BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Mercoledì, 13 Aprile 2016 10:23

Ma io vi dico

Scritto da 

Se leggessi sempre e solo La Gazzetta dello Sport avrei evitato che al risveglio mi tornasse a rodermi quell’annotazione - nota che nei libri letti di recente non sono riuscito a ritrovare - nella quale si affermava che la qualifica di profeta riferita a Gesù Cristo è da considerarsi erronea. La nota affermava che Gesù, specialmente nel rapporto dialettico con i rabbini del tempo, a differenza dei profeti pensava-diceva-agiva, tutto “in proprio”, ben poggiato su sé stesso.

La faccenda mi era parsa attraente perché possibile indicazione di quanto Gesù fosse, al pari di noi, proprio uomo e pure ragionevole, che evitando di andare in trance invasato dall’Assoluto -“Oracolo del Signore” - rispondeva razionalmente e in proprio. Ho chiesto delucidazioni ad Augusto Cavadi che mi ha spiegato trattasi di concezione teologica tipica dell’apologetica tradizionale, pertanto esattamente agli antipodi dal sentiero che intendevo imboccare e proseguire. Per tale esegesi il “Ma io vi dico”, espresso con autorità e in prima persona, sarebbe sì prova che Gesù non fosse profeta ma - in opposizione alla mia ipotesi - neppure uomo, viceversa diretta “epifania”, “incarnazione”, di Dio. Siamo nel noto ginepraio: tutto sta nell’interpretare quell’Io.

Ultima modifica il Mercoledì, 13 Aprile 2016 11:03

2 commenti

  • Link al commento Augusto Cavadi Mercoledì, 13 Aprile 2016 14:24 inviato da Augusto Cavadi

    Bruno caro,
    dopo la nostra telefonata, leggendo il terzo volume di una trilogia IMPERDIBILE (almeno per i cercatori come noi due), leggo un'interpretazione differente dei brani in cui Gesù non parla a nome del Dio dei profeti: non perché sia Dio (o superiore ai profeti) ma perché, nonostante l'insistenza della teologia contemporanea sulle radici ebraiche di Gesù, egli se ne volle distaccare esplicitamente e intenzionalmente.

    "Fa una buona osservazione Heinrich Kahlefeld, quando, a proposito del biblico 'egli parla come uno che ha autorità', spiega che di regola i dotti d'Israele fanno i loro commenti in relazione a passi scritturali. I loro rapporti sono sempre strutturati come esegesi di testi biblici. Questo uso non è affatto rilevabile in Gesù. Piuttosto, 'Gesù agisce per conoscenza originale, in unione con la viva volontà di Dio, e parla in base a una perspicacia, a cui evidentemente non occorre la conferma della Scrittura. Gesù ha la sua parola personale'. Ma la 'parola personale', che in modo così calzante viene attribuita a Gesù, è allo stesso tempo un diretto mettere in questione la Torà che, quale dono di Dio ad Israele, garantisce la sua posizione particolare fra tutti gli altri popoli" (H. Wolff, Vino nuovo - otri vecchi, Queriniana, 1992, pp.135 - 136).

    Augusto

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  • Link al commento Bruno Vergani Mercoledì, 13 Aprile 2016 18:12 inviato da Bruno Vergani

    Caro Augusto, avendo appreso dal tuo "In verità ci disse altro - oltre i fondamentalismi cristiani" fino a che punto la Torà sia stata nella tradizione d'Israele potentemente e solennemente ipostatizzata al divino, la citazione appare indubbiamente spiazzante e rivoluzionaria.

    Rapporto

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