BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Domenica, 07 Agosto 2011 00:18

Confessioni

Scritto da  Bruno Vergani

Agostino d'Ippona nelle Confessioni autobiografiche interloquiva con un Tu, sommo ente.

Io quel Tu non ce l’ho più e la ragione del vivere me la devo trovare da me. All’alba sento i passeri, la stanza comincia ad essere meno buia e mentre il cinguettio cresce sono sereno. Mi sembra che i passeri gridino con Theilhard de Chardin: "Non è affatto lontano il giorno in cui l'umanità si troverà biologicamente costretta a scegliere tra il suicidio e l'adorazione", e ho l’impressione che i passeri tifino per l’adorazione. Nel tentar di trovare una via di mezzo tra suicidio e adorazione avevo visitato filosofie lontane, dèi stranieri direbbe il vecchio testamento. Alcuni offrivano soluzioni infantili, altri sofisticate. Un giorno avevo letto di un vecchio tabacchino indiano, un “realizzato”, che garantiva che tutti noi non siamo nati, quello che nasce è solamente il corpo che non c’entra per nulla con quello che siamo veramente. Diceva che noi siamo coscienza; energia eterna onnipervadente. Il tabacchino diceva che soffriamo per un equivoco: crediamo di essere il corpo invece che la coscienza impersonale onnisciente. Un po’ mi scocciava accettare che come persona non esistevo, forse era meglio come dicevano i cattolici: andare all’ inferno per l’eternità, ma almeno con l’io pimpante e integro.

Però che leggerezza staccarsi in un picco di consapevolezza dalla propria storia, vivere senza memoria, senza giudizio. Vivere senza me stesso. Mica male, il picco, niente male. Il problema era che se mi si sforzavo il picco non arrivava. Capitava invece da solo, a capocchia, non dovevo fare assolutamente nulla, ci voleva uno stato mentale come quello che viene spontaneo quando defechiamo. Una mente serena, un po’ assente, staccata e indifferente, allora il picco poteva anche arrivare.

Ultima modifica il Venerdì, 28 Ottobre 2011 20:09

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