BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Sabato, 28 Agosto 2021 18:29

47 morto che parla

Può anche darsi che non ci sia un Io ma solo moti interconnessi di “fasci di percezioni”, e che la nozione di persona sia nient’altro che una “inferenza extraempirica ed extralogica” come afferma Hume, ma visto che tale affastellamento produce nel suo svolgersi sapere consapevole, ammirazione, disgusto, dolore e piacere, da una qualche parte ci potrebbe anche essere un polo percipiente, uno sguardo consapevole, una “forme maitresse” (Montaigne), un qualcuno che lo sperimenta.

Non sarebbe male che morto il corpo permanesse un residuo di questa “forma sovrana” che chiamiamo io, così da fonderci nella natura consapevoli di farlo. Vino nuovo in otri nuovi potrebbe andarci bene anche di essere qualcun altro o qualcosa d’altro, invece che ancora noi, l’importante è che ci sia un qualcosa capace di percezione consapevole, invece di niente e di nessuno.

Io: entità inesistente o forme maitresse con una sua sussistenza ontologica persistente? Tutto sommato la prospettiva di Hume non è poi così lontana da quella di Montaigne: se già fin da subito seppure sprovvisti di io, accade questo stranissimo sperimentare e sapere acefalo - manco Superman ! - possiamo concludere che è fenomeno davvero tenace, resiliente in massimo grado in qualsiasi situazione e regno.

Pubblicato in Filosofia di strada
Venerdì, 27 Agosto 2021 16:58

Sostrato incommensurabile

Zimbelli della natura ci accoppiamo per perpetuare la specie, diciamo che per un 70% stiamo insieme mossi da questa forza, percentuale che col tempo tende a diminuire; per il restante 30% stiamo insieme perché supportandoci e cooperando otteniamo entrambi di più, percentuale che col tempo tende a aumentare.

Poi, a volte, mischiato a tutto questo stiamo insieme per una sorta di piacere misterioso non quantificabile che non ha ragione e causa, noi siamo lì.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Mercoledì, 25 Agosto 2021 20:06

Ad ogni costo?

Essere/non essere. Esserci/non esserci. Vivere/morire. E l’esserci non abdica mai dal suo predominio, a oltranza vuole vincere la suprema partita.

Ma poi, di fatto, al di là di queste teorizzazioni e dottrine, alla fine perde sempre. Sapendolo, quando la suprema partita diventa estrema e il gioco si fa duro non è che teniamo sempre e comunque all’esserci ad ogni costo, incluso il costo di dolori atroci e sofferenze inaudite.

E quando la volontà di non soffrire più supera quella di essere ancora accade in questo ubi maior, minor cessat un sovvertimento ontologico; letto in positivo: se la vita ha un qualche senso e primato non è quello di essere e perdurare ma quello di non causare sofferenza mentre ci siamo.

Pubblicato in Filosofia di strada
Lunedì, 23 Agosto 2021 20:27

Centro di gravità permanente?

Cerco un centro di gravità permanente
 che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente

Ma considerando i danni prodotti dal peccato originale ereditato da una certa filosofia, che pretende di trovare risposta univoca e definitiva della realtà, potremmo ribaltare la strofa così:

“Cerco multicentri d'antigravità pervadente 
che mi faccian sempre fluttuare in nuove idee sulle cose sulla gente”.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Venerdì, 20 Agosto 2021 12:15

Gioco di specchi

Talvolta passeggiando nella natura non vediamo le piante, la terra, il cielo, gli insetti, per ciò che sono (e chi lo sa cosa sono realmente?), ma scorgiamo, là fuori, parti di noi stessi. Gioco di specchi dove la natura eccita parti della nostra psiche che le sono simpatiche che attivate si proiettano, a loro volta, sulla natura.

Forse se Narciso avesse contemplato gli insetti che si muovono veloci sulla superficie dello stagno, invece che la sua immagine riflessa, avrebbe visto la sua gloria. Non a caso, di solito, soddisfa di più contemplare il volo di una libellula che vedere la nostra faccia nello specchio mentre ci laviamo la faccia.

Pubblicato in Filosofia di strada
Martedì, 17 Agosto 2021 21:56

Redenzione

Esausto trovò redenzione nel farsi ingravidare dal moto della vita, così com’è, in presa diretta, pacchetto completo [1].

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1 Incombere della morte incluso.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Domenica, 15 Agosto 2021 19:22

Indizi

Guidato dal tanfo ho trovato il gatto che da qualche giorno non si vedeva più, l’ho trovato dietro al cactus, una palla di pelo ribollente di vermi gagliardi. Non ho mai visto tanta vita concentrata insieme.

Probabilmente il concetto di Essere è nient’altro che una astrazione, però potente e vitale, ordinato e piuttosto affidabile, l’universo sembra ci sia davvero invece che non esserci, e ci siamo pure noi ognuno qualcuno invece che nessuno.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Sabato, 14 Agosto 2021 11:37

Contrappunto polifinoco esistenziale

Nell'esistenza ci sono livelli razionali dove se non ci affidiamo al potere conoscitivo e pratico della ragione stoniamo di brutto, ma ci sono anche, punctum contra punctum, livelli irrazionali nascosti, potenti e vasti, dove se ci affidiamo alle sole possibilità conoscitive e pratiche della ragione stoniamo ancora di più.

Se teniamo separati i livelli senza però utilizzare strumenti differenti, di volta in volta adatti a interpretare ogni livello, stoniamo; se mischiamo o sovrapponiamo i livelli produciamo cacofonie incomprensibili, ma se li combiniamo una qualche melodia possiamo anche realizzarla.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Giovedì, 12 Agosto 2021 11:13

Provvidenza infernale

Non cade foglia che Dio non voglia. Provvidenza infernale nelle circostanze che incontriamo per la via. Circostanza: messa in scena di regista occulto forse superiore, accadere della volontà di Dio, del dio che ci tallona, della vita che ci tampina, rendez-vous dell’io con l’universo che svela l’ordine del mondo nel suo prefissato divenire.

Sia che passiamo in perfetto orario proprio da lì, che in anticipo da tutt’altra parte, l’onniveggente ordine provvidenziale ci pedinerà spietato manifestandosi preciso nella circostanza che incontreremo, e anche il più feroce rifiuto di quella circostanza sarà circostanza che lo glorifica.

Pubblicato in Brevi Racconti
Sabato, 07 Agosto 2021 23:19

Risentimento universale

Il risentimento sociale consiste in un odio impotente verso coloro che sono ciò che si vorrebbe essere, o verso quelli che hanno ciò che si vorrebbe avere. E che fanno i miserabili convinti di meritare di più di ciò che sono e di avere di più di ciò che hanno, se non possono esserlo e averlo?

Nietzsche nella “Genealogia della Morale” (1887), attaccando il cristianesimo, osserva che lo schiavo imprigionato nel vicolo cieco di un desiderio irriducibile quanto irrealizzabile, per venirne fuori si inventa, indifferente al principio di realtà, dei valori alla sua portata che capovolgano la situazione di fatto - “Gli ultimi saranno i primi” -, illudendosi così, grazie all'artefatto, di bypassare ogni ostacolo che sbarri la strada alla sua liberazione. Il miserabile, debole e impotente, trova compenso cantandosi una fantasiosa sovversione e suonandosi una immaginaria vendetta.

Il risentimento sociale è dunque generato dal trovarsi nel cul de sac di un desiderio irriducibile ma precluso nella sua realizzazione, dove la soluzione (apparente) è offerta dallo stratagemma di una narrazione, nella fattispecie in oggetto quella cristiana[1], che sovverta gli elementi base del tragico copione della esistenza reale.

Anche se non tutti vivono il risentimento sociale come lo descrive Nietzsche, visto che non pochi, credenti e non credenti, grati alla vita accettano in santa pace ciò che sono e quel che hanno per nulla risentiti con chicchessia, se consideriamo il risentimento esistenziale procurato dalla circostanza che tutti moriamo anche se, perlopiù, non vogliamo, la sua analisi diventa per certi versi più solida e universale.

In effetti il desiderio irriducibile di essere per sempre, la preclusione insormontabile al poterlo realizzare e la narrazione salvifica che risolve l'impasse proclamando una possibile vita eterna a portata di mano, sono termini e processi onnipresenti; desiderio, preclusione, narrazione, in queste tre parole c’è il grosso delle religioni del Libro e, con declinazioni differenti, anche di parti notevoli della storia dell’umanità.

Anche nelle filosofie orientali incontriamo le stesse tre parole ma la strategia narrativa cambia, meno fantasiosa e più filosofica prende a cannonate il desiderio e fatto fuori il desiderio cade con esso ogni preclusione al suo soddisfacimento perché non c’è più niente da soddisfare, ma la condizione esistenziale di partenza colta da Nietzsche è la medesima.

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1 Si potrebbe espandere l'analisi di Nietzsche per capire qualcosa in più, oltre che di un certo cristianesimo consolatorio, anche di alcune narrazioni No vax molto esaltate ma per nulla argomentate. Non possiamo escludere che la violenta reazione ai regolamenti per contenere la pandemia c'entri poco con le misure in sé, se non come pretesto per esternare, inconsapevolmente, un preesistente e sempre meno contenibile risentimento sociale.

Pubblicato in Filosofia di strada

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