Nella riforma costituzionale incontriamo mischiate modifiche migliorative e peggiorative, che potrebbero portare a quasi equivalenti ragioni per confermarla o rifiutarla: sì al superamento del bicameralismo ma con ciò no al pastrocchio di questo nuovo senato; sì a più efficienza di governo però nondimeno no allo sbilanciamento dei contrappesi democratici.
Si potrebbe uscire dal labirinto votando NO inteso come sì per alcuni articoli e no per altri, dunque no a questa riforma nel suo complesso, sì ad altra riforma al momento, però, inesistente. Opzione logicamente dignitosa ma di fatto insensata visto che il testo è quello proposto, non quella teorico che abbiamo in testa.
Nel dubbio potremmo anche votare SI inteso come: no per alcuni articoli tuttavia sì per altri, orbene sì alla riforma nel suo insieme, scelta logica nel caso scorgessimo nella riforma una netta preponderanza delle modifiche migliorative, ma nel caso di valutazione fifty-fifty tale scelta sarebbe di fatto scriteriata e de iure e de facto, peraltro in un referendum senza quorum che funziona con binari aut aut lapidari.
Terza possibilità per risolvere l’impasse ed emanciparsi dall’imposizione referendaria potrebbe essere l’astensione, scelta possibile ma in quanto evidente auto-amputazione di individuale sovranità, in coscienza non praticabile.
Ultima chance quella di valutare il quadro politico generale considerando le conseguenze dell’esito referendario, dove con la vittoria del sì permarrà l’attuale trend di governo - seppur insufficiente non infausto - e con la vittoria del no si aprirebbero verosimilmente scenari di governi di scopo o di voto che non porterebbero, vista l’attuale opposizione, a niente di meglio.
Senza gradimento voterò sì.