BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Venerdì, 26 Febbraio 2010 18:37

Deriva tribale

Scritto da  Bruno Vergani

 

Leggo da più parti che la politica, le scelte partitiche, la prassi e gli obiettivi di Comunione e Liberazione sono determinati dalla ricerca di potere; gentaglia cinica disposta a tutto per raggiungere il potere ed esercitarlo a proprio vantaggio. il giudizio è banale. Chi conosce CL sa che la stragrande maggioranza di loro sono persone oneste e intelligenti che con abnegazione rischiano in proprio per promuovere la società, partendo da chi ha più bisogno. Non escludo che con loro si mimetizzati qualche mandrillo che cavalca l’onda bramoso di potere personale, ma sono una minoranza. La domanda è dunque questa: come e perché persone che che seguono lealmente Cristo fatto uomo nella Chiesa, desiderosi di promuovere l’umanità, che osservano precetti e tradizione divina dal libro della genesi all’apocalisse di San Giovanni, di fatto poi perseguono politiche, prassi e alleanze partitiche agli antipodi del vangelo? Perché disinvolti glissano se un proprio membro ruba, o fa carte false e invece lo considerano immorale se pur onestissimo si permette di contestare le scelte partitiche del movimento, o cambia sponda politica? Risulta evidente che per gli appartenenti a Comunione e Liberazione l’essere morali non è il comportarsi rettamente e onestamente ma un altra cosa. Cosa? Che etica perseguono? Conosco, quindi enucleo in sintesi l’etica politica ciellina. Punto di partenza è l’uomo; le sue necessità ontologiche, spirituali e pratiche, ideali e corporali. Da qui l’urgenza di trovare direzione, senso e assoluta realizzazione in una consapevolezza integrale: il senso religioso, questo è il valore e da qui i valori. Il potere è morale se permettere e sostiene tale umano desiderio altrimenti si riduce ad un pre-potente, ideologico ed anonimo, quindi disumano, desiderio di consenso di massa. L’urgenza che quindi avvertono i ciellini è che il potere sia innanzitutto al servizio di questo senso religioso integrale che coinciderebbe con la completa realizzazione umana. Questo è il valore politico degli appartenenti a CL e francamente, in linea teoretica, lo condivido perché pensiero dignitoso e giusto specialmente quando constato l’anestesia della libertà di coscienza procurata, oggi più che mai, dal potere attraverso i media. Non abbiamo quindi a che fare con faccendieri spregiudicati, ma con pensiero giusto e corretto? Con gente che lotta contro il potere e l’omologazione? Che intende rispondere alle domande cruciali del nostro esistere censurate dai poteri forti? Ma allora come è possibile che partendo da questi presupposti condivisibili donne vicine a CL scrivano, con taglio di genere (proprio in quanto donne), una lettera aperta a Berlusconi per comunicargli stima e ammirazione assoluta? La lettera aperta a cui mi riferisco è un po’ datata, tuttavia mette i brividi al cuore e all’intelligenza, per chi ne avesse il fegato la può leggere alla fine di questo post*. Veniamo al punto. Per un appartenente a CL chi è oggi Gesù Cristo? Dov’è? Nella Chiesa? Non proprio; Cristo è concettualmente, teoricamente nella Chiesa, ma di fatto è e si esprime in quel pezzo di Chiesa che il ciellino ha incontrato: Cl stessa; non mi risulta che Formigoni abbia come riferimento il "suo" Arcivescovo Tettamanzi e obbedisca a lui, tutt’altro. Capita talvolta che l’autorità ecclesiastica sia vicina alla sensibilità del movimento come gli ultimi due Papi, in tal caso la dimensione ecclesiologica del movimento si espande. Gesù Cristo si esprimerebbe quindi nelle autorità del movimento, coinciderebbe con l’autorità del movimento, tutto il resto è giudicato astrazione ideologica; bibbia, vangelo, etica inclusi. In questa teologia tribale il senso della cose e della vita, la morale, la cosa pubblica non sono temi da perseguire, da decifrare con imparzialità e confronto con tutto e tutti in quanto si presume di possedere, perché prescelti dal destino, il significato ultimo di tutto e di tutti in maniera integrale e indiscutibile: la presenza di Cristo che vive nella storia attraverso la loro compagnia. Cristo coincide con loro. La verità coincide con loro, il senso della storia pure, il bene pubblico anche. Qui sta l’equivoco, qui sta la patologia si chiama fondamentalismo e integralismo. Quindi Se per un cristiano non tribale la morale è l’adesione a Cristo seguendo il vangelo, confrontandosi con tutti gli uomini di buona volontà in un percorso umile, quindi intelligente, che tiene conto della correttezza e onestà personale e giudica nel merito fatti e scelte, per l’identità tribale ciellina significa invece obbedire con tutto il proprio essere all’autorità che lo guida. Punto. Più obbediscono e più si sentono nel giusto perché appartenenti a una realtà umana che pur nella storia la trascende e giudica, avanguardia e modello del bene di tutti. Quindi puoi essere competente, onesto, integerrimo ma se non obbedisci alla compagnia sei considerato all’interno di CL falso e amorale anche se ti comporti come Teresa di Calcutta. Se invece sei un condannato, indagato, imputato e rinviato a giudizio perché ladro o corruttore, o sei puttaniere ma, in qualche modo, favorisci la compagnia sacramentale alla quale appartieni obbedendo alla linea partitica e alla dottrina sociale indicata sei morale. E’ evidente che all’interno di CL chi è un minimo sensibile avverte che c’è qualcosa che non va, ma siccome è stato programmato all’obbedienza invece di dissentire, per far quadrare il cerchio, reagisce stringendosi ancor più nel gruppo, affidandosi ai capi per farsi incessantemente guidare attraverso incontri, momenti e riti autoreferenziali nel tentativo di sostenere l’inumana fatica del dover continuamente ricapitolare la società alle soggettive credenze tribali. Il sistema di supporto dato dal gruppo è tanto stringente e sofisticato da riuscire a far credere a chi è dentro davvero di tutto, così seguono Cristo e votano cani e porci. Una infinita fragilità che diventa arroganza. Non possono funzionare in modo diverso, così sono stati programmati da cattivi maestri. Le autorità cielline nelle alleanze partitiche, indifferenti ai principi evangelici e a direttive etiche sceglieranno semplicemente chi darà maggior spazio e potere decisionale alla loro teologia tribale e agli uomini che la rappresentano. Per ottenere un occhio di riguardo alla scuola cattolica da parte dello Stato, un po’ di attenzione alla famiglia tradizionale e normative che vietino di morire in pace indifferenti al progetto sociale dei compagni di viaggio faranno alleanza con politiche egoiste, individualiste corporative, edonistiche, ciniche, anarcocapitalistiche, campanilistiche, corrotte e razziste, insomma antievangeliche, poi daranno indicazioni di voto al gregge dei subalterni e la macchina elettorale ciellina si metterà in moto. Bruno Vergani *Le donne votano Berlusconi. Con una lettera spiegano perchè Con una lettera aperta inviata a Silvio Berlusconi centinaia di casalinghe, operarie, imprenditrici italiane spiegano perchè il 9-10 aprile voteranno la CDL: «La preferiamo per sostenere la forza positiva, libera e laboriosa del nostro popolo, per difenrdere la vita, il valore della famiglia, l'alleanza uomo-donna, la libertà di educare i nostri figli.» Numerose sono già le adesioni all'appello, aderisci anche tu! Egregio Signor Presidente, siamo un gruppo di donne quotidianamente impegnate nel mondo del lavoro, dell'educazione e della famiglia. Non facendo parte di nessuna élite intellettuale, televisiva e giornalistica, al fondo maschile, se non maschilista, anche quando mette la gonna, ed essendoci stancate dell'immagine distorta che di noi viene sempre data, ci rivolgiamo a Lei, che con noi condivide la passione per la battaglia, e le vogliamo dire con chiarezza che è vero, difficilmente lasceremmo famiglia e lavoro, cose che facciamo molto bene e con passione, per entrare nel mondo politico. Dovremmo rinunciare a molto di ciò che ci costituisce, ma non si sa mai, riusciamo in cose che paiono impossibili! Non siamo una quota rosa e non siamo l'apparenza senza senso che la tv rappresenta di noi. Siamo donne, siamo madri, siamo lavoratrici, siamo 'signore', come dice Lei. Siamo del popolo, e se il far politica è occuparsi del bene comune, noi lo facciamo vivendo negli ambienti in cui siamo con inventiva, passione e creatività. Abbiamo fatto nascere e lavoriamo per opere sociali, scuole, associazioni, cooperative; gestiamo aziende, siamo insegnanti, operaie, artigiane, impiegate, medici, casalinghe. Ci occupiamo di figli e nonni, malati e nipoti, soprattutto educhiamo nuovi uomini. Affrontiamo l'avventura della realtà, nella normalità delle sue sfide, tessendo quello che oggi la politica sembra aver dimenticato: i rapporti tra e con la gente. Sappiamo di essere il cardine di ciò che dà spessore e connessione alla nostra società: la famiglia; siamo preoccupate per essa e per il mondo in cui stanno crescendo i nostri figli. La nostra non è la lamentazione di chi vorrebbe il futuro garantito o il diritto ad un lavoro sicuro, senza assunzione di responsabilità che comporterebbe rischi e fatica. Sappiamo bene che mancanza di ideali e cultura dell'effimero generano inconsistenza e fragilità soprattutto nei giovani, ma anche negli adulti e in chi ha posizioni di responsabilità e portano a uno svilimento e indebolimento della famiglia che, da origine del vivere comune, viene ridotta a essere sterile in tutti i sensi, dal fatto che non si fanno più figli al suo ritirarsi tra quattro mura di solitudine. E lì, dove le famiglie si ritirano, che cosa succede? Vogliamo ricordarlo con un esempio: quando le mamme con i bambini hanno iniziato ad abbandonare i giardinetti delle nostre città, sono pian piano arrivati gli spacciatori. Dove la famiglia arretra, lo spazio viene occupato dalla devianza, dalla stranezza che diventa normalità; quando la famiglie ci sono, sono presenti, e fra esse si creano, legami, solidarietà, cooperazione, nasce un nuovo bene, una nuova prosperità per tutti gli uomini. Questo la politica dovrebbe sostenere, in questo Le diamo atto di aver cominciato a lavorare, (avendo per esempio introdotto la possibilità di destinare il 5 per mille della propria dichiarazione dei redditi al settore no-profit, alle associazioni a scopo sociale, fondazioni, onlus) a differenza dei Suoi avversari che vorrebbero uno Stato che gestisce in prima persona la felicità di tutti, 'dalla culla alla bara'. La nostra preoccupazione non è dunque per un futuro ipotetico, né per ciò che manca, ma è per il presente, perché noi e i nostri figli possiamo affrontare la vita oggi, come sempre hanno fatto le generazioni prima di noi: non solo un privilegio per pochi, ma un compito e una responsabilità per tutti. Per questo, consapevoli della Sua insistenza sul valore della famiglia tradizionale, (specificazione necessaria per distinguerla da altri patti che il Suo avversario politico e la corte dei miracoli che l'accompagna vorrebbero legalizzare), della Sua costante valorizzazione dell'intraprendenza e del lavoro come positiva capacità di costruzione, e visto il Suo impegno per l'educazione e il mondo della scuola, ci rivolgiamo a Lei, che vediamo propositivo e positivo di fronte all'immagine petulante, lamentosa, moralista e negativa dei Suoi avversari, perché con più decisione ed efficacia - sindacati permettendo - renda politicamente praticabile ciò che ci sta a cuore. Fondamentalmente, l'affermazione della centralità della famiglia - riconoscendone il ruolo decisivo nell'educazione della persona, e quindi di un popolo - non solo a parole ma con leggi che la favoriscano: reali agevolazioni fiscali, libertà di scelta della scuola, statale o non statale che sia, con lo stesso trattamento economico; difesa della vita fin dal suo concepimento, contro ogni tipo di manipolazione; poi, il sostegno all'intraprendenza e al rischio nel mondo del lavoro, in modo tale che i nostri figli crescano con l'idea di poter costruire, creare qualcosa di positivo, innovativo e duraturo per il mondo; tutela e valorizzazione del patrimonio di bellezza cultura e arte che la nostra tradizione ci ha consegnato, frutto della coscienza di un popolo che sapeva perché vivere, gioire e anche morire, e che noi amiamo e sentiamo il compito di tramandare. Coscienti dell'importanza del voto alle prossime elezioni, nelle quali si giocherà una diversa concezione di persona e popolo, ci impegniamo a votarLa e sostenerLa a patto che possa far Sue con più forza e decisione le nostre richieste, sperando che anche quanti sono demotivati e forse un po' delusi, e ne incontriamo molti, possano vedere in Lei e nella Sua coalizione l'unica possibilità, politicamente parlando, di costruzione libera e positiva, oggi. Questo patto vogliamo stipularlo con Lei e non col prof. Prodi: la sua campagna fatta di 'serietà' e 'sacrifici' non ci piace, ci intristisce e ci fa un po' spavento. E noi signore lo lasciamo volentieri perdere. 'La bellezza salverà il mondo'. Con stima Le promotrici: Giovanna Belardinelli, Luisa Chiesa, M. Grazia Fertoli, Barbara Piscina, M. Cristina Sculco, Cristina Turati, Annalena Valenti, Annunciata Viganò

Immagini: Titanic di Paolo Polli. Per gentile concessione dell'autore

Ultima modifica il Venerdì, 28 Ottobre 2011 23:50

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