sua professione di commercialista. Crollerà presto, il giovane Vergani, il cimento è troppo arduo per lui. Però ne trarrà una interpretazione sul senso della cassa comune:

“I Memores fanno voto di povertà. Ma questo non significa proibizione di utilizzare i soldi e i beni del gruppo. In questa concezione, il confine di imputabilità di ogni Memor in relazione al patrimonio dei Memores (e viceversa) diviene nebuloso: i nomi e i cognomi si confondono, si unificano indistinti in quel noi umano che diventa sovrumano e divino, in cui tutto si ricompone e viene inglobato, coperto, giustificato, salvato… questa concezione del possesso e dell’utilizzo mette in moto, a mio avviso, meccanismi ambigui e derive tribali nella gestione dei soldi e dei beni”.

Formigoni è sprezzante. Ride in falsetto. “Non siamo gli Hare Krishna, questa è la descrizione degli Hare Krishna, su! Non potete prendere per vangelo le caricature di un povero signore”. »    

Applicazione puntuale e compiuta della notoria strategia retorica de l’argumentum ad hominem subito rafforzato da argumentum ad personam (un giro su Wikipedia per i dettagli).
Siccome mi piace ascoltare, dialogare e argomentare nel merito, così da apprendere e migliorare, le strategie difensive o offensive della retorica non mi hanno mai eccitato, però bravo.  


[1] Goffredo Buccini,
Governatori, Così le Regioni hanno devastato l'Italia
Marsilio, 2015.

Sabato, 20 Giugno 2015 10:15

Teoria degli insiemi

A parte le relazioni lavorative e qualche incontro accidentale come i vicini di casa, la cassiera al supermercato, un qualche parente e quello che ti ritrovi a fianco nella coda al semaforo, per il resto, tutto sommato, sovente ognuno ha (o se un po’ eremita come me non ha) gli amici e i “nemici”, gli interlocutori e le frequentazioni, che si merita.

Giovedì, 18 Giugno 2015 16:47

Laudato si’, note a caldo

L’enciclica Laudato si’ - sulla cura della Casa Comune è articolata e stimolante, Francesco affronta la tematica dell'ecologia rivolgendosi « a ogni persona che abita questo pianeta » affermando che « non c’è ecologia senza una adeguata antropologia. » Quale ecologia e quale antropologia?

Per Ratzinger le seguenti: « Davanti alla questione fondamentale irrisolvibile dalla stessa teoria dell'evoluzione – se comandi l'insensatezza o il senso – la fede esprime la convinzione che il mondo nella sua interezza, come dice la Bibbia, venga fuori dal logos, cioè dal senso creatore, e rappresenti la forma contingente del suo proprio compimento [...] Il riconoscimento del mondo in divenire come autocompimento di un pensiero creatore racchiude il suo ricondurre alla creatività dello spirito, al Creator Spiritus. » (Fede nella creazione e teoria dell’evoluzione)

Bergoglio, nella Laudato si’, ridice così:
« Per la tradizione giudeo-cristiana, dire “creazione” è più che dire natura, perché ha a che vedere con un progetto dell’amore di Dio, dove ogni creatura ha un valore e significato ».

Io, dalla mia giurisdizione, la rivedo così: non so perché esisto e pur fluttuando tra insensatezza e senso propendo, moderato, ad affermare il senso mio e di ciò che mi circonda. Senso di me perché constato che lavorando creo significati e talvolta raggiungo con soddisfazione mete; senso dell’universo perché nel prendere atto della mia personale libertà creatrice deduco che, da una qualche parte, l’avrò pur ereditata. Quindi siccome ci sono, visto che penso e con me ci sono e pensano anche gli altri, concludo che (anche se non sempre pensiamo e operiamo sano e bene) nella natura che ci precede e costituisce un “qualche” logos ordinato e significante - a mia e nostra immagine - sia in qualche modo presente e operante. Propensione al senso moderata e nebulosa e nel contempo con evidenti rischi di smisuranza al rialzo del Soggetto, che tuttavia trova conforto e conferma nel considerare che tra quelli che il senso l’hanno preciso sono da includere anche i nazisti e i combattenti dell’ISIS. Fattispecie esaltate e fanatiche che esautorano il valore della persona; soggetti che percependosi alienati, perché puntini insignificanti nell’universo, abbracciano in un disperato tentativo di emancipazione narrazioni bislacche. Osservo, per inciso, che nei vangeli tale concezione appare rivoluzionata: Gesù di Nazareth dice poco della grandezza di Dio e molto del valore dell’uomo.

In ogni caso, come ricorda puntualmente Francesco, pur con concezioni differenti siamo sulla stessa barca, così partendo dalla tradizione giudaico-cristiana, o dal naturalismo, o da un tentativo di sintesi tra le due visioni, su specifiche problematiche: crisi ecologica derivante dai rifiuti, dai cambiamenti climatici, dalla scarsità dell’acqua e dalla perdita della biodiversità, possiamo «intimamente uniti a tutto ciò che esiste» lavorare proficuamente nella stessa direzione. Al riguardo apprezzabile la proposta di una ecologia integrale: non solo ambientale ma anche economica, sociale e culturale. Notevole la rivoluzione ermeneutica proposta dal papa riguardo l’invito biblico a soggiogare la terra. Piacevole lo stile semplice e efficace e le universali aperture, come la citazione del maestro sufi Ali Al-Khawwas mistico dell’islam, il riferimento costante al patriarca Bartolomeo, oltre a concezioni contigue alla visione cosmologica dell’Oriente spirituale seppur mai citato. Audace - anche se analizzando la storia della Chiesa alquanto discutibile - l’attacco frontale alla proprietà privata: « La tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata », affermazione per contesto più prossima alla concezione dei nativi americani che al pensiero marxiano.
 
Perplessità nel merito? Tre più una:

1 Viene affermato che la cultura del relativismo è causa di sopraffazione tra gli uomini, omettendo le epocali angherie perpetrate nel nome e per conto di monolitiche certezze e fedi, cattolica inclusa.
2 Francesco scrive che « Il pensiero giudaico cristiano ha demitizzato la natura ». Mica tanto. Prova? L’enciclica sentenzia: « Maria elevata al cielo è Madre e Regina di tutto il creato»: Natura idealizzata a Ente immacolato. Forse da quelli parti una qualche mitizzazione permane ancora.
3 L’enciclica afferma: « Incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni, è un modo per non affrontare i problemi ». Una cosa non esclude necessariamente l’altra e che la procreazione consapevole possa costituire elemento favorente l’equità sociale mi sembra evidente, lo stesso Bergoglio lo afferma, in differente passaggio, invitando ad un atteggiamento ecologico nel quotidiano e lodando chi in contesti disordinati, caotici e saturi « in mezzo al disordine e alla precarietà » modifica attraverso scelte ordinate gli effetti avversi dell’ambiente.

Tutto sommato nella Laudato si’ convivono due registri parecchio differenti:
uno laborioso, fresco, aperto, stimolante e un altro prevedibilmente dottrinale e fisso. Se li mischiamo succedono cose strane, pure il verme trinitario:
« Per il buon funzionamento degli ecosistemi sono necessari anche i funghi, le alghe, i vermi… » e dopo alcune pagine « Ogni creatura porta in sé una struttura propriamente trinitaria ». Sarà. Forse meglio tenere ben distinti i due registri.

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