BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Giovedì, 23 Aprile 2020 12:11

Capirsi?

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Bella cosa capirsi ma più difficile di quel che appare. L’evento comunicativo, che permetta comprensione, necessita di indeclinabili elementi e un preciso procedere: un soggetto emittente; un messaggio che si riferisca a qualcosa di sensato e un soggetto ricevente che, usufruendo del canale utilizzato dall’emittente (voce che dice parole, scrittura, oppure gesti ed espressioni del corpo) riceva il messaggio comprendendolo per mezzo di codici condivisi dalle parti (parole con significato che costruiscono frasi, come anche suoni che fanno musica).  

Se manca un solo elemento la comunicazione si interrompe o corrompe, problema ripristinabile parlando uno per volta mentre l'altro ascolta, oppure modificando canali e codici che veicolano il messaggio: se l’emittente parla con volume di voce troppo basso dovrà alzarlo, o se usa termini specialistici che il ricevente non sa dovrà sostituirli con termini più comprensibili anche se meno puntuali, in alternativa il ricevente dovrà apprendere il significato dei termini utilizzati dal soggetto emittente, per questo hanno inventato i dizionari, strumenti utili per migrare dalla condizione di oggetti a quella di soggetti: “Ogni parola non imparata oggi è un calcio in culo domani” (don Milani).

Tutti problemi risolvibili a condizione che la comunicazione non sia distorta in partenza e/o deformata all’arrivo da interferenze ideologiche spinte, da latenti voragini e fissazioni psichiche, o da nodi e fardelli autobiografici che pre-giudicano il messaggio veicolato, che potrebbe partire senza che l'emittente sappia ciò che dice e specialmente perché (davvero) lo dice, o per gli stessi motivi venga mal interpretato quando giunge a destinazione. Qui senza l’intervento di una buona filosofia o di una spietata indagine psicoanalitica che risolva l’ambaradam ermeneutico non c’è forse soluzione alla Babele.

Superato anche quest’ultimo ostacolo -ipotesi ottimistica dato che non possiamo escludere che i vizi suesposti si sommino invece di essere, di volta, in volta, aggiustati- la comunicazione non sarà, comunque, possibile se il ricevente abita in tutt’altro paradigma dell’emittente, ad esempio se un soggetto emittente che poggia il suo vivere sull’ontologia di Severino pretenda di comunicarla a soggetto ricevente membro dell’Inter club di Lambrate, è improbabile che la comunicazione vada a buon fine. In questi casi di solito va a finire che il soggetto ricevente, senza considerare che possano esistere altri e differenti regni oltre all'unico che conosce (limite che nel caso di specie è anche del mittente), reagisca al messaggio come la rana di Galvani sgambetta per impulso elettrico con un rifiuto istantaneo e assoluto del messaggio ricevuto, giudicando il soggetto emittente strambo (come dargli torto?) e deficiente. Andrebbe bene così se il processo, quando sistematicamente ripetuto, non causasse un appiattimento generale verso il basso. Eppure anche in questo caso il soggetto emittente, se proprio ci tiene, potrebbe ripristinare la comunicazione esponendo l’ontologia di Severino attraverso metafore calcistiche, attuando una severa rimodulazione del codice linguistico, vettore del messaggio, nel tentativo di traslare il messaggio dal suo paradigma a quello dell’Inter club di Lambrate per mezzo di metafore e parabole, stile Gesù che diceva cose somme parlando di grano ai contadini, di reti ai pescatori e di pecore ai pastori. Che fatica!

Ultima modifica il Domenica, 26 Aprile 2020 11:20

4 commenti

  • Link al commento Gabriele Giovedì, 23 Aprile 2020 16:21 inviato da Gabriele

    Acc. È sfuggito un "causerebbe"!?!?

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  • Link al commento Bruno Vergani Giovedì, 23 Aprile 2020 17:12 inviato da Bruno Vergani

    Grazie Gabriele, ho aggiustato.

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  • Link al commento armando caccamo Lunedì, 27 Aprile 2020 05:39 inviato da armando caccamo

    I fatti dimostrati sono questi:
    - ciò che si vorrebbe dire (100%)
    - ciò che si dice
    - ciò che l'altro sente
    - ciò che ascolta
    - ciò che capisce
    - ciò che ricorda
    - ciò che interpreta (10-20%)
    se non si usano accorgimenti tecnici da parte dell'emittente, questa percentuale è già un successo.

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  • Link al commento germano federici Lunedì, 27 Aprile 2020 11:55 inviato da germano federici

    Tra le fissazioni psichiche che bloccano un autentico dialogo c'è la paura di perdere la propria rete concettuale qualora si ceda anche solo su un nodo. Nei sistemi naturali la rete ecologica, se complessa, non cede quando scompare uno dei nodi, ma si aggiusta pian piano fino a raggiungere un equilibrio diverso non troppo lontano da quello precedente. Se invece il sistema è semplice, la perdita di un nodo stravolge tutta la rete e porta a un nuovo ambiente ecologico.
    Insomma, l'indisponibilità a mettere in discussione un proprio nodo concettuale forse è rivelatrice di un atteggiamento semplicistico di fronte alla complessità della vita, la cui analisi richiede un atteggiamento critico molto attento e disponibile all' "e... e..." e poco all' "o... o...". La verità è più spesso copulativa che disgiuntiva.

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