Provincia planetaria
Le subregioni italiane le riconosci dalle piazze dei paesi nell’omologato stile dei campanili. Subregioni contigue hanno sovente territorio simile e si somigliano, come la Brianza, il Varesotto e la Bergamasca, oppure il Comasco e il Lecchese, ma quando la storia degli abitanti è stata diversa anche le piazze, pur in territori affini, appaiono differenti: la Valchiavenna mica è l’Ossola.
Le subregioni sono prodotte dall’interazione del pensiero degli abitanti con la terra del luogo. In questo circoscritto impastare accade una inaspettata lievitazione planetaria; nell’arcaico mescolamento tra pensiero e terra c’è qualcosa di universale, cosicché tutti quelli che emigrando da terre remote si insediano sotto un qualunque campanile -in qualche modo- erano lì da sempre.
Teoria del complotto
Più ci si auto esautora dalla responsabilità personale che intende, vuole, sceglie e implementa in libertà, più si scorgono congiure esterne, macchinazioni, cospirazioni, trame e intrighi.
Nei casi più severi di abdicazione da sé il complotto è interpretato planetario.
Alla ricerca di un significato della vita
Viktor Frankl (1905 –1997) psichiatra viennese è il fondatore della “terza scuola viennese di psicoterapia”, dopo Freud e Adler, denominata logoterapia. Correlata alla fenomenologia e all’ esistenzialismo è filosofia e terapia che invita a cercare il logos, inteso come senso della vita. “Analisi esistenziale” che vede la persona spiritualmente libera, oltre il fisico e lo psichico, responsabile del suo destino. Possibilità, dunque, per il soggetto di emanciparsi dai fattori sociali, pulsioni e archetipi, grazie alla sua originale libertà e responsabilità abile nel realizzare valori e scopi così da implementare senso all’esistere.
Frankl, ebreo, nel 1942 fu deportato, con parte della famiglia, in differenti campi di concentramento, Auschwitz incluso. A differenza dei suoi cari sopravvissuto a tale tragedia la sua biografia dà forza, rispetto e credibilità, alla sua posizione filosofica e proposta terapeutica.
Il libro, curato da Eugenio Fizzotti, raccoglie vari contributi di Frankl, di diversa provenienza, che enucleano in linguaggio semplice e diretto i cardini della logoterapia.
In mezzo a tanto valore il volume risulta -in estesi passaggi- ingenuo e superficiale, a iniziare dalla scrittura stile nazional-popolare all’ “americana”: quasi un susseguirsi di spot a favore della logoterapia che poco entrano nel merito e dove, nonostante stringate premesse riconoscenti a Freud, Adler e Jung, sono estrapolati e riportati, solo e sempre, casi clinici fallimentari dei terapeuti -tragicomica armata Brancaleone- delle correlate scuole, contrapposti ai sistematici successi della logoterapia.
Ma il punto che lascia davvero perplessi è un altro: Frankl è un segugio che subodora e sbrana ogni nichilismo per affermare il primato del significato esistenziale, ma quale significato? Al riguardo nessun approfondimento, sembra che sia sufficiente averne uno per vivere sani. Eppure anche i nazisti ne avevano e di precisi.
Alla ricerca di un significato della vita
Viktor Frankl
a cura di E. Fizzotti, Mursia.
Ecumenismo filosofico
Volontà, Schopenhauer; Potenza, Nietzsche; Pulsione, Freud; Senso, Frankl; Evoluzione, Darwin; Progresso, Voltaire; Rivoluzione, Marx:
non possiamo escludere che osservino, da differenti angolazioni, la medesima forza propulsiva.
L’antieroe
Eccolo al risveglio con miriadi di possibilità e qualche obbligazione, ma è un giorno lavorativo: si alza, rinuncia alle possibilità e ottempera le obbligazioni.
In questo optare talvolta il piacere personale coincide col principio di realtà, sovente diverge, allora implementa un compromesso un po’ nevrotico: adempie l’obbligo sviluppando col pensiero nuove possibilità, talora correlate alla concretezza del presente, di tanto in tanto libere e universali, eppure in quel espandersi non trascura ciò che sta facendo.
Qualcuno riesce a fare di meglio?
Cosa mangi a colazione?
Singolare l’imperversante, petulante, giudizio che valuta malsano iniziare il giorno con cappuccino e brioche industriale invece che con frutta di stagione a filiera corta e yogurt biodinamico, noncurante dei rischi fisici procurati dall’ingurgitare la spazzatura mattutina di una certa radio, internet, televisione, musica e stampa.
Mio altezzoso criptomoralismo monastico? Un po’ si. Forse meglio un distaccato "a ciascuno il suo".
Mezzo minuto
Non mi ricordo cosa ho sognato questa notte, ma al risveglio per il primo mezzo minuto ho percepito una libertà inedita, così da accorgermi della personale influenza coercitiva che inutilmente mi incatena a me stesso.
Puzzo di sacro
Nell’oltrepassare il portale del cimitero monumentale ero entrato in una specie di serra, forse di zoo. Regno altro di malriusciti dèi ingabbiati in sacrari, altarini e teche, pietrificati in targhe, cippi e steli. Odore di inerzia.
Non luogo forse creato dai minuti di silenzio di quelli che commemorano i morti. Ma quanti decibel bisogna togliere al mondo per raggiungere il silenzio? Ma a cosa penseranno dentro quei sessanta secondi? Dove mai si raccoglieranno? E perché contraggono un po’ le labbra?
C’è qualcosa che non va. Forse aveva ragione quell’antico predicatore ebreo:
«Seguimi e lascia che i morti seppelliscano i loro morti» (Mt 8,22).
Notturno delucidare
Al risveglio può risultarci chiara una frase ostica letta prima di addormentarci e talvolta avvertiamo ridimensionati passaggi di un libro che ci avevano intrigato la sera precedente. Non di rado il personale giudizio si precisa nel merito con conferme o smentite sui pensieri dell’autore letto, come anche di persone incontrare, film visionati e personali pensieri sui quali, prima di addormentarci, avevamo glissato.
Parafrasare, approfondire, contestualizzare, universalizzare, portare a termine semilavorati, valutare. Quanto lavoro nel dormirci sopra.
Neopaganesimo-cristianesimo uno a zero
Aveva iniziato Paolo di Tarso col tormentone delle metafore sportive. Sembra gli piacesse la corsa e anche la lotta, così esortava all’impegno spirituale tramite espressioni sportive. Qualche padre della Chiesa si è poi attardato nell’emularlo, così il popolo, più esperto in sport che in dottrina, grazie a metafore ludico-sportive riusciva a comprendere meglio i misteri della fede.
Ancora non esisteva il gioco del calcio come oggi praticato sennò, non possiamo escluderlo, ci sarebbero andati giù di brutto nel traslare il mondo intero al terreno di gioco calcistico con più solennità dei moderni preti d’oratorio: similitudini spinte tra la durata della gara in campo e la nascita e morte di tutti quanti; parabole sul pallone in gioco e la ricerca di meriti celesti nella segnatura di una rete; allegorie su calci di rinvio e d'angolo e anche di punizione; fuorigioco metafisici; mistiche verticalizzazioni dell’aria di rigore; apologie sulla sacra rimessa dalla linea laterale con arbitro e sacerdoti assistenti che sanzionano falli e scorrettezze veniali o gravi, finanche mortali così da meritarsi la scomunica dell’espulsione.
La viva tradizione millenaria delle metafore sportive, dove lo sport si erge a riferimento per le religioni e non viceversa -così per molto altro-, stila puntuale la classifica delle confessioni religiose attualmente più diffuse al mondo: mica primeggia il cristianesimo e manco l’Islam, è il paganesimo sportivo che deteneva e ancora detiene il primato assoluto con milioni di fedeli oranti nelle sue basiliche e cappelle di periferia, coi suoi chierichetti raccattapalle, con novizi, vescovi e cardinali e, di tanto in tanto, un qualche martire da onorare.
Non male questo imperante e onnipervadente neopaganesimo, tutto sommato interconfessionale e un po’ ecumenico.