BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Giovedì, 28 Febbraio 2019 18:12

Mestieri (quasi) impossibili

Scritto da 

Il consulente filosofico, se doc, non esercita i mestieri impossibili del governare, educare, curare (Freud), eppure rischia l’impraticabilità del suo operare per meri fattori di domanda e offerta:

chi necessita di quel percorso è sfornito dei prerequisiti[1] per comprenderlo e iniziarlo; chi ne è fornito lo sta già percorrendo.

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1 Consapevole esigenza di volere un ragionevole orientamento esistenziale e ordinamento intellettuale sulle grandi domande della vita. Più che un prerequisito già un traguardo e non da poco, al secolo raro.

Ultima modifica il Venerdì, 01 Marzo 2019 09:50

4 commenti

  • Link al commento Neri Pollatri Lunedì, 04 Marzo 2019 10:20 inviato da Neri Pollatri

    Caro Bruno, l'osservazione è simpatica, ma non è vera. Semplicemente perché non è vera la definizione del "consulente filosofico doc".
    Questi infatti non offre un "orientamento esistenziale" - se lo facesse ricadrebbe comunque nel campo dell'educativo - né parla granché delle "grandi domande della vita" - come dice Davide Miccione riprendendo Achenbach, il consulente filosofico si occupa del dettaglio, mentre le "grandi domande" sono pensieri all'ingrosso. Il consulente filosofico doc fa invece chiarezza sulla relazione tra il pensiero dell'ospite e la sua percezione della realtà; al limite, costruisce con lui una nuova mappa del mondo.
    Ma quasi tutti hanno esigenza di chiarezza sui propri pensieri e di più precise mappe della realtà! Quindi perché il consulente doc non ha la lista d'attesa per le proprie prestazioni? E' semplice: perché i (sedicenti) filosofi consulenti continuano a proporsi per cose diverse da quel che dovrebbe fare un consulente doc, cioé appunto propongono orientamento esistenziale e riflessione su "grandi domande". Se - tutti quanti - proponessero solo di fare chiarezza sul pensiero avrebbero molti più consultanti!

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  • Link al commento Augusto Cavadi Lunedì, 04 Marzo 2019 10:32 inviato da Augusto Cavadi

    Sempre chirurgicamente genialoide, il mio Bruno !

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  • Link al commento Bruno Vergani Lunedì, 04 Marzo 2019 14:34 inviato da Bruno Vergani

    Aggiungo sotto il commento che mi ha trasmesso, a seguito di mia richiesta, Stefano Zampieri. In uno sguardo d'insieme, anche di altri interventi che ho sentito sulla tematica, concludo che una definizione univoca di "Consulente filosofico" non è possibile e, probabilmente, è giusto così.

    « Non sono del tutto d'accordo, spesso le persone hanno soltanto una vaga esigenza di senso, sufficiente per portarli a rivolgersi a un filosofo ma non abbastanza da consentir loro di affrontare da soli il percorso di consapevolezza. Ci sono difficoltà dalle quali non si esce da soli ma solo con l'ausilio di una voce esterna che vede quanto da soli non riusciremo mai a vedere perchè "implicati" nell'esistenza. »

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  • Link al commento Neri Pollastri Mercoledì, 06 Marzo 2019 11:39 inviato da Neri Pollastri

    Caro Bruno, neppure il "calcio" si può definire univocamente: si può giocare quello della FIFA se se ne seguono le regole, altrimenti si può giocare il calcio a 5, che ha altre regole, oppure il calcio fiorentino, che assomiglia al rugby, o farsi il proprio "calcio" con le proprie regole. Ma nessuno confonde il calciante del calcio storico fiorentino, che prende la palla con le mani e può legittimamente prendere per il collo gli avversari, con un calciatore FIFA, né si ritiene che le caratteristiche tecniche e fisiche di un calciatore di calcio a 5 siano adatte a fare il centravanti in serie A.
    In origine "consulente filosofico" rimandava al lavoro che fa Achenbach; se prendi i suoi libri (anche quelli meno letti, come "Saper vivere" e "Del giusto nel falso") e li analizzi con attenzione, vedrai che una definizione della sua professione viene fuori. Ecco, non confondiamo quel "consulente filosofico" con i sedicenti tali che però "curano", "orientano", danno consigli tratti dalle "filosofie" del passato. E chiediamoci invece perché questi ultimi pretendano di usare un'espressione che una definizione ce l'ha, stravolgendone il significato.

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