BLOG DI BRUNO VERGANI

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Domenica, 07 Giugno 2020 21:07

Pluralismo

Scritto da 

Carl Gustav Jung nella sua opera “Tipi psicologici” (1921), esaminando la medievale (quanto attuale) disputa sugli universali[1], vedeva quote di verità in entrambe le concezioni[2], aggiungendo che, di fatto, è la psicologia di ogni individuo a optare per l’una o per l’altra concezione, o a mediare realizzando una sintesi di entrambe. Dunque per certe cose[3] non esistono verità fisse, ma processi dinamici che ognuno svolge a modo suo.

Se così è -a me sembra che lo sia- per queste cose un onesto pluralismo dovrebbe accettare come lecite 7.789.813.508 differenti concezioni -quanti siamo al momento al mondo-, adeguandosi in tempo reale a tutti quelli che cambiano idea.

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1 Alberga prima, in, o post le cose, un concreto status ontologico dei generi e delle specie che applichiamo alle molteplici singolarità del mondo reale? Vale a dire “La Bellezza” spoglia di concreti casi di specie, oppure “Il Triangolo” senza gli oggetti triangolari che conosciamo, ci sono per davvero o sono mere fantasie? C’era chi affermava che sono essenze trascendenti reali che se ne infischiano del nostro pensarle per sussistere, mentre altri sostenevano, all'opposto, che sono nient’altro che nomi che noi pronunciamo.

2 Quella del realismo che afferma i generi e le specie essenze trascendenti con realtà oggettiva indipendenti dal nostro pensare, all’opposto quella del nominalismo che invece li interpreta mere emissioni vocali di nomi prodotti dalla nostra mente.

3 Questioni cruciali dato che l'indagine sugli universali coincide con quella su Dio, sull'uomo e sul mondo.

Ultima modifica il Domenica, 07 Giugno 2020 22:34

2 commenti

  • Link al commento armando caccamo Lunedì, 08 Giugno 2020 05:33 inviato da armando caccamo

    Dirimere la questione non è cosa da poco, caro Bruno. Ci potrebbe aiutare l'insiemistica. Gli insiemi di generi e specie, gli insiemi di opinioni e quindi gli insiemi di "verità" condivise sono per me l'univa via per dare organicità al pensare (ma anche al credere). (?) - non so cosa ho detto, ma l'ho detto!!!!!

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  • Link al commento Bruno Vergani Lunedì, 08 Giugno 2020 10:16 inviato da Bruno Vergani

    Caro Armando, in effetti Abelardo (1079 – 1142) vedeva gli universali generati dall’umano pensiero razionale che, nell’osservare l’esistente, coglieva ed estraeva categorie che accomunano gli enti, dando così a tali categorie sussistenza autonoma (ipostatizzazione). Per Abelardo è dunque l’intelletto umano che fa gli universali estraendoli e astraendoli dalla molteplice ed eterogenea realtà del mondo, per codificarli in insiemi di "verità" condivise. Dunque Abelardo un nominalista? Per Jung non del tutto, facendo riferimento alla percezione a priori di Kant, che coglie immediatamente forme anche non tangibili di realtà, Jung interpreta la concezione di Abelardo un primo tentativo di sintesi tra realismo e nominalismo che ha anticipato la modernità. Per Jung, Abelardo ha attuato questa sintesi attraverso un processo psicologico più che razionale, anche se la psicologia come noi la intendiamo non esisteva ancora.

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