BLOG DI BRUNO VERGANI

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Venerdì, 30 Dicembre 2011 18:26

Si scrive olistico si legge occulto

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Credere o non credere nell’efficacia terapeutica delle piante medicinali è contrapposizione anacronistica, lontani i tempi delle empiriche sperimentazioni cliniche che sostituivano quelle farmacologiche. Oggi si conoscono i principi attivi che procurano azione curativa, noti anche i meccanismi d’azione. Così la chimica farmaceutica ha sintetizzato molecole presenti in natura per realizzare farmaci anche molto attivi, viceversa le piante liberate dall’aurea di magia vengono sempre più utilizzate come complemento alle terapie farmacologiche.

Qualcuno ci è rimasto male. L’arte di curare banale faccenda di terpeni e polifenoli, tutto qui? Così tirati da una misteriosa nostalgia sono ritornati ai tempi passati quando alcaloidi, eterosidi e mucillaggini erano entità chiamate “energie”. Delusi da iridoidi e saponine preferiscono l’occulto. Da qui dottrine che, indifferenti alla biochimica e all’energia espressa in wattora, raccontano di energie “alte”, talvolta “profonde”, di rimedi veicolanti forze misteriose che esplicherebbero azione curativa.

Il pensiero erboristico nostalgico si esprime in due filoni agguerriti, spesso convergenti. Quello degli “Immacolati” che identificano l’origine della malattia, d’ogni malattia, nell’entità “Tossina”. Il novello diavolo non sono i noti cataboliti ma entità metafisica che, da fuori, ci intossicherebbe ontologicamente le viscere per il semplice fatto che esistiamo. Peccato originale da pulire con tisane coleretiche e digiuni ad oltranza.
L’altro è quello dei devoti ai rimedi “vibrazionali”, “soprasensibili”,  olistici (si scrive olistico si legge occulto). Piuttosto clericali se contestati ti tengono il broncio.

Nella “Psicopatologia della vita quotidiana” Freud  spiega che tutti i nostri comportamenti hanno un significato e definisce il superstizioso colui che proietta all'esterno una motivazione che andrebbe cercata nel suo intimo, “… il superstizioso non sa nulla della motivazione delle proprie azioni casuali, e perché il fatto di questa motivazione pretende un posto nel suo riconoscimento, egli è obbligato a sistemarla mediante spostamento verso il mondo esterno, a stabilire una siffatta connessione, difficilmente essa si limiterà all'applicazione singola. Credo infatti che gran parte della concezione mitologica del mondo, che si estende diffondendosi sino alle religioni più moderne, non sia altro che psicologia proiettata sul mondo esterno.

La tossina c’è ma è endogena. Se rimanesse al suo posto e lì nell’intimo venisse affrontata invece che sparata fuori avremmo più pensatori e artisti e meno guaritori, omeopati e fiori di Bach. Un vantaggio per tutti.

Ultima modifica il Mercoledì, 04 Gennaio 2012 15:29
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2 commenti

  • Link al commento Giovanni Boaga Mercoledì, 04 Gennaio 2012 16:21 inviato da Giovanni Boaga

    Bell'articolo, come sempre. Mi ripeto ma non posso farci nulla...
    La cosa singolare è che, da molti commenti al tuo articolo su Facebook, si ripropone quella "contrapposizione anacronistica" di cui tu parli. Sembra che commentino senza neanche aver letto l'articolo ma sulla spinta di parole chiave che innescano reazioni stereotipate.

    Rapporto
  • Link al commento Bruno Vergani Mercoledì, 04 Gennaio 2012 18:01 inviato da Bruno Vergani

    Caro Giovanni,
    prevedibile clericalismo neoplatonico. Strabica laicità quella che combatte unicamente le chiese religiose. Conosco il clericalismo ipereattivo new age che manco legge prima di dire, apparentemente lontano ma invece contiguo alle istituzioni ecclesiastiche integraliste. Non mi meraviglia ne preoccupa questa vicinanza e fusione a ben vedere antica, già riscontrabile nella Patristica medievale per l’influsso subito dal pensiero neoplatonico. Plotino definiva il Principio supremo l’Uno, la Patristica Dio; a parte i nomi non erano tanto diversi: enti unici e immutabili dai quali derivavano tutte le cose, pensieri degli uomini inclusi. In questa involontarietà dell’uomo il pensiero era ed è confinato in un limbo superstizioso, in rarefazioni esoteriche che presumono di detenere segreti inesprimibili sull’ineffabile Dio, o Uno. Entrambe posizioni da sagrestia.

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