Si fa presto a dire ragionevole ma di razionalità non ce n’è una sola. Razionale è optare per ragioni personali che giudichiamo giuste -ognuno ha le sue buone ragioni- evitando di andare contro noi stessi, ma anche ottemperare norme sociali pur percependole astruse. C’è la razionalità del profitto che vede ragionevole mettere qualcosa sotto i denti, poi c’è la razionalità che poggiando sull’osservazione altrui opta per l’opzione che, data una specifica situazione, è più utilizzata dalle sue parti. C’è la razionalità istintiva che conserva selettivamente le soluzioni più performanti scartando le altre. C’è la razionalità matematica e pure quella biologicamente e socialmente ereditata, forse c’è anche una razionalità trascendentale.
Mi sembra che ciò che chiamiamo buon senso consista nell’elaborare una sintesi mediana di queste numerose e differenti razionalità per applicarla alle cose e alle circostanze che incontriamo. Razionale non è dunque sinonimo di giusto, corretto e definitivo, ma un modo di interpretare il mondo galleggiando in un provvisorio e per certi versi arbitrario equilibrio.