BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Sabato, 30 Settembre 2023 13:04

Pensiero debole, pensiero forte

Nel capitolo Il grande inquisitore de I fratelli Karamazov i protagonisti in scena: l’Inquisitore, il Diavolo -non in scena ma presente attraverso l’Inquisitore- e il Cristo, sono tutti mossi da pensiero forte, da libero arbitrio assoluto e da certezze soggettive totalizzanti. Personaggi fissi, saturi, apocalittici.

Se si proviene dal quel milieu va forse da sé essere belligeranti tirando, tragicamente, dritto.

Pubblicato in Attualità
Mercoledì, 27 Settembre 2023 19:23

L’indigerito

A farci digerire e metabolizzare la pasta al forno ci pensa il funzionamento naturale, invece per tutto ciò che l’esistenza ci dà in sorte dobbiamo pensarci noi.

Con tutta probabilità pezzi di civiltà significativi sono stati costruiti per metabolizzare eventi indigesti, nello stuolo dei rimedi eupeptici primeggiano quelli religiosi, indicati per mandare giù le sofferenze ingiuste e il mattone sullo stomaco d'essere-per-la-morte.

 
Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Venerdì, 22 Settembre 2023 16:25

Ululati metropolitani

Forse la coda alla cassa del supermercato ce le regala il destino per farci osservare, con calma e a distanza ravvicinata, campioni rappresentativi di Sapiens. Questa mattina ho visto un barese attempato appena dietro a una giovane inglese longilinea piuttosto bruttina, quella bruttezza particolare di cui solo gli inglesi sono capaci. Tutt'e due nello stesso istante e metro quadro, ma monitorando i loro occhi era chiaro che avessero un’immagine diversa del mondo che li circondava.

Ognuno vede il mondo che elabora a partire da quello che gli hanno raccontato, dicono di aver trovato, accuditi da cani, ragazzi selvaggi che ululavano e camminavano a quattro zampe. Tarzan aveva una sua ermeneutica e Weltanschauung e io mi racconto che le femmine mediterranee sono più belle delle anglosassoni.

Viviamo lo stesso mondo ma ognuno se lo racconta a modo suo, il punto è che a parità di luoghi, circostanze e condizioni, chi si racconta il mondo malamente lo vive peggio di chi se lo racconta bene, se le cose stanno così siamo vocati a una continua e sempre più puntuale riscrittura.

Pubblicato in Filosofia di strada
Mercoledì, 20 Settembre 2023 13:06

Campi di coscienza

La realtà è talmente poliedrica che per accedervi bisogna farsi in quattro, di solito percorriamo la via della ragione, perciò partendo da un registro descrittivo: “Le cose stanno così”, approdiamo a uno prescrittivo: “Se stanno così bisogna agire in questo modo”, via a conti fatti abbastanza affidabile.

Altre volte la ragione non basta, allora accediamo alla realtà percorrendo la via della fede, del sentimento, dell’intuizione, dell’azione, dell’immaginazione di cose viste che ricreiamo e di cose mai viste che fantastichiamo.

Qualche volta capitano anche momenti dove viviamo senza razionalizzare, senza immaginare, senza intuire, un po’ come accade nel sonno profondo anche se siamo svegli, in quel vuoto possono apparire immagini fugaci che arrivano chissà da dove, pensieri improvvisi, strani figuri e parole che dicono di mondi dimenticati.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Venerdì, 15 Settembre 2023 16:39

L’insegna

Robert Walser (1878 -1956) nel suo racconto La passeggiata descriveva il disgusto procuratogli dalla “squillante insegna dorata” di un fornaio.

“Ha davvero bisogno un fornaio di mettersi così vistosamente in mostra, di risplendere e scintillare al sole col suo pazzesco annuncio, come una dama vanesia ed equivoca? [nel 1907 si diceva così, oggi si direbbe “come una puttana”]. Farebbe meglio a cuocere e impastare il suo pane con modestia proba e assennata!”

E’ una costante diffusa quella di far apparire ciò che si è, e si fa, migliori di quanto non siano realmente[1]. Pensiamo all’automobile sovente di un modello un poco superiore al portafoglio del proprietario[2]; ai corpi esageratamente abbelliti "perché tu vali" come recita la pubblicità; all’industria culturale piena di scatole molto più grosse del contenuto[3]. Forse tutto questo accade perché Homo sapiens se appena dopo nato non fosse accudito perirebbe, pertanto ha un bisogno vitale di emergere, farsi notare, essere riconosciuto e personalmente valorizzato. Siamo intrinsecamente fragili, limitati, insicuri e l’esistenza si svolge nel continuo superamento di questa primigenia inferiorità attraverso atti e volontà di potenza[4].

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1 Ricordo che dopo aver consegnato la stesura di una mia autobiografia ai responsabili di un corso che avevo frequentato, mi arrivò uno scritto con le valutazioni. Tutta la prima parte si dilungava nel comunicarmi la meraviglia di aver ricevuto un testo stampato col PC su dei fogli A4, pinzati alla buona. Il lettore diceva che quelle pagine esprimevano una povertà monacale per come si presentavano fisicamente, non per quello che c’era scritto dentro che passava in secondo piano, cosa singolare in un corso di scrittura. Il corso era tenuto da gente di valore, il problema è che, a fine corso, erano abituati a ricevere le autobiografie dei partecipanti stampate su carta pregiata, con rilegature di lusso e copertine piene di orpelli.

2 L’automobile è un oggetto di metallo e plastica che serve ad arrivare rapidi, comodi e sicuri a destinazione. Oggetto-strumento al pari di una forchetta, di una pinza o di una ramazza, per i quali l’utilizzatore chiede funzionalità, affidabilità e talvolta una estetica accettabile. Così nell'acquistare una vettura si chiede, compatibilmente al proprio reddito, che soddisfi specifici requisiti di potenza, sicurezza, economia e affidabilità.  Tuttavia, a differenza di una ramazza, l’automobile è oltre che strumento anche simbolo per l’idea che l’oggetto rappresenta ed evoca del suo possessore. Già Schopenhauer sentenziava: “Il mondo è mia rappresentazione” e che l’automobile sia uno status symbol non è una novità. Che cosa l’automobile rappresenti simbolicamente lo possiamo cogliere osservando il plus che alcune vetture offrono oltre al realistico utilizzo che di fatto svolgono. Ci riferiamo a quegli oggetti bizzarri, grandi, ibridi, un po’ gipponi un po’ berline di lusso, che imperversano in città. Li chiamano SUV (Sport Utility Vehicles) e sono caratterizzati da cilindrate e dimensioni superiori agli autoveicoli normali. Capaci grazie alle sovradimensionate quattro ruote motrici di attraversare agilmente la Mauritania, vengono invece utilizzati dalle mamme per accompagnare i bambini a scuola per poi recarsi dalla parrucchiera. Talvolta però, nel fine settimana, riescono ad utilizzare quasi un quindici per cento della loro cilindrata e potenza complessiva, quando il papà, ingrossato da quella protesi che lo circonda, porta la famigliola sulle Prealpi bergamasche; l’ottantacinque per cento mai utilizzato non "serve" a nulla, se non ad esprimere significati. I significati espressi attraverso le funzioni simboliche dell'oggetto SUV sono sintattiche, pragmatiche e semantiche: funzione sintattica, ovvero la relazione ad altri simboli, nella fattispecie delle altre autovetture e guidatori: “Io sono più grande, più importante di te”. Funzione pragmatica: “Spostati rapido altrimenti io ti schiaccio.” Funzione semantica, ovvero la relazione simbolica diretta al significato che esprime l’oggetto SUV, che grida al mondo per il suo possessore: “Io non sono più povero, ma ricco”, funzione simbolica comprensibile, visto che è maleducato, umiliante e osceno andare in giro col portafoglio aperto per far vedere quante banconote ci sono dentro che il SUV si presti a surrogare il gesto. In Gran Bretagna l’hanno compreso da tempo, così l’ultima moda dei VIP londinesi è di spostarsi in bicicletta. Si sa loro sono eccentrici, noi pittoreschi. 

3 Titoli furbescamente accattivanti, recensioni esageratamente benevole, presentazioni sopra le righe, ecc..

4 Volontà di potenza non come la intendeva Nietzsche ma Alfred Adler, fondatore della Psicologia Individuale Comparata, probabilmente il più preciso nel descrivere e affrontare la condizione di fragilità che caratterizza i cuccioli dei Sapiens, che determinerà l'intera esistenza di ogni individuo. Da qui l'importanza di appartenere alla comunità umana per emanciparci dalla fragilità individuale valorizzandoci reciprocamente. Così la salute psichica si manifesta nella capacità empatica e di cooperazione con gli altri, nella capacità di sentimento sociale. Di Adler non sapevo nulla, stranamente dalle nostre parti è poco conosciuto ed è un peccato, quel che conosco lo devo tutto a Domenico Barrilà psicoterapeuta e analista adleriano.

Pubblicato in Attualità
Giovedì, 14 Settembre 2023 21:19

Moira

Credere e affidarci alla provvidenza[1] ammansisce le cose che non dipendono da noi, non perché grazie alla provvidenza le cose che non possiamo governare diventano prevedibili o ci vanno sempre per il meglio[2], ma perché nell’affidarci alla provvidenza qualsiasi cosa accada ha una causa definita e identificabile. Vuoi mettere prenderci un colpo tra capo e collo architettato da una regia nota e onnisciente da uno che ci piomba addosso a cazzo non si sa da dove?

Forse meglio lasciar perdere la provvidenza e far affidamento alla natura e al suo ordine, anche se un po' differisce dal nostro.

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1 Che sia di Dio che sovrintende il mondo o di un logos immanente alla natura.
2 Come presumono le credenze magiche e superstiziose.

Pubblicato in Sacro&Profano
Mercoledì, 13 Settembre 2023 15:38

Storia dell’Occidente

Ben presto il vignaiolo si rese conto di non avere alcuna garanzia di produrre un raccolto congruo al lavoro svolto, sarebbe bastata una grandinata per distruggerlo. Vista l’inaffidabilità della natura optò per una novena alla Madonna perché non facesse grandinare, ma vista l’inaffidabilità anche di quella montò una rete antigrandine e ci rimase impigliato dentro, questo è quanto.

Non è poi un granché l'antropocentrica storia del nostro Occidente.

Pubblicato in Attualità
Mercoledì, 06 Settembre 2023 15:10

Intolleranze ontologiche

Mentre tutti gli altri animali non si preoccupano ad Homo sapiens l’aleatorietà procura una certa angoscia, così vive il mondo trasponendo di continuo le cose che vede accadere a capocchia, in una nicchia da lui costruita e regolata dove affibbia alle cose un significato univoco, definitivo e sicuro. Così addomesticate le assembla tra loro dandogli parvenze di regolarità fattuali con precise cause che producono indubitabili effetti[1].

Solo dopo aver trasposto le cose dal regno indecifrabile e indeterminato delle possibilità, al suo piccolo cosmo di (apparente) controllo e prevedibilità, riesce a dormire tranquillo.

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1 Esempio di dipendenza dal controllo è il racconto, imperversante nelle sue numerose versioni, di un protagonista che scegliendo di realizzare il sogno che ha nel cassetto, si muove in direzione dell’obiettivo con ferrea e incessante volontà e superando qualsiasi ostacolo lo raggiunge, quando invece le trame delle biografie effettive sono definite da talenti innati o assenti, da fortune e sfighe, da moti personali ambigui, da condizioni fortuite e circostanze rapsodiche, piuttosto che da un personale volere che è potere capace di determinare linearmente il futuro. Anche certe pedagogie non tollerano rischi, imprevisti e fluttuazioni, consideriamo quelle normative, precettistiche, sentenziose.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi

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