Per descrivere e spiegare appieno la realtà sociale e costruire soluzioni alle sue problematiche, non bastano frasi nucleari da quoziente intellettivo di scimpanzé assonnato[1], ma occorrerà un linguaggio complesso perché la società è complessa.
Pertanto emancipandoci da un inadeguato e monco livello sintattico basic utilizzeremo proposizioni sovraordinate e subordinate, periodi composti da frasi incidentali, proposizioni inclusive e discretive regolate da "ma", "anche", "nondimeno" e similari. Sofisticata loquela alla Ilvo Diamanti puntualissima per descrivere la società quanto infallibile per far perdere le elezioni se, oggi, adoperata per comunicare col popolo. Efficienza garantita, trombata istantanea certa.
E pensare che solo pochi anni fa gli esponenti della Democrazia Cristiana dicevano -o perlomeno ci provavano- la complessità sociale con sintassi proporzionalmente articolata[2] e le elezioni le vincevano, così il PCI il più grande partito comunista di questa parte d’Europa, che con i suoi intellettuali organici si piazzava secondo non troppo distaccato. Senza dubbio gli italiani nuotavano in un altro paradigma[3].
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1 Raffronto un po' bislacco dato che non possiamo escludere che, nel suo regno, lo scimpanzé abbia davvero di meglio da fare che confrontarsi con i nostri quozienti intellettivi.
2 Non possiamo glissare sulla circostanza che gli esponenti democristiani di punta oltre ad ottemperare tale complessità sintattica così da esprimere puntualmente la realtà sociale -diciamo alla Aldo Moro-, non di rado costruivano anche ambigui arzigogoli e non poca retorica strumentale avulsa dalla realtà (e comunque le elezioni le vincevano lo stesso).
3 Per quanto ho potuto osservare la complessa sintassi discretiva regolata da "ma", "anche", "nondimeno" e condizioni similari è stata bandita dalla discesa in campo di Berlusconi (1993), lì si è optato per un asfittico livello sintattico basic binario chiuso (epperò, dunque, inconcludente e precludente), peccato originale nel pensare-dire-fare emulato da altri partiti e divenuto popolare. La vera sobrietà e l’onesta semplicità e da qui una buona prassi, sono frutto e conquista del remare nel mare complesso della realtà sociale includendo tutti i fattori, agli antipodi della chiarezza non sta, quindi, la complicatezza che può anche essere espressione di lavoro in corso d'opera non ancora concluso, ma piuttosto il semplicismo, eticamente misero perché colpevolmente pigro, superficiale e inidoneo nel pensare e nel dire e purtroppo nel fare; cattivo in sé e di per sé.