BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Mercoledì, 28 Febbraio 2018 11:22

Cose ed enti

Che cosa c'è?
Che cos'è ogni cosa che c’è?
Come (in che modo) è?
Perché è?

Forse l’ultimo quesito è malato, ma per confermare la diagnosi prima bisogna rispondere ai primi tre.

Pubblicato in Filosofia di strada
Martedì, 27 Febbraio 2018 17:59

Visione epifanica

Improvviso stridere, inedito, intenso. Corro fuori immaginando il trattore del vicino ribaltato nella neve, invece sono cento gru che migrano in perfetta V, ognuna grida libera e ordinata mentre ostenta due metri di apertura alare.

Insomma Dio.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Sabato, 24 Febbraio 2018 10:58

La fallocrate

Per mestiere doveva impartire imperativi a dei maschi subordinati. Incardinata dal ruolo gerarchico in cima alla piramide dissimulava l’ansia da prestazione e le vertigini con una protesi psichica rigida e smisurata, trapanando chi le capitava a tiro.

Che granchio emulare il maschio alfa nell'esercitare le sue funzioni! Nature avrebbe fatto di meglio e di più.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Venerdì, 23 Febbraio 2018 12:12

Pragmatismo dell’inesistente

Pensi, disegni, scrivi o dici una cosa e quel pensiero, immagine, segno o suono, la esprime[1].

Il processo funziona con le cose che esistono e - più interessante - con quelle che non esistono: dici “sasso” e il sasso c’è, dici “elfo” e c’è pure quello[2].

Grande, insidiosissima, opportunità.

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1 Segno: «Sostituto significante di qualcosa d’altro» (U. Eco, Trattato di semiotica generale, Bompiani).
2 Se tutto ciò che è pensato ed espresso in qualche misura accade efficientemente è forse ingenuo diagnosticare, troppo frettolosamente, deliri canonici, per la circostanza che il delirante poggia su qualcosa in qualche modo esistente. Plausibile che il delirio sia anche faccenda determinata da paradigmi storici e sociologici: se il delirante è uno viene considerato pazzo, ma se numerosi e concordi nel delirare sono visti come appartenenti a una cultura o a una fede, addirittura a una civiltà, se un po' di meno a una subcultura o a una setta.

Pubblicato in Filosofia di strada
Giovedì, 22 Febbraio 2018 10:30

Etica del discorso

All’ultimo giorno rinvieremo Iddio a giudizio, ai già numerosi capi d’imputazione glie ne appiopperemo un altro:

nel proprio argomentare ha preteso l’assoluta validità universale della sua parola, ma omettendo di esprimerla con significati univoci intersoggettivamente comprensibili a tutti quanti.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Lunedì, 19 Febbraio 2018 16:26

Vita natural durante

Mi capita di percepire gli antichi proprietari di casa, appaiono di notte riflessi sul soffitto convinti da un atto notarile del tempo di possedere in perpetuo quelle mura.

Anch’io schiatterò e arriveranno altri che forse mi capteranno sul soffitto illudendomi di possederlo.

E le mura sempre lì, gloria dell'inorganico.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Lunedì, 19 Febbraio 2018 12:20

Elegia del E = MC2

La fisica teorica afferma che, in assoluto, non c’è qui e non c’è là, non c’è prima, adesso, dopo, perché lo spazio-tempo appare come fenomeno attivato da masse che fluttuano granulari relativamente a chi le guarda.

Poeti, filosofi e mistici arrancano nell’esprimere tale realtà, sprovvisti di parole congrue possono solo indicarla ed evocarla. Più attrezzati i matematici se non fossero penalizzati da un certo gap estetico, mica è facile cogliere la bellezza di una formula o l’erotismo di un’equazione.

Cercasi nuovo linguaggio comprensibile e puntuale per tutti.

Pubblicato in Filosofia di strada
Venerdì, 16 Febbraio 2018 11:48

A volo d’uccello

Siccome le mie problematiche le ha già affrontate qualcuno prima di me e più arguto di me, ho visto conveniente avvicinarmi alle discipline filosofiche. L'ho fatto nel modo più diffuso, quello di apprendere la storia della filosofia seguendo il percorso cronologico d’uso nelle scuole, pur senza frequentarle: prima c’è stato il tale che in un preciso contesto storico ha detto così, poi talaltro che ha perfezionato quel pensiero e poi qualcun altro che ha reagito ai primi due e così via. Cosa utile, talora indispensabile: si può anche sopravvivere pur non padroni dei sistemi di assiomi, però è conveniente sapere quando e perché il Concilio di Trento (e correlato sistema di pensiero) senza confonderlo con la Rivoluzione di Ottobre.

Da qualche anno ho trovato un altro modo più fresco, piacevole e proficuo per frequentare gli uomini di pensiero: ho in parte sostituito la lettura dei testi cronologici con i dizionari di filosofia, l'Abbagnano terza edizione è eccellente allo scopo. Quando nel vivere mi si presenta una problematica ci penso e poi cerco sul dizionario il lemma più affine e rappresentativo che in qualche modo la condensi ("Parola chiave" per dirla alla Google): tipo “sofferenza”, “scelta”, “destino”, ecc. e grazie al dizionario visito coloro che nella storia del pensiero mi hanno preceduto sul tema così da tovare conferme o essere smentito, così da litigarci o trovare stimoli. In tale modo si pensa, apprende e ricorda meglio perché lo si fa non per erudirsi - acculturarsi è processo che, in qualche misura, comporta una certa conformazione abdicando da sé - ma per vivere. L’erudizione e la conoscenza della storia della filosofia saranno dei piacevole, subordinati, effetti collaterali.

Caro lettore, gradite tue necessarie integrazioni. La prima provo a anticiparla: se tutto questo lo si fa almeno in due (in carne e ossa) è meglio.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici

Le cose vanno storte? Due le possibili opzioni, anzi tre:

1 Idealismo. Io eroico che simula onnipotenza.

2 Esistenzialismo. Io impotente che non ci prova più, e in versione nichilistica, e in versione religiosa.

3 Un pacato riprovarci ancora. Potenza in sovranità limitata.

 

Pubblicato in Filosofia di strada
Giovedì, 15 Febbraio 2018 12:11

Osceni cortocircuiti

Vedo l’interrogatorio delle Iene a due giovani che avevano partecipato all’impiccagione di un cane finendolo a palate. Probabilmente per affermare che esistevano anche loro e stavano per davvero male, o forse solo per il perverso piacere di vederlo soffrire e morire.

All’immacolata domanda dell’inviata di Mediaset sul perché avessero filmato e messo in piazza i due giovani non hanno saputo spiegare, anche se la risposta alla troupe era facile: «L’abbiamo imparato da voi».



Pubblicato in Attualità
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