Vocazione
Apro a caso Goethe “Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister” e vedo il giovane protagonista che libero da impegni e legami acquista, con l'aiuto dei familiari, un teatro per onorare la sua vocazione di attore e drammaturgo.
Immagino un suo compaesano coetaneo potenziale buon attore e drammaturgo che invece di comprarsi un teatro fa il garzone di bottega per sostenere la madre vedova. Orfano garzone così prigioniero della circostanza da rinunciare alla personale vocazione-soddisfazione? Può darsi - come sostiene un certo cattolicesimo - che la sua vocazione sia quella di bottegaio con madre a carico, o forse aveva ragione Marx nel suo fronteggiare divari di opportunità, eppure nel realsocialismo è andata a finire che gli attori e drammaturghi più valorosi sono stati i dissidenti.
La vocazione talora si smarrisce in condizioni difficili, talvolta si ritrova nelle favorevoli, talora si chiarisce e rafforza nelle costrizioni, talvolta si perde in condizioni troppo vantaggiose. Complessa la vocazione di Wilhelm Meister, complessa la vocazione del garzone. Tortuosa eppure inequivocabile solo loro possono conoscerla: una bussola interna indica la direzione, da quella parte distinguibile all’istante soddisfazione di una qualità precisa.
Tesi, antitesi, sintesi
Ci sono filosofie teoretiche che si focalizzano sulla conoscenza e potenzialità del soggetto un po’ indifferenti alla fattispecie delle sue circostanze, oppure che affrontano dirette, attraverso la prassi, le specifiche condizioni al fine di redimere chi ci sta dentro.
Vedo nel messaggio evangelico una valorosa sintesi dei due approcci.
Esempio plastico di medesimo atto in differente circostanza:
Ontopatrigno
«Se Dio è possibile, allora esiste necessariamente».1
Se i miei figli mi descrivessero così mi preoccuperei un po’, e di loro e di me.
1 «Così Dio solo (o l'Essere necessario) ha questo privilegio che deve esistere se è possibile.» Leibniz, Monadologie, Articolo 45.
L’Aforisma
Sovente l'atto linguistico aforistico tenta di eludere la fallacia senza passare dalla gattabuia del logicismo. Talvolta ci riesce.
Il cazzotto
Giudicare l’altro invadendo la sua giurisdizione per misurarlo paragonandolo ad un soggettivo, presupposto, prefabbricato, fisso, profilo qualitativo standard, invece di considerarlo con riguardo fluttuando, è mettergli le mani addosso.
Self made man?
Se la compiuta realizzazione individuale dipendesse unicamente dalla personale iniziativa e responsabilità, dati statistici riscontrerebbero pari indice medio di soddisfazione in soggetti nati in Lussemburgo con corporatura statuaria in possesso di paterna eredità milionaria e storpi nati in Liberia da genitori denutriti. Siccome i conti non tornano avvantaggiati e svantaggiati sentenziano che la forza più dirompente e gloriosa è la casualità.
Equidistante posizionamento
«La mia libertà finisce dove comincia la vostra.»
La regola evoca un po’ il funzionamento di nidiate d’istrici e un po’ l’osservanza della distanza di sicurezza variabile tra veicoli in movimento del codice stradale.
La verifica
Un reparto di oncologia pediatrica è una minima parte di mondo, eppure giudizio universale: basta farci entrare qualsiasi pensiero, concezione, verdetto, affermazione e osservare se si paralizza e collassa, oppure “tiene” in esattezza, veridicità, legittimità, anche lì.
Amico?
Ho indizi precisi che non c’è amicizia se non si lavora liberamente e proficuamente insieme. Può accadere frequentazione, incontro formale o indifferente, intrattenimento, emozione e finanche affetto, ma non amicizia.
Mica è necessario costruire insieme una cattedrale, basta che collaboriamo in libertà anche semplicemente dialogando così da affinare il personale pensiero elaborando quello dell’altro, potando ulivi o impastando farina assieme, implementando e sviluppando progetti, edificando eventi d’arte e pensiero, fabbricando vita.
Il negoziante
In quei giorni la sua mesta apprensione per il calo di fatturato permaneva nel raccogliersi in sé, ma quando qualcuno entrava in negozio sembrava cessare. Poteva entrare un prossimo caro che non comprava nulla, o un cliente sconosciuto che chiedeva solo informazioni, eppure anche in assenza di legami emotivi e d’incasso l’umano corpo vivente dell’altro agiva istantaneo in lui, una sorta di stimolazione biochimica che lo emancipava dalla tristezza. Nondimeno in quella estemporanea redenzione percepiva l’altro insidiare la sua autoconservazione e così, per difesa, si raccoglieva in sé.
Moti inconsapevoli d’attrazione e repulsione per l’altro compresenti e interconnessi. Squilibrato? Forse. Eppure la compartecipazione simultanea di contrasti è necessaria al funzionamento degli atomi, alle meccaniche celesti, alla vita stessa.
L’uomo è più libero di elettroni e astri che girano e permangono in equilibrio attraendosi e respingendosi nel contempo, tuttavia come può rivelarsi pericolosa la scissione atomica appare insidiosa anche la morale incapace di prendere atto dell’inevitabile e naturale dinamica della inscindibile attrazione-repulsione. Morale che le separa per esaltarle divise, singole, cronologicamente disgiunte, autonome e purissime: sacra e assoluta attrazione contrapposta a sacra e assoluta repulsione. Tutto sommato “femminicidi” di provincia e guerre mondiali originano dall’incapacità di compromesso, di naturale bilanciamento e sintesi di compresenti forze opposte. Forse più sano il negoziante.