BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Venerdì, 02 Dicembre 2016 10:32

Il giudizio degli altri

Il giudizio degli altri è un testo estrapolato dagli Aforismi per una vita saggia contenuti nei Parerga di Schopenhauer. Le pagine affrontano con impianto aristotelico tre categorie della persona: ciò che ha; ciò che è; ciò che rappresenta, ovvero ciò che siamo nella testa degli altri. Schopenhauer vede nell’eccessivo preoccuparsi dell’opinione altrui un severo difetto dell’essere umano, anzi il difetto fondamentale, imperversante assurdità che genera un inutile e controproducente, quanto abnorme, dispendio d’energia.

L’Autore valuta questo suo lavoro opera “minore” in effetti Schopenhauer, di solito puntuale nello spaccare il capello in quattro, questa volta appare impreciso nella sua disamina, perlomeno per tre motivi:
valuta pregiudizialmente l’Io personale superiore all’Altro, tesi tutta da dimostrare;
oltre alla mera vanità e alla debolezza della natura umana omette di individuare e analizzare altre possibili forze che ci spingono alla ricerca di consenso dai nostri simili;
sembra sfuggirgli il possibile scostamento tra ciò che realmente siamo rispetto all’immagine di noi albergante nella nostra stessa testa (discordanza che trascura) ben prima che nella testa degli altri (differenza sulla quale si attarda). Buchi, mi sembra, non piccoli tant’è che possono contenere intere discipline. Insomma opera qualitativamente inferiore rispetto a Il Mondo come Volontà e rappresentazione nella quale sosteneva: «C'è un unico errore innato, ed è quello di credere che noi esistiamo per essere felici» rispetto al quale l’Autore si ammaina da sé medesimo offrendo ricette per essere felici - eudemonismo a tratti spicciolo -, o perlomeno sereni. Per la cronaca Il Mondo come Volontà e rappresentazione, oggi pilastro della filosofia, ai tempi della prima stampa si rivelò un fallimento editoriale mentre gli scritti “minori” Parerga e paralipomena contenenti Il giudizio degli altri, furono un successo editoriale.

Il giudizio degli altri oggi appare opera in alcuni passaggi obsoleta nel suo dettagliare ottocentesche fame e glorie onorate per mezzo di duelli, eppure obsolescenza interessante in quanto ci offre la percezione plastica di quanto le umane e sociali dinamiche di essere e apparire siano mutate negli ultimi centocinquanta anni con l’avvento dei mass media. Capovolgimento di galassie con produzione di un inedito "velo di Maya", non sarebbe male se esistesse una sorta di purgatorio dove Warhol e Pasolini aggiornino Schopenhauer della strana piega che ha preso, in sua assenza, la vicenda.

Pubblicato in Recensioni
Venerdì, 02 Dicembre 2016 09:24

La cannata

Non è che oltre alla dittatura dei mercati della UE, all’imperialismo USA e alla JP Morgan, forse ci hai messo anche del tuo per ridurti così?

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Giovedì, 01 Dicembre 2016 10:12

Lettore-Autore

Nell’ascoltare o leggere una frase oscura o difficile si può lasciarla perdere e indifferenti tirare dritto rimanendo come prima, oppure prenderla per il bavero, smontarla parola per parola, locuzione per locuzione, chiarendo d’ogni elemento sconosciuto, o poco chiaro, il significato col dizionario. Ovvietà sovente disattesa.

D’ogni parola, talvolta, sarà anche necessario individuare il peculiare significato come inteso dall’autore, indagine invece complessa che in taluni casi esigerebbe lo studio della sua opera omnia, tuttavia grazie a chi l’ha già fatto per noi, possiamo svolgere tale percorso in tempi contenuti.  

Fatto si assemblerà a modo nostro la frase (parafrasi) che, così, ci risulterà chiara. Percorso che porterà all’incontrare tesori di saggezza o dozzinali paciughi di autori vanitosi che giocano con parole criptiche o astruse al fine di autoaffermarsi[1]

In ogni caso, autori saggi o pirlotti, tale smontare, analizzare, rimontare, è tra le operazioni più stimolanti la nostra creatività, in fin dei conti comprendere è atto autorale, creazione del proprio ingegno.

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1 Mi torna alla mente quando in libreria tirato da una forza ignota allo scaffale dell’Adelphi avevo acquistato d’impeto:
1 Del Delitto;
2 La conoscenza del peggio, a dire della recensione “… opera filosofica fra le più notevoli dei nostri tempi”;
3 Dialogo teologico,
tutti e tre di Manlio Sgalambro.
Nel Del Delitto avevo letto:
 «… la ragione dà ragione all'assassino e alla sua vittima. L'assassino e la sua vittima sono inscindibili. “Ti sei interessato a me sino a uccidermi” ». Sulla provinciale avevo messo sotto un gatto, ignoro quanto abbia apprezzato quel mio interessarmi a lui. L’Autore dovrebbe pubblicizzare il postulato dentro i tribunali penali, proferirlo di persona ai familiari dei morti ammazzati per verificarne l’interesse.  
Però dovrebbero affiggerlo un cartello in libreria:
“Avviso ai clienti: se tirati da forze ignote rimanete fermi."

Pubblicato in Filosofia di strada
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