BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Giovedì, 27 Marzo 2014 12:33

Opel Kadett

Scritto da 

Primavera, sette anni dal divorzio e mi arrivava una strana mail:

«Sono de Parigi, perdone el mio italiano. Faccio il suo stesso lavoro pienso de venire in Italia il mese prossimo. Pensavo a una collaborazione, se l'interessa porrei venire a incontrarla».

Rispondevo d'impeto:

«Avrei molto piacere di incontrarla, anzi potrei ospitarla».

Proprio quel giorno dalla Opel Kadett cominciavano a uscire rumori dal cruscotto una specie di crepitio, un pugno sopra e smettevano. Single mi ero sdraiato sotto al volante per ispezionare con una torcia, tutto a posto ma i rumori continuavano. La francese aveva accettato l’invito mentre io consideravo di ispezionare il vano motore, forse un qualche bullone allentato era la causa del rumore. Nell’aprire il cofano un topo correva da sopra la batteria a dentro un anfratto sotto al parabrezza, era lui che faceva il crepitio mica un bullone lento. Ingresso della “tana” così piccolo che manco riuscivo a guardarci dentro. I rumori del topo nel cruscotto continuavano e lei stava per arrivare. Nel rincasare aprivo il cofano e mettevo il gatto sul motore, era bollente ma a lui piaceva, avvertiva la presenza del topo ma quello non usciva dalla nicchia. Meccanico impotente più del gatto, per raggiungere l’anfratto doveva demolire la scocca portante della Kadett, si era limitato a guardarmi fisso per dirmi: «Se ti mangia i fili dell’impianto elettrico sono cazzi.». Poi dal cruscotto silenzio, forse il ratto stufo della tana mobile se ne era andato. Andavo a prenderla, la francese odorava di profumeria di aeroporto. Facevo il figo mentre la portavo a casa, ma nel superare un autotreno slavo arrivava uno strano odore, quasi impercettibile ma mica buono. Aprivo il finestrino e accendevo al massimo la ventola del cruscotto per cambiare l’aria, lì una botta di fetore: Kadett di italiano con parigina dentro appestato sarcofago ambulante da ratto cadavere in putrefazione. Lei mi aveva guardato strano. Spegnevo la ventola con faccia indifferente. Cazzo! Mica potevo dire a una di Parigi di avere un topo morto nel cruscotto. Era rimasta un mese e ogni volta che salivamo in auto si beccava il lezzo. Alla sua partenza il puzzo era cessato, il topo si era tutto mummificato e rinsecchito non puzzava più. Non era la donna giusta.

Ultima modifica il Venerdì, 28 Marzo 2014 19:10
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