BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Sabato, 13 Marzo 2010 18:02

Caso Englaro

Scritto da  Bruno Vergani

 

Recentemente sono stato a Milano, dodici ore di treno. Nello scompartimento due ragazzi marocchini. Ho preso iniziativa e si dialogava serenamente. Vista la confidenza ho chiesto: “Sono stato in Marocco e all’ingresso delle moschee ho visto dei cartelli con scritto: vietato l’ingresso ai non musulmani”, con tono rispettoso, ho aggiunto “Invece qui in Italia, anche i non cristiani possono entrare nelle chiese”. I ragazzi si sono irrigiditi. Lungo silenzio, poi uno sbotta: “Nel Corano c’è scritto che tu non puoi entrare nella moschea perché non sei musulmano”. Io rispondo, ma perché? e lui “Perché sta scritto!” E mi ha citato il versetto. Poi fino a Milano mi hanno tenuto il broncio. L’illusione di possedere la verità ultima in modo definitivo e assoluto (integralismo e fondamentalismo) genera, nei gruppi e nel singolo, giganti con i piedi d’argilla. Una pseudoidentità prefabbricata incapace di abbracciare e di confrontarsi con l’esistenza che produce illusione di pienezza, ma che invece, perché basata sul falso, è fragile e vuota. Per potere stare in piedi la pseudoidentità integralista ha bisogno di trovare ragioni per autosostenersi, tra queste il nemico da combattere. Grazie ad una fantomatica minaccia proveniente dall’esterno la pseudoidentità riesce ad autosostenersi; si autocrea, prende senso, motivo e vigore. Non è peculiarità di una minoranza islamica; la possiamo incontrare in in certo laicismo miope e intransigente e anche nelle altre religioni monoteistiche, cristianesimo incluso. Il “caso Englaro” insegna. Un padre, una madre, una figlia in coma da più di 16 anni. Situazione intangibile, dove per qualsiasi persona ragionevole e a maggior ragione per un cristiano l’unico intervento adeguato poteva essere rispetto, intima vicinanza e silenzio. Come è potuto accadere, da parte di un certo cattolicesimo e non solo, tanta invadenza, tanta distorsione, tanta violenza con giudizi così grossolani quanto ingiustificati e inspiegabili, assolutamente incongrui a quello che di fatto accadeva? Come e perché un padre che nell’amare sua figlia nel modo che solo la loro intimità poteva contemplare è stato giudicato assassino, punto d’origine e grimaldello di catastrofi planetarie inenarrabili?Il fondamentalismo integralista è un pallone vuoto che può rimanere gonfio solo grazie all’aria continuamente soffiata da pseudopericoli imminenti, da pseudominacce incombenti. Il fondamentalista per riempire il vuoto su cui poggia si percepisce come il bambino olandese con il dito nel buco della diga, lì vigilante 24 ore su 24 a difesa dell’umanità. Sempre pronto alla mobilitazione generale immerso nel suo egoriferimento ipertrofico e monomaniacale. Vede la sua casa e allucinato la immagina bruciare, incendiata dai nemici. Non può mai rilassarsi rimarrebbe faccia a faccia con il vuoto delle sue credenze che lui e i suoi amici seguono. Identificato con il gruppo di appartenenza e con il suo pseudoideale, come il cane con l’osso tra i denti, non può mai mollare. Solo Appartenendo al gruppo e lottando per difenderlo può esistere altrimenti il nulla. Da qui le sue apprensioni ingiustificate, il suo sospetto sistematico. Divisione certa tra buoni e cattivi. Pensiero fragile che per resistere prende rigida forma nell’assoluta convinzione di essere nel giusto. Pregiudizio in una intensità d'attenzione sempre prevenuta e continua, mai libera, mai ironica, mai autoironica. Stretto nel suo gruppo con iperintenzionalità cerca ogni indizio che possa confermare le sue credenze minacciate dal nemico, talmente sicuro della sua visione da non conoscere discernimento riesce a trascurare contraddizioni evidenti del suo pensiero e del come stanno per davvero le cose. Sempre sconvolto da potenziali elementi inaspettati che lo possano sorprendere. Per lui tutto ha uno scopo preciso. Non fa nulla per gioco. Mai spontaneo, ipervigilante indaga ciò che lo circonda come un militare in missione speciale, con gli occhi fuori dalle orbite e la faccia tesa. Effettua un monitoraggio serrato e riesce sempre ad interpretare in persone innocue e distese un nemico, che accuserà di tremende responsabilità con nefaste conseguenze eterne. Con urgenza e argomenti stringenti butterà addosso al diverso tutta la patologia che ha dentro. Solo così è spiegabile la lapidazione di un padre, proprio nel suo momento estremo, da parte di alcuni “cristiani”.Bruno Vergani

Ultima modifica il Venerdì, 28 Ottobre 2011 23:51

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