BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo
Mercoledì, 25 Aprile 2018 17:05

In nome del bene e del male

Scritto da 

Orlando Franceschelli nel suo ultimo saggio «In nome del bene e del male. Filosofia, laicità e ricerca di senso» edito da Donzelli, affronta l’ineludibile tematica del bene e del male. Filosofo naturalista illustra e dialoga con le molteplici concezioni che, nella storia del pensiero, hanno definito e interpretato il bene e il male. Percorso concentrato, complesso e impegnativo (anche per il lettore), che nel radiografare le numerose e differenti ideazioni storiche del bene e del male afferma, «appetto alla natura» (Leopardi), il bene in un laico e pluralistico sì alla vita, nella ragionevole ricerca di una plausibile (parziale ma possibile) felicità per tutti, e individua il male nell’indifferenza verso la sofferenza degli esseri senzienti. Qui si sarà già compresa la rispettosa e motivata critica alla nicciana Volontà di potenza contenuta nel saggio.

Il libro è architettato in due parti, la prima, più teoretica, affronta le etiche prodotte dall’uomo sullo sfondo dell’ergersi extramorale, ma non per questo sterile, della natura; extramorale in quanto siamo noi uomini, non la natura, che implementiamo e proiettiamo intorno a noi, categorie etiche ed estetiche. Nell’analizzare e confrontare i paradigmi “Dio, uomo, mondo” - dove creazionismo e soprannaturale vengono affrontati e esposti con una precisione teologica ammirevole, come dall’interno, cura rara per un autore personalmente estraneo a tale tradizione e metafisica - e “uomo, mondo”, sono annotati ossimori (“male naturale”), sviscerate occulte compenetrazioni tra i due paradigmi, oltre a inconsapevoli equivoci anche comici come, ad esempio, la descrizione di esponenti del materialismo ateo così esaltati nel loro ideologico pregiudizio da risultare talora più “teisti", del proprio dio, di alcuni teologi cristiani.

Nella seconda parte, più pratica, tale solidale virtù della laicità si confronta con le sfide della storia e, dunque, del presente, invitando a una politica samaritana dell’inclusione; al riconoscimento della efficenza della tecnica, per la quale non vanno segnalati solo i rischi ma riconosciuta, evitando paranoie, la dignità. Nel proporre indicazioni morali ed estetiche Franceschelli non sale mai di giri esprimendo, in rispettoso dialogo con le concezioni differenti, una singolare forza che più è umile e più risulta efficace nel convincere. Vien da dire, quanto impegno e serietà occorrono per diventare e per essere ragionevoli e seriamente norma-li.

La prima parte del libro stimola pensieri a raffica evocando nel lettore nuove tematiche e ulteriori problematiche, indizio che l’opera è ben riuscita - a che servirebbe un libro che non fa pensare? - a iniziare dalla extramoralità della natura alla quale apparteniamo ma che a differenza di noi non conosce aggettivi e non utilizza predicati. A Oriente incontriamo tradizioni teoretiche e speculative, accennate nel saggio, che invitano a conformarsi a tale atarassia dell’universo naturale, filone che meriterebbe indagine approfondita.

Agli antipodi, nel prendere atto dell’inconfutabile extramoralità della natura, ci sarebbe ancora da chiedersi: possiamo affermare con certezza che la natura, oltre che extramorale, sia anche extraetica? Se le etiche sono modelli concettuali producenti funzionamenti, la natura esprime, per certi versi, una sorta di etica utilitaristica nell’imperativo che “sceglie” e “vuole” l’autoperpetuazione costante e a oltranza di sé. Improbabile che la natura lo sappia, ma innegabile che lo faccia. In questo suo significativo meglio esserci che non esserci alberga, implicito e spontaneo, un giudizio di valore? Oppure siamo noi che, nostalgici di un qualche demiurgo, glie lo appiccichiamo arbitrariamente addosso?

 

Orlando Franceschelli, In nome del bene e del male - Filosofia, laicità e ricerca di senso. Donzelli Editore, Saggine, n. 304, 2018, pp. VI-194.





Ultima modifica il Giovedì, 26 Aprile 2018 07:44

2 commenti

  • Link al commento Pietro Spalla Giovedì, 26 Aprile 2018 19:41 inviato da Pietro Spalla

    Effettivamente, se si potesse parlar di un'etica della natura (per quanto inconsapevole) dovremmo qualificarla più che di estrema destra proprio filonazista: nessuna pietà per più deboli, che devono servire (da alimento) e/o soccombere ai più forti.

    Rapporto
  • Link al commento maria dasaro Martedì, 01 Maggio 2018 07:46 inviato da maria dasaro

    Ottima recensione. Grazie Bruno (e grazie Orlando!).

    Rapporto

Lascia un commento

Copyright ©2012 brunovergani.it • Tutti i diritti riservati