Sud, lì a oriente dove l’Italia finisce la crisi economica distrugge una piccola impresa familiare. Le donne, dalla nonna col rosario alla nipote coi tacchi a spillo, dalla madre protagonista nevrastenica alla sorella aspirante attrice, reagiscono e nell’imprendere scomposto ritrovano grazia nell’appartenenza alla terra. Una grazia di Dio rurale, pagana, matriarcale, anarchica ai misteri codificati dalla dottrina ecclesiastica.
Film umile nel bene e nel male. Nel bene perchè capace senza furberie di mostrare l’esserci in presa diretta; nel male perché rasenta, nello stile ingenuo, la fiction TV.
Sceneggiatura in numerosi passaggi incongruente. Attori non professionisti credibili, dialoghi in dialetto salentino piacevoli. Il film tenta nella sua lunga estensione di reggersi, a tratti, fuori dai dialoghi esibendo scorci del territorio: più un cazzeggiare con la natura che mostrarne l’estetica, dovuto in parte al limite delle riprese digitali.
In grazia di Dio,
un film di Edoardo Winspeare.