Più si diventa ideologici e più si corre il rischio di clericalizzarsi allontanandosi dalla realtà, nondimeno il percepirsi immuni e liberi da ideologie è una ingenuità, visto che per affrontare una qualsiasi questione utilizzeremo, per forza di cose, dei criteri per distinguere, giudicare e scegliere, poggiando (fondamento) e partendo (principio), da qualcosa di pre-definito e in qualche misura sistematizzato. In fin dei conti l'attuale concezione che vede le ideologie morte e sepolte è anch'essa ideologica, nella fattispecie ideologia militante che si muove utilizzando portolani tecnocratici, esprimendo valori edonistici, celebrati da sacerdoti capitalistici, assistiti da chierichetti qualunquistici.
Senza la necessità di tirare in ballo la fisica quantistica nel suo sentenziare quanto un fenomeno sia plasmato da chi lo osserva, l’ermeneutica filosofica spiega quanto concepire il “fatto” dogma inconfutabile e "neutro" per la bruta esperienza che c'è così com'è, possa rivelarsi via sdrucciolevole, non perché il fatto non sussista, ma perché intimamente legato a interpretazioni, teorie, idee: «I fatti non ci sono, bensì solo interpretazioni» (Nietzsche); «I fatti sono carichi di teoria» (Popper); «Così come un popolo sceglie i propri governanti, la teoria conferisce autorità all’osservazione, affinché governi la giustificazione delle teorie» (P. Kosso)