BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Giovedì, 09 Luglio 2020 10:49

Comune paesaggio cosmico

Da una parte i credenti e dall’altra gli atei; da una parte la narrazione di un Creatore dall’altra la Natura causa di se stessa; da una parte la cultura: pensiero, autocoscienza, volontà e fantasia, dall’altra la natura: istinto amorale e meccanicistici funzionamenti.

Ma forse sono separazioni più apparenti che reali, modi differenti di vedere lo stesso paesaggio perché, pensiero, autocoscienza, volontà e fantasia, sussistevano in nuce, o in qualche modo, molto prima di Homo sapiens, già nel brodo primordiale, ereditati da dinamiche cosmiche ancora precedenti, altrimenti non si spiegherebbe da dove siano saltati fuori.

Processo idagabile e descrivibile sia con un’indagine sul campo che attraverso racconti e simboli.

Pubblicato in Sacro&Profano
Mercoledì, 08 Luglio 2020 23:08

Ossia

Se Dio fosse pari pari la Natura non possiamo escludere che tale identità incondizionata procurerebbe un bel disastro, e per Dio, e per la Natura. In effetti l’Onnipotente sarebbe d’un botto esautorato della personalità, della libertà e della bontà (moralità, per chi preferisce), insomma rimarrebbe un mero vegetale; mentre la Natura acquisendole (personalità, libertà, bontà), non potrebbe più ottemperare le sue fisse leggi perdendo quel meccanismo di ripetitività che ne determina il (perlopiù) regolare funzionamento.

In effetti il Deus sive Natura di Spinoza non ha significato letterale di Dio=Natura commutabile in un piatto Natura=Dio[1]. Spinoza invece di un perentorio e rigido “è” scrive invece ossia (o sia): "Dio ossia la Natura". Un ossia che suggerisce nello strettissimo rapporto Dio-Natura una sorta di consequenzialità della Natura da Dio. Spinoza chiarisce differenziando Natura naturans, che è la sostanza divina coi suoi attributi, dalla Natura naturata che è invece frutto delle modificazioni della sostanza divina per mezzo dei suoi attributi. Potremmo (oggi) dire derivati di Dio, un po’ come la benzina che, derivato del petrolio, pur non essendo petrolio non potrebbe esserci senza petrolio; o i nostri pensieri e le personali azioni che seppur completamente interconnesse a noi non sono noi, così è la Natura rispetto a Dio.

Applicando questa concezione come va a finire? Di solito va a finire che nel rapportarci alla Natura siamo portati a scorgerci un Autore che alberga dentro al fiore di campo, o stava prima causandolo (primum movens), o forse è nascosto dietro. Una sorta di mescolanza fra Dio e Natura che immagina Iddio occultato negli atomi per fargli girare gli elettroni dentro, un povero Dio se costretto a tanto. Ma Spinoza non mescola, sa distinguere unificando e sa unificare distinguendo, ma se non si è Spinoza mica è facile l’operazione.

Non ci restano che quei momenti di grazia nei quali accade una inaspettata coincidenza di immanenza e trascendenza, e quel ossia diventa immediato, chiaro, semplice.

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1 Da questi Dio=Natura; Natura=Dio l’accusa di ateismo nei confronti di Spinoza, mentre Hegel, all'opposto, interpretava la concezione del rapporto Dio e Natura di Spinoza come acosmismo, termine che aveva coniato per significare che per Spinoza il mondo -causa sui- coinciderebbe letteralmente con Dio e, dunque, il cosmo senza Dio non avrebbe alcuna possibilità di autonomia propria.

Pubblicato in Filosofia di strada
Domenica, 05 Luglio 2020 09:59

Razionale?

Si fa presto a dire ragionevole ma di razionalità non ce n’è una sola. Razionale è optare per ragioni personali che giudichiamo giuste -ognuno ha le sue buone ragioni- evitando di andare contro noi stessi, ma anche ottemperare norme sociali pur percependole astruse. C’è la razionalità del profitto che vede ragionevole mettere qualcosa sotto i denti, poi c’è la razionalità che poggiando sull’osservazione altrui opta per l’opzione che, data una specifica situazione, è più utilizzata dalle sue parti. C’è la razionalità istintiva che conserva selettivamente le soluzioni più performanti scartando le altre. C’è la razionalità matematica e pure quella biologicamente e socialmente ereditata, forse c’è anche una razionalità trascendentale.

Mi sembra che ciò che chiamiamo buon senso consista nell’elaborare una sintesi mediana di queste numerose e differenti razionalità per applicarla alle cose e alle circostanze che incontriamo. Razionale non è dunque sinonimo di giusto, corretto e definitivo, ma un modo di interpretare il mondo galleggiando in un provvisorio e per certi versi arbitrario equilibrio.

Pubblicato in Filosofia di strada
Venerdì, 03 Luglio 2020 11:40

Ricreazione

“Break” va bene per il pugilato e i business meeting; “svago” fa pensare a un alticcio che vaga; “intervallo” richiama la distanza tra paracarri; in “pausa” riecheggia un’interruzione come quando va via la corrente; “distrazione” fa pensare a un incidente sulla provinciale.

Forse meglio “ricreazione” nel suo enunciare molto di più di un mero ristorarsi.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Giovedì, 02 Luglio 2020 00:01

Fabbricante di continuità

Se si arriva in ritardo si perde il treno e in una progressione aritmetica il numero che segue è in successione costante dal precedente.

Ma per molte altre cose l’ordine e la continuità non sono nelle cose ma prodotto del nostro arbitrio; siamo inconsapevoli cernitori che dagli irrazionali e simultanei eventi materiali e immateriali che incontriamo, scegliamo materia adatta per architettare gerarchie di successioni e consequenzialità, così da controllare il caos. Estraiamo parti scelte dall'immane magma informe e sbozziamo mattoni  per edificare strutture logiche e cronologiche apparentemente stabili, quel giusto per non perdere l’equilibrio (il nostro equilibrio).

Sotto certi aspetti l’Io è un fabbricante di continuità.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
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