Il Convicinio di Sant'Antonio nei Sassi di Matera sono quattro chiese rupestri contigue. Gli ambienti da luoghi di culto divennero cantine, così mole di pietra calcarea e cisterne per fare vino si sono mischiate ad affreschi di S. Antonio Abate e San Sebastiano.
Santi e vino rosso ben si contaminano nel Convicinio di Sant'Antonio, tutto è stato perfetto e bello fino a quando, l’estate scorsa, ci hanno messo dentro il “Museo della Follia” realizzato dalla Fondazione Sgarbi, che così spiega l’iniziativa:
«il Museo della Follia nasce da un’idea vera e propria di regia, e punta ad una evocazione poetica di tutti coloro che hanno lavorato nei manicomi, ricordando anche, nell’ultima sala, la figura di Basaglia con la proiezione del video ‘X-day’ dove Basaglia parla della futura legge 180».
Oggi nell’incontrare nel piccolo complesso di chiese-cantine installazioni, neon, farmaci scaduti ritrovati nei manicomi riposti a capocchia sui vecchi palmenti per la produzione del vino, o inchiodati su colonne del XV secolo a far compagnia alle immagini di santi popolari, si percepisce rapido e preciso che qualcosa non va; una sensazione uguale a quando, seduti in bella compagnia e buon cibo, c’è la televisione accesa che rompe le palle.
Peccato la tematica della mostra non era male e alcune opere notevoli, ma messe lì diventano rumore, il luogo le rigetta, importunato si vendica istantaneo nell’anestetizzarle. Artisti, critici d’arte e politici locali entusiasti del paciugo.
Niente di irrimediabile, il “Museo della Follia” è iniziativa itinerante, un posto giusto è lì che attende. Una fabbrica dismessa di Berlino Est non sarebbe male.