Chiara Corbella, al quinto mese della terza gravidanza, era affetta da carcinoma. Aveva optato per cure che non procurassero danno al figlio per sottoporsi a terapie efficaci solo dopo il parto. Il bambino era nato sano, ma per lei era ormai tardi ed è morta l’estate scorsa a 28 anni. I due figli nati in precedenza erano morti - il primo a mezz’ora dalla nascita, il secondo dopo qualche mese - per gravissime malformazioni congenite diagnosticate sin dalle prime ecografie in gravidanza, che Chiara Corbella aveva scelto di portare avanti. Perché? La madre lo spiegava in una sua testimonianza:
“Ho pensato alla Madonna anche a lei il Signore aveva donato un Figlio che non era per lei, che sarebbe morto e lei avrebbe dovuto vederlo morire sotto la croce. Questa cosa mi ha fatto riflettere sul fatto che forse non potevo pretendere di capire tutto e subito e forse il Signore aveva un progetto che io non riuscivo a comprendere”.
Prima di morire aveva scritto all’unico figlio:
«Vado in cielo ad occuparmi di Maria e Davide [i due figli morti prematuramente] e tu rimani con il papà. Io da lì prego per voi».
Nel sito ufficiale di Chiara Corbella gestito dalla sua famiglia è messa in piazza la storia integrata da video, immagini, audio, testimonianze, esuberanza di particolari e rassegna stampa sul caso.
Antonio Socci su “Libero” del 7 ottobre amplifica la propaganda:
«Ricordate quel milione di giovani, per l’anno santo del 2000, a Roma, attorno a papa Wojtyla? Cantavano “Jesus Christ, you are my life”. I giornali laici li sbeffeggiarono dicendo che in realtà quella era una fede di facciata, superficiale. Era vero? Che ne è di loro? Chiara Corbella è la risposta. La sua storia sta commuovendo il mondo.» Poi continua:
«C’è un giardino nel mondo dove fioriscono queste meraviglie. Dove accadono cose stupende, inimmaginabili altrove. E’ la Chiesa di Dio. Nessuno dei potenti e dei sapienti lo conosce. Per loro e per i loro giornali la Chiesa è tutt’altro. I giornali strapazzano il Vaticano e Benedetto XVI per Vatileaks. I riflettori dei media sono tutti per i Mancuso, i don Gallo, gli Enzo Bianchi. O per ecclesiastici da loro ritenuti “moderni”.»
Qualcosa ci sarebbe da oppugnare riguardo la propaganda di «queste meraviglie» e «cose stupende», di sacre immolazioni, del bizzarro nichilismo che gestisce il reale "al di qua" in funzione di un presupposto aldilà: desiderio contraddittorio di volere ad ogni costo un corpo per poi esserne insoddisfatti anelando l’eterno, dell’equivocare un organismo con una persona, dell’approccio pietistico che assimila il malato alla vittima giustificando a oltranza sue responsabilità.
Ma noi ci fermiamo qui e glissiamo pudicamente. Réclame e riflettori li lasciamo a Socci.