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Lunedì, 19 Novembre 2018 18:54

Problematica filosofica: il bulbo di Scilla

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Le piante captando la luce e assorbendo le sostanze contenute nella terra e nell’acqua sintetizzano -il processo di sintesi è una sorta di trasformazione creatrice- sostanze per costituirsi e vivere, processo denominato metabolismo primario. A nostra volta mangiamo le piante per nutrirci proprio di tali composti che i vegetali hanno elaborato, come i carboidrati del frumento, le proteine dei legumi, i lipidi dell’olio di oliva e gli zuccheri della frutta. Molecole che non siamo in grado di sintetizzare direttamente dalla luce, dall’acqua e dalla terra come fanno i vegetali.

Le piante inoltre sintetizzano altre sostanze per scomposizione e degradazione dei composti prodotti dal metabolismo primario, ciò accade nei casi di stress termici o meccanici, nelle infezioni o in condizioni di siccità. In questo metabolismo secondario, e qui veniamo al punto, oltre alle nuove sostanze prodotte dalla degradazione del metabolismo primario vengono anche sintetizzate altre molecole, innumerevoli nella specie ma in quantità modeste, che servono alla pianta per difendersi e curarsi: alcaloidi, eterosidi, oli essenziali, resine ecc., principi attivi sia tossici che le piante producono per non essere mangiate dagli animali, sia terapeutici per la pianta stessa. Molecole che a nostra volta, per una sorta di affinità biologica pianta-uomo, possiamo utilizzare per curarci, se sappiamo assumere il principio attivo corretto nel giusto dosaggio.

Quest’ultima fattispecie di principi attivi prodotti dai vegetali a differenza di quelli prodotti nel metabolismo primario, non sono assolutamente necessari perché la pianta permanga viva e vegeta, ma una sorta di plus che ne ottimizza il vegetare e il riprodursi. Ad esempio la mediterranea Scilla contiene nel bulbo dei glucosidi tossici per il topo e oltre un certo dosaggio tossici anche per l’uomo, anche se anticamente utilizzati come cardiotonici ed espettoranti; non è neppure del tutto indispensabile l’aroma dei fiori che emanano profumo per attirare insetti impollinatori: la Scilla potrebbe comunque vegetare sprovvista dei suoi glucosidi pur rischiando di essere mangiata dai topi, così le piante che producono aromi floreali pur rischiando di diminuire drasticamente il proprio riprodursi.

Tutte le fasi del processo metabolico delle piante appaiono mirabili, ma in particolar modo quelle del metabolismo secondario al punto da stimolare quesiti più filosofici che botanici: in quella produzione utile, ma non indispensabile, di migliaia di principi attivi differenti, tutti con scopi mirati, permane l’impressione che operi nella pianta una sorta di libera intenzione e scelta di direzione. Nel medioevo i pagani narravano tale ipotesi immaginando particolari elfi dimorare dentro le piante e i credenti ci vedevano la farmacia del Signore con rimedi fatti ad hoc per ogni malanno umano. Con Darwin il metabolismo secondario è stato spiegato come un casuale accadimento dove, ad esempio [esempio mio non di Darwin] una prima Scilla che accidentalmente aveva sintetizzato uno specifico glucoside per degrado di un suo zucchero a seguito di un incendio, glucoside che casualmente esplicava una specifica azione ratticida. Ebbene quella Scilla avrebbe vegetato meglio e più a lungo rispetto alle sue simili sprovviste di quel glucoside (adattamento) che venivano mangiate dai topi fino anche ad estinguersi.

Osservando migliaia di principi attivi presenti nelle piante (farmacognosia), non pochi inediti e ognuno con azione difensiva e curativa specifica, può sembrare una forzatura vederli generati dal caso, tuttavia non dobbiamo dimenticare che il processo evolutivo dura da milioni di anni e visto che anche un orologio fermo dà l’ora esatta due volte al dì (uno che va a capocchia probabilmente di meno, ma prima o poi la azzeccherà) è statisticamente possibile che un particolare alcaloide si sia formato a capocchia (accidente) nel momento e posto giusto favorendo una particolare specie.

Considerando le due ipotesi appare forzata quella che scorge nella pianta un nucleo che intenda e voglia autoperpetuarsi attuata da una sorta di soggetto, o di regia ordinante, che architetta liberamente strategie mirate al suo mantenersi, inclusa l'attenuata versione schopenhaueriana che interpreta tale potenza, seppure orba, comunque volontà. Nondimeno che una totale casualità produca un così perfetto ordine complesso lascia spazi a ragionevoli perplessità. Plausibile che entrambe le dinamiche contengano tratti di verità e non siano poi del tutto separate.

 

Ultima modifica il Sabato, 07 Marzo 2020 16:53

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