BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Venerdì, 19 Aprile 2013 08:59

Tutta colpa dello Stato?

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In questo periodo dai minareti delle news italiche si sentono puntuali le orazioni del mattino: «Tutta colpa dello Stato. Amen.» Eppure ce ne sono persone che, indifferenti alla provvidenza divina, al governo, al Gratta e Vinci e alle giaculatorie dei media, scelgono quotidianamente di imprendere governandosi da soli, invece di attardarsi in bibliche lamentazioni.

Ho 56 anni e sono quarantuno anni che lavoro. Avevo iniziato a quindici frequentando le scuole serali. A gennaio scorso - dopo aver versato per quaranta anni contributi - avrei avuto diritto alla pensione che mi è stata tolta senza preavviso, da un governo che io, e nessuno degli italiani, ha mai votato. Per un paio di giorni mi sono lamentato, il terzo ho implementato soluzioni come fa la stragrande maggioranza dei miei connazionali. Tutta colpa dello Stato? Un po’, ma non di più. Senza imputabilità personale abbiamo già perso libertà e profitto ancor prima di cominciare.

Quella della pensione inopinatamente procrastinata è l’ultimo capitolo di una lunga storia. Dopo aver conseguito il diploma universtitario in erboristeria ho scelto di non commercializzare prodotti industriali ma di realizzare un piccolo laboratorio artigianale per produrre personalmente rimedi da piante medicinali spontanee. Per questo da Milano mi sono trasferito in Puglia, in un trullo nel territorio di Ostuni.
Qui ho implementato un piccolo laboratorio artigianale di produzione con attigua erboristeria per commercializzare quanto produco.

Oltre alle decine dei consueti adempimenti amministrativi e fiscali e al diploma di erborista, per poter raccogliere e trasformare le piante sono richiesti ulteriori e molteplici autorizzazioni e adempimenti, dall’ autorizzazione sanitaria Legge 283  30/4/1962, per ottenere la quale avevo speso oltre cinquanta milioni delle vecchie lire per rifare il soffitto, perché l’altezza dell’immobile era di m 1,55 invece di m 1,60 come invece richiesto dalla normativa, all’HACCP "Hazard Analysis and Critical Control Point" ovvero analisi dei rischi e controllo dei punti critici per la contaminazione del prodotto  nella filiera produttiva, con registri dettagliati sui lotti produzione e sul controllo delle zanzariere alle finestre e poi ancora la Licenza di Esercizio Opificio di Trasformazione Alcolici U.T.F che comporta un rigoroso rendiconto, su registri vidimati, dell’alcool trasformato con controllo diretto e tempestivo della Guardia di Finanza. Al riguardo ho una ventina di verbali, sempre positivi, di decine di pagine perché di tanto in tanto arrivano i finanzieri, sempre in quattro, per controllare meno di dieci litri di alcool. I finanzieri fanno il loro mestiere. Ti mettono i sigilli e controllano meticolosamente i registri, contano le venti bottigliette di Melissa sullo scaffale e le quindici di Ginseng, e ti fanno compagnia dall’alba al tramonto e poi la Valutazione dei rischi e prevenzione-protezione per gli infortuni sul lavoro DL 626/94  DL242/96
      
Sarebbe possibile evitare tutto questo? Certo. E’ sufficiente cessare la produzione artigianale per mettersi a commercializzare prodotti industriali. Se fai così non necessiti più di autorizzazione alcuna e puoi vendere i prodotti preconfezionati delle multinazionali e dell’industria anche se non sei erborista e non sai distinguere la salvia dal rosmarino. Ho resistito e sugli scaffali ci sono solo i prodotti che faccio io, ma non ho fatto in tempo a rilassarmi che è arrivata la disposizione del Ministero della Salute concernente gli integratori contenenti solo erbe in esecuzione a quanto previsto dalla circolare 18 luglio 2002, n. 3 e dal telegramma del 25 ottobre 2002 recante note esplicative per l’ottemperanza della prescrizione della circolare recante “Disposizioni circa la procedura di notifica relativa ai prodotti caratterizzati esclusivamente da ingredienti erboristici e aventi finalità salutistiche", con riferimento alle disposizioni recate dal D.lgs. 27 gennaio 1992 n. 111 e alla Circolare 17 luglio 2000.
Traduco. Per poter continuare a raccogliere il Mirto nella macchia mediterranea per preparare lo sciroppo per la tosse, non bastano tutte le autorizzazioni di cui dispongo, gli oneri a cui sono costretto, i controlli ai quali sono oggetto e neppure i titoli che ho ottenuto, mi manca ancora di trasmettere l’etichetta di ogni prodotto al Ministero della Salute perché sia notificata analizzando e titolando a mie spese, presso un laboratorio abilitato, il lotto di produzione. Il che significa che su venti flaconi di sciroppo che produco per volta e che mi costano sessanta euro, dai quali ricavo cento euro, guadagnando quaranta euro sulle quali devo pagare le tasse, dovrei pagare duecento euro, oltre a un versamento, non da poco, perché lo sciroppino sia notificato al Ministero della Salute e così per tutti gli altri prodotti che realizzo, inoltre condizione per farmi approvare il prodotto è quella di operare in un laboratorio molto più grande del mio, con caratteristiche igienico sanitarie a livello farmaceutico. Un adeguamento da cinquecentomila euro.
Insomma, o chiudo o metto sugli scaffali i prodotti preconfezionati industriali. Resisto. L’associazione degli erboristi mi informa che il Ministero della Salute ha comunicato che la produzione artigianale è permessa a condizione che il prodotto non sia preconfezionato, abbia caratteristiche di prodotto estemporaneo e sia ceduto direttamente al consumatore finale nell’erboristeria attigua al laboratorio.
Da un giorno all’altro cesso di fornire le erboristerie, con l’immediata conseguenza che dovrei licenziare l’unica dipendente, strano aiuto alle imprese dalle Istituzioni in una area dove la disoccupazione è del venticinque per cento.
Resisto. Non licenzio la collaboratrice e tengo il prodotto sfuso per confezionarlo davanti ai pochi clienti rimasti, quelli non ancora condizionati dalla pubblicità dei prodotti industriali, ma devo stare all’erta non passa settimana che qualche erba non la posso più trattare perchè il Ministero della Salute comunica che è vietato. Peccato funzionava così bene lo sciroppo con il Mirto e Farfara, ma il Ministero intima che la Farfara non si può più utilizzare. Resisto e imprendo: butto via tutta la Farfara che ho in laboratorio e metto nello sciroppo i fiori di Malva. Lo sciroppo è ancora in produzione. Non male i fiori di Malva.

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2 commenti

  • Link al commento Augusto Venerdì, 19 Aprile 2013 13:26 inviato da Augusto

    Kafkiano. Non trovo aggettivi alternativi...

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  • Link al commento delia Domenica, 21 Aprile 2013 13:43 inviato da delia

    Leggo questo tuo racconto sulle odissee quotidiane di chi non si piega né si spezza proprio dopo questa maratona rivoltante alla quale i nostri dirigenti diogni colore e partito ci hanno sottoposto. Il resto degli eventi mondiali non e' che rifletta realta' migliori.
    Ma cosa trovi di male una bella guerra nucleare che azzeri tutto, intanto sembra che si salverebbero in tanti, probabilmente i piu' capaci di adattamento. E lasciando sparsi archi e frecce, tanto per agevolare loro un po' le cose. Ma non troppo ...
    L'unica angoscia e' che se la vita reinizia a partire dei piu´capaci di mutare ... cazzo, un futuro ancora popolato dai politici italiani e' un incubo peggiore dell'olocausto nucleare!

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