BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo
Mercoledì, 05 Novembre 2014 10:48

Libera interpretazione proiettiva

A una certa età tutti possono ricordare la notizia del luttuoso accadimento di un prossimo caro. Se in quel preciso istante si trovava all’aperto forse avrà osservato l’amplificarsi della natura: brezza che diventa vento, cielo farsi più terso se sereno o più coperto se nuvolo.

Lì l'immediata percezione di scostamento tra la personale sofferenza e l’impassibilità della natura. Stabilità del cosmo percepita -come per le macchie di Rorschach- da qualcuno irriverente finanche beffarda, per altri interpretata consolante. Talvolta un mix dei due estremi.

Pubblicato in Filosofia di strada
Domenica, 02 Novembre 2014 11:15

Meme

In due stringati post avevo inconsapevolmente scritto della protoscientifica “Teoria dei memi”; un giro su Wikipedia per saperne di più. La differenza è che la teoria, oltre a quelli proficui, individua anche memi dannosi.

Se ci sei batti un colpo

La fotografia della faccia del defunto sembra attualizzarlo, invece lo pietrifica fissandolo nel passato.

Un po’ contigua a tale fissazione è il religioso immaginare vivo e morto collocati in un luogo di ordine superiore, sorta di accesso a un salotto metafisico che dispensa parvenza di contatto e conversazione.

Forse più efficaci gli strumenti di contatto neopagani come il piantare un albero in onore del defunto, così da glorificarlo attraverso un simbolo naturale, vivo e condiviso.

Ma, alla larga da occultismi, il contatto fattuale accade attraverso lo strumento scrittura se il defunto aveva scritto - comprese le varianti del detto e riferito - il suo pensiero. Il discorso di un autore vissuto più di dieci secoli fa ti si può avviluppare al corpo stimolandolo più di un partner vivo e vegeto. L’evento apre scenari imponenti per vivi e morti.

Consegna del testimone

C’è e ci sarà sempre qualcuno abile nel progettare aerei, costruirne di migliori e capace di pilotarli. Eppure tra - più o meno - cento anni manco uno dei competenti vivi ci sarà ancora e l’intero scibile umano verrà traghettato a nuovi nati, tutti con livello di conoscenza zero. Tabula rasa e si riparte.

Anche se a ogni passaggio non si riparte dalla preistoria; anche se siamo numerosi; anche se mentre qualcuno muore più di qualcun altro nasce senza soluzione di continuità e la consegna del testimone avviene gradualmente e non d’un botto, c’è tuttavia da meravigliarsi che un certo progresso riesca, tutto sommato, a perpetuarsi e a “tenere”.

In tale funzionamento ci deve essere qualcosa che va oltre la mera consegna di testimone. Forse abbiamo l’anima di gruppo come le formiche e il sapere raggiunto in qualche modo si espande osmotico, onnipervadente, a tutta la specie.

Pubblicato in Filosofia di strada
Venerdì, 31 Ottobre 2014 19:03

L'atto sovversivo

«E tu, lenta ginestra,
Che di selve odorate
Queste campagne dispogliate adorni,
Anche tu presto alla crudel possanza
Soccomberai del sotterraneo foco»

Con quel «Anche tu» Leopardi vede la ginestra sulla sua stessa barca; la interpreta compagna nell’epilogo che incombe sui mortali. Eppure in quel proferire del poeta capace di vedere, analizzare e giudicare i prefissati processi naturali in qualche modo li sorprende e scompiglia emancipandosi dall’incantesimo. Nel sovrano atto poetico che prende distanza dal destino artefice di impersonali automatismi giudicandolo, accade -pur nella ineluttabilità dei processi biologici e cosmici- una auto-redenzione, una immediata ricompensa, un appagamento pronta cassa.

La ginestra, grazie all’umano originale sovversivo giudicare di Lepardi, potrebbe scorgere anch'essa un barlume di sovranità, di emancipazione dalla «crudel possanza», invece permane catatonica, indifferente e all’incombente minaccia e a possibilità di salvezza.

Ginestra e poeta sulla stessa barca, ma differente è il loro navigare.

Pubblicato in Filosofia di strada
Giovedì, 30 Ottobre 2014 09:44

«Il giovane favoloso»

A un festival di filosofia avevano appiccicato sul muro un foglio con scritto:
«La filosofia è la biografia del filosofo».
Nonostante avessi subodorato criptomoralismo la “sentenza”, tutto sommato, mi era piaciuta. Dopo aver visto «Il giovane favoloso», film biografico su Giacomo Leopardi di Mario Martone, ho cambiato idea per la plastica esperienza dello scostamento tra vita (pensiero) e biografia del protagonista.

Incongruità inesorabile e universale: la biografia non è l’accadere del soggetto ma interpretazione narrativa -autobiografie incluse- dell’autore.
Nella biografia filmica, dove tutto è in campo, l’interpretazione del protagonista implementata dal regista inevitabilmente si amplifica, nonostante le migliori intenzioni di ottemperare “statuti epistemologici storiografici”.

Congrua a Leopardi è la sua opera omnia, tutto il resto -nel caso di specie abbozzi di caso clinico del malriuscito, estemporanee sovrapposizioni di madre natura e madre biologica, frequentazione di puttanai partenopei- è noia.  

Pubblicato in Recensioni
Giovedì, 23 Ottobre 2014 11:25

Giovevole estirpazione

Esausto di ferirsi smarrito nel sempiterno labirinto di ginepri ha sradicato

Il Padre, La Madre;
Il Figlio, La Figlia;
La Sorella, Il Fratello;
L’Amato e L’Amata,

per incontrarli finalmente per le donne e gli uomini reali che sono. Qualcuno amico, ognuno criticabile, ognuno apprezzabile. Nessuno indispensabile, manco lui.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Martedì, 21 Ottobre 2014 09:14

Il “paretaro”

Nel costruire la parete a secco consideravo la vita degli uomini.


C’è la specchia dove si sistemano pietre di tutti i tipi sparse sul terreno che intralciano il cammino. Lavoro di ordine psicologico, epistemologico e estetico.

C’è, poi, il muro eretto con pietre scelte per forma e dimensione che, quando necessario, vengono ulteriormente squadrate e ridimensionate. Lavoro di apprendimento e messa in opera di materia prima altrui.

Alla fine c’è un terzo movimento, ma lì la metafora mi si è sgarrata perché impossibile nel campo eppure essenziale nella vita, quello del personale implementare pietre inedite.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Domenica, 19 Ottobre 2014 18:01

L’ora di religione

Chiedo a mio nipote, che frequenta con profitto la terza elementare, se c’è qualche materia che non gli piace.

Mi risponde secco: «Religione.»

Lì per lì, vedendolo tanto persuaso, considero che l’abolizione o quanto meno la rivoluzione della materia  procurerebbe vantaggi a tutti quanti, Chiesa cattolica in primis.

Ma forse il mio giudizio è frettoloso, tutto sommato la materia è facoltativa, inoltre a non fargliela piacere potrebbe essere l’insegnante e poi il parere di mio nipote mica esprime l’indice di gradimento di tutti gli scolari d’Italia.
Opportuno approfondire. Meglio chiedergli, perlomeno, i motivi del suo rifiuto, ma il ragazzo è uno sveglio ed è già schizzato via.

Pubblicato in Sacro&Profano
Sabato, 18 Ottobre 2014 08:39

Il potatore

Primo mattino tre motoseghe cantano, è arrivata la squadra dei potatori. Scendo nell’uliveto un po’ addormentato, ammiro la competente aggressione alle piante secolari, rapidi non sbagliano un colpo. Uccio, responsabile della squadra, osserva perplesso un ulivo potato da altri la scorsa primavera. Blocca la motosega e sentenzia:

«Non ha preso calci in culo!».

Mi sveglio per chiedergli chiarimenti. Dice che quell’ulivo è potato davvero male e mi racconta la sua storia professionale. Sono 45 anni che pota, a 12 anni lo faceva a mano diretto dal padre, ogni ramo mal tagliato si prendeva un calcio in culo. Dice che così ha imparato rapido e bene.

Penso alle scuole steineriane, alle montessori, ai centri di educazione democratica e libertaria, agli spot contro lo sfruttamento del lavoro minorile e Uccio mi risponde riaccendendo la motosega per riprendere concentrato il suo lavoro. E’ vigoroso come un ulivo, soddisfatto, sano. Io moderatamente confuso.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Venerdì, 17 Ottobre 2014 15:33

Crono alienazione

Me ne sento quaranta ma vado ai sessanta. Così vecchio? Com’è accaduto? Dei periodi saranno sicuramente trascorsi tanto rapidi da sfuggire al ricordo. Per farli emergere dall’oblio, così da individuarli, ho riportato gli anni della mia esistenza correlati dai relativi compleanni: «1957 un anno, 1958 due anni, 1959 tre…» fino a oggi; integrando date e corrispondenti età con annotazioni di avvenimenti personali e storici un minimo significativi per ravvivare meglio i vari periodi, così da rammentarli.
Nell’analizzare il rendiconto è emerso preciso tutto il tempo “sparito”: anni accomunati dalla medesima caratteristica, tempi nei quali avevo eseguito ripetutamente le stesse cose ottemperando al regime imperativo di guadagnare denari lavorando per costruire famiglia e casa.

A ben vedere ci sono dentro ancora. Compiere il proprio dovere accorcia la vita?

Non è detto, mica tutti i regimi sono necessariamente imperativi, anzi compiere puntualmente il personale lavoro migliora la vita, lunga o corta che sia. E’ invece il funzionamento sistematico, obbligato, continuo e obbediente, teso a ottemperare imposizioni -non necessariamente esterne1- che abbrevia percettivamente la durata esistenziale. Talvolta non solo la percezione.

 

1 riguardo "esterni" imperativi storico-sociali e correlate psicologie di ispirazione marxista vedi qui

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Mercoledì, 15 Ottobre 2014 17:54

L'imprinting

Ognuno ha il suo imprinting indelebile e io ho quello cattolico. Non lo valuto peggiore di quello borghese e manco di quello marxista. Non mi sarebbe dispiaciuto avere un bell’imprinting anarchico ben incistato nelle viscere, ma tutto sommato non mi lamento.

Da tanto tempo ho cambiato idea, eppure anche se mi sono attardato nel contestare parti fondanti del cattolicesimo non sono riuscito a diventare un apostata ortodosso: il cattolicesimo è una bestia strana, onnivora, resiliente, fluttuante, mimetica, onnipervadente. Mica è l’Islam che, pur nelle sue complesse varianti, sai cos’è, sai dov’è, così da abbracciarlo o rinnegarlo con precisione.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici

Copyright ©2012 brunovergani.it • Tutti i diritti riservati