BLOG DI BRUNO VERGANI

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Martedì, 02 Novembre 2021 11:14

Il senso della vita

Scritto da 

La vita attua direzioni ma non proclama senso nel suo essere e funzionare e gli animali lo sanno bene, con la sola eccezione di Homo sapiens che invece ipotizza e teorizza “il senso della vita”, come se la vita seguisse nella sua totalità una direzione univoca che partendo da una origine dirige verso un fine preciso, logico, assoluto, eterno, universale.

Il punto è che per cercare il senso della vita occorre qualcuno che lo cerchi, senso che verrà cercato nel modo d’essere proprio di questo qualcuno, nella sua prospettiva e nella sua determinata situazione, senso necessariamente contenuto dentro i suoi orizzonti esistenziali al fine di soddisfare i suoi desideri individuali. Non appena si sente dire del senso della vita la cosa migliore da fare non è indagare la vita per trovarlo, ma chi lo afferma perché è lì che abita.

Ultima modifica il Martedì, 02 Novembre 2021 11:31

2 commenti

  • Link al commento Maria Mercoledì, 03 Novembre 2021 08:32 inviato da Maria

    Accidenti, è proprio così. La costruzione di senso è legata all'orizzonte culturale del singolo individuo, orizzonte che spesso - o talvolta - si inscrive in una prospettiva condivisa da una comunità, magari religiosamente/dogmaticamente orientata.

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  • Link al commento GUIDO MARTINOLI Mercoledì, 03 Novembre 2021 10:51 inviato da GUIDO MARTINOLI

    Caro Bruno mi tocca dissentire.
    Penso che non possiamo azzardare granché sull’esistenza del Senso della vita, neppure che ci sia o che non ci sia, né dove e come si possa catturare nel caso ci fosse. Ma “proclamare” la sua inesistenza mi pare eccessivo e gratuito. Che possa essere una “fissa” di taluni, deformati dalla smania di “capire tutto” ci sta, ma tale eventualità (ovviamente da accertare a dovere) non basta per argomentare l’assenza del Senso.
    Peraltro, per me l’obiettivo strategico del (mio) pensiero non si limita a sviscerare “solo quel Senso (della vita)”, che hai confinato al soggettivo, ma coinvolge l’intero Senso dell’Essere, se c’è. Il Problema è quello ontologico e deve rispondere al perché estremo, all’ultima domanda e all’ultima risposta. Ergo la soluzione, se c’è, dev’essere anch’essa ontologica. Se non ci fosse dovrebbe esserne accertata l’assenza, cosicché la risolverebbe in ogni caso. In tale orizzonte temo che il soggettivo o l’individuale siano del tutto trascurabili ed evanescenti. Il Senso o la Verità sono esauriti ed esaustivi se sublimano nell’Assoluto, comunque esso sia. E anche se “questo” non ci fosse, tale modo d’essere dell’Essere, sarebbe alfine esso stesso assoluto (assoluta assenza dell’Assoluto), in quanto terminale e incontrovertibile (Severino). Resta la questione della necessità, come risposta /soluzione dell’Essere. Nella situazione relativa in cui ci troviamo, cotanta mi sembra un’ipotesi come un’altra. A differenza delle proposte religiose, tutte e giustamente fondate su un qualche afflato di Senso e perciò escatologiche e trascendenti, la necessità che svetterebbe in assoluta, potrebbe tranquillamente esprimere un essere e un divenire assoluti e, allora si (ecco lo sballo travolgente e angosciante), senza Senso: la forma estrema di Nichilismo.
    Grazie e ciao, Guido

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