Ordinamento normativo
In adolescenza quello che a scuola chiamavano cultura era per me una entità rarefatta, inutile, nemica. Detestavo i professori, li avvertivo estranei. In prima media una preside di ferro dirigeva la scuola. Nella mia classe i bidelli avevano trovato un paio di banchi rotti, la preside, era venuta ad interrogarci: “Chi è stato? Chi sa e non parla farà andare di mezzo tutta la classe, metterò una nota collettiva!”Tutti zitti. Ho sentito una voce uscire dallo stomaco che gli ha risposto: “Non so chi sia stato, ma anche se lo sapessi non lo direi”. Gelo, pausa di tre secondi, latrato della preside a me rivolto: “Come ti permetti!” Anche se timido mi sentivo a mio agio, rilassato e mentre fissavo negli occhi quella donnina ossessa ho sentito una voce che ha detto: “Vaffanculo”, era la mia. Immediata convocazione scritta ai genitori per comunicargli la sospensione del figlio. Era andato mio padre nell’ufficio della preside, mi aveva difeso alla “democristiana” anche se votava partito liberale: “Sa il ragazzo era imbarazzato davanti alla classe e per darsi un contegno è andato sopra le righe per timidezza…” Così la sospensione era stata revocata ed io avevo un po’ imparato che il sollevarsi procura sanzione e il prostrarsi la condona.
Il suggeritore interno
Ho chiuso il negozio in anticipo per andare alla fiera del paese. L’incasso della giornata l’ho messo nella tasca del cappotto arrotolato con un elastico, 375 euro. Nella ressa ho intravisto oppresso dalla folla, uno storpio, ma proprio storpio, con le mani alzate che implorava carità. Una voce interiore mi ha detto: “Dagli tutto!” Ho messo la mano nella tasca e gli ho dato il malloppo. L’operazione è stata fulminea, il mendicante non mi ha visto in faccia. Rapido mi sono allontanato da lui e ho sentito un’altra voce interna che mi ha detto: “Ma che ca… hai fatto?” Meglio essere prudente con i suggeritori interni, però per un paio di secondi mi sono sentito Gesù; alzati e cammina non mi sono permesso di dirlo, però ho fatto qualcosa che gli assomiglia un po’, 375 euro per sentirmi Messia un paio di secondi è, a ben vedere, importo congruo.
Iddio inflaconato
Siccome faccio l’erborista, di tanto in tanto, conduco dei corsi di fitoterapia. Nel mio ambiente è frequente incontrare alternativi della “new age” che, sicuri di cosa dicono, parlano di “energia” delle piante. Chiedo: “Quanti watt?” e nessuno risponde. Nel lavoro seguo un approccio scientifico, quello appreso a scuola, so di alcaloidi, eterosidi, saponine e iridoidi niente di magico e neppure di trascendente, sono loro che fanno guarire o avvelenano, tutto qui. Anch’io da adolescente mi ero illuso di catturare l’energia delle piante, quella che da e fa la vita, ci avevo provato a chiudere Dio dentro un flacone, peccati di gioventù. Un po’ ci provo ancora, il vizio non l’ho perso, ma lascio perdere Dio e anche i flaconi, meglio il silenzio.
Passiflora Herbarium Mediterraneum brunovergani©
Crocifisso, Stato italiano assolto
Correzione di rotta della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che con sentenza definitiva assolve lo Stato italiano. Occorrerà leggere le motivazioni della sentenza, ma qualcosa si può anticipare. A ben vedere nella sentenza di condanna di primo grado del 2009 il crocifisso non poteva essere esposto il luogo pubblico e scolastico, perché giudicato dalla Corte tanto pregno e potente di significato da condizionare l’educazione e violare il diritto di libertà. I “pro” crocifisso, invece di ringraziare, erano rimasti sconcertati alla notizia che l’amato simbolo valesse assai per la Corte di Strasburgo, mentre gli “anti”, invece di preoccuparsi, esultavano.Nella recente sentenza di assoluzione della Grande Chambre si afferma invece che il crocifisso non discrimina perché simbolo di niente, quanto un soprammobile. I sedicenti vincitori dovrebbero rimanere un po’ sconcertati invece di trionfare e gli avversari non hanno congruo motivo di frignare. Invece i primi esultano e i secondi frignano. Ma non è che i diritti dell’uomo siano cosa più seria di questo carnevale?
Mangiapreti
Contestare dottrine è insidioso perché il dogma resta lì immobile, indifferente a qualsiasi confutazione,così chi tenta un approccio dialettico per invalidarlo attraverso il movimento dimostrativo, non avendo riscontro, rischia di perdere la pazienza. Nel momento preciso che perderà la testa, abbandonando il pensiero per abbracciare la reazione avrà perso: verrà, suo malgrado, legato, inghiottito proprio da quella dottrina che intendeva refutare; diventerà un apostata, piccolo satellite che esiste per contrapposizione, che gira intorno alla stella madre da lei illuminato. Ci sono solo due vie d'uscita dalla dottrina: l'eresia per chi con astio contrattacca, oppure il pensiero propositivo di chi, indifferente ai postulati dogmatici che non condivide, propone qualcosa di meglio. Vale per i dogmi delle ideologie, delle chiese e per quelli dei potenti.
Educatori forti, appassionati e ossessi
Improbabile incontrare insegnanti di matematica o di termodinamica affetti da ansia educativa, loro non cercano proseliti, non intendono divulgare teorie all’umanità, non chiedono atti di fede. Democraticamente apprezzano suggerimenti e varianti ai loro enunciati anche se contestano gli assiomi da loro proposti, si sa i forti non hanno bisogno di gridare. La disciplina che tali educatori insegnano sta in piedi da sola: quando l’allievo sbaglia i numeri i conti non torneranno e se mal progetta l’impianto termodinamico non lo vedrà funzionare. Tutto sommato questi educatori non si affidano a loro stessi e neppure ad allievi o scuole, ma “a un legame sociale diffuso ed epistemico, cioè autonomamente regolamentato dai criteri della logica congetturale: la fecondità, prima di tutto.”1Forte e tranquillo anche l’educatore in materie umanistiche capace “di insegnare la propria disciplina e favorire il senso critico degli alunni, sino al punto da stimolarli a dissentire dalle sue stesse opinioni”2, trattasi nella fattispecie di passione educativa.Per ultima incontriamo la categoria di educatori più nervosa, quella degli ortodossi in verità dogmatiche, razza in via d’estinzione nelle ideologie contemporanee, ma in aumento nella Chiesa cattolica italiana, anche grazie al sostegno dall’attuale governo. Educatori chiusi alle altre teorie, indifferenti alla formazione ma desiderosi di conformazione, non ammettono varianti a se stessi e alla loro dottrina. La categoria è agilmente riconoscibile per l’ostentata ossessione educativa, espressa in tutte le forme immaginabili: priorità educativa, urgenza educativa, ansia educativa; nelle varianti belliche difesa educativa e anche missione educativa.Singolare l’autocontraddizione: se esistesse davvero una verità assoluta, universale, integrale, immodificabile ed unica, sarebbe evidentemente costitutiva non educativa; non avrebbe necessità alcuna d’essere propagandata, inculcata e neppure difesa perché s’imporrebbe per forza propria. La ricorrente fissazione educativa cattolica esprime esattamente l’opposto della verità definitiva e universale che intende comunicare e testimoniare, da prova invece dell’inconsistenza dell’oggetto enunciato.1 Antonello Sciacchitano, “Tu puoi sapere, se ignori quel che sai”2 Augusto Cavadi, “A scuola si può fare politica? Risposta al ministro Gelmini” “Centonove”
Senza frignare
Oggi mi è morto il gatto. Non vorrei morire pregando una mamma celeste, non riesco ad immaginare modo più stupido per congedarmi dal mondo. Meglio il delirio di immaginare che Iddio sono io stesso? Meglio gli alcaloidi dell’oppio?Per non essere sbruffone nell’ultima messa in scena potrei ostentare un “io” impersonale, avulso dalla biografia. Non sarebbe poi male congedarmi in un mix monista neoplatonico, cristiano e anche induista; Plotino, Maestro Eckhart e Veda emulsionati nel mio apparato psicosomatico dalla morfina, se non fosse che il monismo assomiglia troppo al monoteismo potrei anche provarci. Forse meglio stare alla larga da questi propositi logocentrici ed emulare il gatto senza frignare.
Credere che l'altro sappia
Prima della crisi economica in atto, migliaia di piccoli risparmiatori, consapevoli della personale ignoranza in materia finanziaria, avevano affidato i lori sudati risparmi a professionisti del mercato finanziario, perché li giudicavano addetti ai lavori competenti, in grado di prevedere il futuro dei mercati. Guru forse capaci di leggere il pensiero, di interpretare le ambizioni che il risparmiatore intimante desiderava e non osava esternare, così si sono affidati a chi, credevano, potesse garantire custodia e crescita dei loro denari perché onnisciente. Come bambini hanno creduto a maestri e si sono fatti gestire; è noto che l’infantilismo sta nel credere che l’altro sappia tutto. Poi è arrivato il Crac e i risparmiatori invece di guadagnare hanno perso, così da bambini sono diventati adulti e anche filosofi: non hanno più creduto che l’altro sappia. Il dogma da catechismo di credere che l’altro sappia, nelle numerose varianti dottrinarie, religiose e atee, è problema urgente. C’è chi gestisce il risparmio, chi Dio, chi la politica, chi le anime, chi i pensieri, chi le parole, chi gli affetti. Qualche risparmiatore seppur con le orecchie basse si è emancipato dalla penosa superstizione che l’altro sappia gestirlo, invece numerosi fedeli, devoti, clienti, elettori, innamorati e allievi si ostinano nel crederci ancora.
Dogma dell'erudizione
Anche i miscredenti ostentano i loro testi canonici, proprio come fanno i preti, se non li leggi ti scomunicano. Mi hanno indicato di leggere “La Recherche” di Proust. Più che un consiglio di lettura è stato un ordine, un’indicazione esistenziale, se non avessi letta avrei vissuto un’esistenza indegna, subumana. Mica ci credevo, però ho aperto il primo volume. Lette le prime duecento pagine delle tremila ho buttato il libro in un angolo del soggiorno, non valeva la pena dare un pezzo della mia esistenza per quella lettura, per incontrare qualche perla di sensibilità e capacità di osservazione ogni cento pagine. Ma come si fa a leggere tutta la Recherche? Sono a posto di testa, stanno bene, quelli che la leggono tutta? O vivi la tua vita o leggi quella di Proust, non puoi far insieme le due cose, forse la cultura è cosa diversa dall’erudizione, forse buttare la Recherche in un angolo è stato atto sano, gesto culturale.
Quietismo
Mai capitato di sapere cosa scrivono dei giornalisti ancor prima di leggerli? Cosa affermeranno degli opinionisti prima che parlino? Cosa sostengono dei siti WEB impegnati ancor prima di aprirli? Cosa affermeranno dei politici ancor prima che aprano bocca? Non siamo veggenti, la prevedibilità è data dall’assenza di pensiero di quei giornali, opinionisti, siti WEB e esponenti di partito.La stasi di pensiero è roba da eretici del seicento; il quietismo, movimento eretico di quei tempi, sosteneva l’orazione in quiete e il raggiungimento della perfezione nell’anestetizzare in Dio il pensiero personale. Adesso quel Dio non c’è più perchè sostituito da altri Déi o potenti mortali, eppure l'assenza di pensiero dell’antica dottrina mistica perdura. Il quietismo moderno genera un sonno di pensiero agitato, come quando si mangia troppo a cena, agita le gambe nel sonno e rutta, non fa silenzio ma sbatacchia, non tace ma urla, sembra sveglio invece dorme.