Un modo per comprendere e unificare il personale esistere è quello di concepirlo con un inizio, uno sviluppo e uno scopo, insomma la capacità di narrarlo come hanno fatto i platonismi, teismi, umanesimi, ateismi, idealismi, liberalismi, illuminismi e miscele di questi. Per edificare questo incipit-svolgimento-epilogo è necessaria una consapevolezza ordinante, una personale regia che poggiando su qualcosa -se stessi, un dio, la natura, l'umanità o una qualche ideologia- colga e indaghi cause, accetti condizioni e per quanto possibile stabilisca e raggiunga scopi, meglio se condivisi.
Si potrebbe anche optare per un personale edonismo sfrenato ma se si nuota dentro un puntuale ordine narrativo ci sarà comunque senso (direzione e significato); dopotutto se sei un Aristippo anche l’edonismo può essere una cosa seria, incluso l’ingurgitare in gruppo birra per tutta la notte a patto che si sappia (scelta) perché lo si fa, così da poterlo raccontare dettagliando cause e scopi con buona precisione e stile, sennò si è pirla, categoria squisitamente post moderna.
Il problema è che il post moderno talora propone mete ma scarseggia di incipit, così lo svolgimento esistenziale - quando c’è, e se c’è - permane altalenante e confuso e il finale inconcluso e precluso, ad esempio un cristianesimo tutto svolgimento ma orfano d'incipit può equivocare amare l'altro con a mare l'altro:
pirlaggine post moderna forse tollerabile, visto che tra le narrazioni precise e consapevoli che l’hanno preceduta c’è stato anche il nazismo, ma il genere narrativo pirla e quello nazista non sono unici o vincolanti, altri e differenti universi di manovra permangono a nostra libera disposizione dove di solito un buon incipit produrrà un degno finale.
