Rattrappimento
A differenza di quello materiale l’universo culturale, quello psichico e tutto sommato anche l'universo scientifico come sentenzia la fisica teorica, hanno sostanza e dimensione del proprio (del soggetto che si relaziona) linguaggio.
Di fronte al medesimo mare differenti interpretazioni: chi permane indenne, chi pesca, chi contempla, chi adora e chi si suicida.
L’accordo
Oggi ho letto di Giacomo B. Contri:
«Verità […] nesso d’imputazione tra un giudizio e un atto, al posto della tradizionale definizione della verità come adeguatezza dell’intelletto alla “cosa”.»
La puntuale conclusione mi ha fatto ricordare due ex amici di percorso “concettualmente” immacolati: uno sindacalista che dal palco difendeva il salario dei dipendenti e rincasato picchiava la moglie, l’altro regista che realizzava film sul rispetto dei diritti umani dirigendo con sistematico sopruso chi lavorava con lui. Non per questo squalificherei la categoria dell’adeguatezza dell’intelletto all’oggetto.
Ci sono differenti sindacalisti e registi, donne e uomini, filosofie e filosofi tra questi valorosi quelli capaci di accordare intelletto-oggetto alla personale imputabilità di giudizio-atto.
L’aforisma
Quando cari amici m’invitano a scrivere un libro mi torna alla mente un editore che riferiva di un manoscritto propostogli da una “autrice” per la pubblicazione: quattrocento pagine d’insulti all’ex marito. Ovviamente la “scrittrice” al diniego dell’editore si era offesa assai. Avrà anticorpi sufficienti l'universo per sopravvivere a tale mancanza?
Anche se d’insulti all’ex moglie li penso ma non li scrivo riscontro qualcosa di sano nel non avvertire l'impellente necessità, mia e del mondo, alla pubblicazione di un mio libro, ma il punto è un altro: al pari dei metallari che suonano la sera nello scantinato dopo una giornata di lavoro faccio l’erborista scrivendo, fra un cliente e l’altro, tra una tintura madre di melissa e uno sciroppo al mirto, in forma condensata dal principio di realtà. Mi piace, mi serve e siccome qualcuno mi legge, al momento, va e fa bene così: «Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.» (Ecclesiaste)
Dogma d’immacolata concezione
Il filosofo che teorizza la soggettiva capacità d’elaborare un'analisi concettuale pura, rigorosa e assoluta, attraverso un presupposto immacolato pensare logico non filtrato da sé medesimo, non interpretato dal linguaggio che utilizza, non condizionato dall’essere figlio del suo tempo e latitudine, non eccitato o contaminato da dinamiche inconsce, assomiglia al teologo fondamentalisma: dogma differente medesima altezzosità.
La capacità di pluralismo sostenuta dalla consapevolezza dell’inevitabile provvisorietà-parzialità connaturata al soggettivo pensare è qualità dei razionali prima che virtù degli umili.
Spirituale
In ebraico spirito è ruah, vento, respiro; in latino spiritus, spiro, respirare, soffiare; in greco pneuma, respirare, soffiare, aver vita;
Gesù di Nazareth si spinge oltre: « Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito. »
Immagine d’autonomo e sovrano muoversi senza attenersi a uno standard prefissato. Fluttaure disciplinato dall'imprevedibile, più artistico che filosofico.
l’Io non padrone in casa sua
Sostenere la teoria filosofica del rigore teoretico concettuale puro avulso dal soggetto che lo esercita - contesto storico e ambientale, collettivo e personale, conscio e ancor prima inconscio - rischia di produrre astratte nobiltà e concrete nevrosi.
Mica si può procedere, filosofia in primis, come se Freud non fosse accaduto.
La combriccola
Cammina orizzontale il filosofo logico elaborando proposizioni che concatena e memorizza preciso, procede come il giocatore di briscola al circolo ACLI che sapendo le carte già giocate e quelle ancora nel mazzo, butta la carta giusta sul tavolo di quel regolato frammento di mondo, regno di noiosi ragionieri di provincia.
Invece il mistico fugge l’inferenza, prende ciò che in quel frangente gli arriva dall’universo e lì staziona abdicando da soggetto per sciogliersi nell’oggetto, regno contiguo alla follia, faccenda pericolosa.
E che dire di me che incapace di proporre di meglio li frequento entrambi a giorni alterni?
Giurisdizioni
Olistica e universale unità coerente di pensiero? Ci riescono bene i gatti e, nei giorni di festa, un qualche esponente della New Age. L’umano fluttuare - dalla contemplazione del cielo all’ottemperare il codice stradale - necessità dell’abilità di districarsi tra molteplici e differenti regni, parlando, di regno, in regno, i caratteristici linguaggi e dialetti; utilizzando, di volta, in volta, determinati codici e strumenti; osservando, via, via, gli specifici orizzonti da angolazioni stabilite, pur rimanendo, anzi arricchendo, sé stessi.
Mica è facile, ho indizi che un buon ottanta per cento delle driatibe origini da equivoco di giurisdizione.
Inno all’inutile: l’orto filosofico
Forza che muove a risultato in apparenza inutile invece portante il mondo quella che nel circoscritto mezz’ettaro di terra rossa spinge a creare una macchia antica, completa com’era in origine, non degradata dal coltivare intensivo e dal pascolo. Ho messo la Melissa, Terebinto, Cisto bianco, Ginepro rosso e altre quattrocento varietà mediterranee, da una a tre piante per specie, inutile piantarne di più, allo scopo basta e avanza la presenza di un solo elemento.
Perlopiù le osservo senza classificarle con l’arbitrio condiviso del nome, specialmente quello botanico, mica è orto a scopi scientifici: mero effetto collaterale i numerosi e complessi principi farmacologici terapeutici o tossici e le singolarità botaniche. Non è una raccolta di figurine e neppure la ricerca di una biodiversità compiuta, neanche il voler ottenere un’estetica piacevole e neppure la produzione di frutti eduli, tutte espressioni secondarie.
Il punto è che la forza eccita ad individuare, estrarre e celebrare (tale “inutile” operare è evidentemente rito) l’oggetto che non nasce e neppure muore, ciò che Platone avrebbe definito “melissità”, “terebintà”, “cistità” e “gineprità”, Kant Oggetto in sé, Schopenhauer soggetto che si fonde nell'oggetto, posto dove Rilke passeggiandoci dentro avrebbe udito notizie rassicuranti.
Costruzione giuridica
Insoddisfacente, asfittica e anche noiosa l’onnipotenza assoluta, condizione che per trovare emancipazione necessita di urgente iniziativa abile nel creare un ordine che la subordini.
Vale per Dio [1], vale per gli uomini [2].
[1] Tutto sommato i testi sacri e mitologici narrano di questo laborioso implementare giuridico ordinante.
[2] Probabilmente non per tutti ma per me si: nei numerosi, liberi, interminabili - più sono liberi e più risultano interminabili - giorni di festa, se non mi attivo implementando e ottemperando una regola s’insinuano malesseri speciali, verosimilmente metafisici, o qualcosa che gli assomiglia.