E' possibile vivere sereni nella nazione dove il falso in bilancio non è punito? Pacatamente soddisfatti nonostante il degrado morale della classe politica? Fiduciosi anche se le mafie imperversano? Contenti malgrado l'epocale recessione economica? E' possibile e lo fanno in tanti. Giovanna, una di loro, intervenendo nel Blog del settimanale cattolico 'Tempi', offre le istruzioni:
«... per me non è uguale a zero che col centrodestra al governo in Italia in questi anni, non sia stato ampliato l'aborto e ostracizzata l'obiezione di coscienza, non si sia giocato con uteri e gameti, sia stata mantenuta la famiglia senza genitori 1 e 2, i fondi alle scuole libere siano calati, ma non azzerati [...] non sia stata introdotta l'eutanasia degli anziani e dei malati [...] guardando la Francia, la Spagna, l'Inghilterra, il Belgio, non mi sono affatto pentita di aver votato centro-destra.»
Dall'epicentro dello sfascio si erge una pacata soddisfazione derivante dalla formale osservanza ai "princìpi non negoziabili", sintesi della dottrina sociale della Chiesa cattolica. Princìpi promulgati dalla Nota dottrinale della Congregazione per la dottrina della fede, poi ribaditi dal discorso di papa Benedetto XVI ai parlamentari del Partito popolare europeo del 30 marzo 2006. Trattasi per il Magistero ecclesiastico non di valori morali interpretabili, ma di princìpi inderogabili per ogni uomo, espressi in tre precisi punti operativi ai quali fare riferimento come criterio di scelta dei candidati in occasione delle elezioni:
difesa della vita dal concepimento alla morte naturale; centralità della famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna; libertà di scelta educativa, senza costi aggiuntivi per le scuole confessionali.
Lasciamo ai teologi annotare eventuali necessità di ricalibratura tra il set etico-politico su esposto e il pensiero di Gesù di Nazareth per evidenziare quanto sia controproducente, in un sistema democratico, voler fissare senza spazio alcuno di contrattazione né di discussione il primato ideologico di una propria visione del mondo su tutte le altre. Impossibile che uno specifico set etico possa aderire perfettamente a tutta la realtà, all'immediatezza della vita, alla complessità delle cose, alle soggettive sensibilità. Posizione controproducente per tutti, cattolici per primi: quando la ragione non accetta la categoria della possibilità, del diverso, diventa inevitabilmente e ideologicamente violenta.
Ogni uomo, ogni cattolico pensante, meriterebbe di meglio di una infantile chiamata a raccolta intorno a dei princìpi generali calati dall'alto e sottoscritti, sovente, da politici professionisti che, pur non vivendoli in casa propria, li avvallano ipocritamente e cinicamente in piazza per ottenere consenso.
Letto 5428 volte
Pubblicato in
Attualità
1 commento
-
Link al commento
Martedì, 22 Gennaio 2013 15:09 inviato da matilde cesaro
ahi, ahi Bruno....ed ora che si fa?
Laicità dello stato = stato per tutti.
Ma il consenso si recita sul set immor(t)ale tra fedalità (feudalità) e laicità (diversità).
Vince chi raccoglie il maggior numero di punti.
Il premio? L'elmo di Scipio!
Dov'è la vittoria? Le porga la chioma di grazia!