Il Cavaliere dopo la condanna in primo grado per frode fiscale a 4 anni, l''interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e il pagamento di una provvisionale di 10 milioni, convoca a Lesmo, in tempi stretti, una conferenza stampa per difendersi contrattaccando. Si era così abituato a plasmare la mappa mentale altrui, a suggerire modi di vivere, a fornire linguaggi per interpretare il mondo, che proprio non riesce ad accettare di non essere più ascoltato, stimato, amato. Nel suo monologo fa prolisso nomi e cognomi dei suoi avversari. Ci sono anche Sarkozy e Merkel. Troppi. Viene il sospetto che manco lui conosca, di preciso, il suo nemico.
Il problema è che il suo principio non coincide più con quello di realtà, lui stupito appare teso, latra reattivo, scomposto, ripetitivo, svuotato di ogni significato. I sondaggi sentenziano che il gioco non funziona più, i milioni di italiani che lo avevano creduto, oggi rimasti col pensiero e il portafoglio vuoti, non lo sosterranno più.
Anche il mondo politico e la magistratura prendono distanza nettissima: Bersani: «Berlusconi? Ha già dato, basta populismo»; Casini: «Ha devastato il fronte dei moderati.»; Fini: «Le parole di Berlusconi sono il manifesto del populismo.»; Finocchiaro: «E' un disco rotto, pensa solo ai suoi interessi personali.»; L'Anm: «Barbarie? Basta attacchi»; Osvaldo Napoli: «Berlusconi si è fatto del male con le sue parole perché dopo quello che ha detto i moderati non verranno più con noi e così non vinceremo mai più le elezioni». Altri con sovrana indifferenza preferiscono ignorarlo e l'angoscia lo pervade. Martin Heidegger osservava che l'angoscia è ben diversa dalla paura:
«Noi abbiamo paura sempre di questo o di quell'ente determinato, che in questo o in quel determinato riguardo ci minaccia. La paura di... è sempre anche paura per qualcosa di determinato. Nell'angoscia, noi diciamo, uno è spaesato. Ma dinanzi a che cosa v'è lo spaesamento e cosa vuol dire quell'uno? Non possiamo dire dinanzi a che cosa uno è spaesato, perché lo è nell'insieme. Tutte le cose e noi stessi affondiamo in una sorta di indifferenza. Questo, tuttavia, non nel senso che le cose si dileguino, ma nel senso che nel loro allontanarsi come tale le cose si rivolgono a noi. Questo allontanarsi dell'ente nella sua totalità, che nell'angoscia ci assedia, ci opprime. Non rimane nessun sostegno. Nel dileguarsi dell'ente, rimane soltanto e ci soprassale questo nessuno. L'angoscia rivela il niente.»
Eppure, invece di restarsene lì spaesato tenendo il broncio al cosmo, una soluzione efficace e rapida l'avrebbe: «Vivi nascosto», sostituendo alla politica i rapporti amicali, diceva Epicuro. Avrà mai letto Epicuro? Ne avrà di amici veri?
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2 commenti
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Domenica, 28 Ottobre 2012 16:08 inviato da Augusto Cavadi
Tutto sacrosanto, caro Bruno. Ma gli italiani - parlo degli elettori, non solo degli eletti - hanno mai letto, e soprattutto praticato, la filosofia?