Nei giorni che in Africa i cristiani muoiono a decine vittime di attentati, ce ne vuole di disinvoltura nell’appaiare alle tematiche della persecuzione e del martirio le faccende lombarde. Il settimanale Tempi lo fa con un articolo di Antonio Simone che propone, ai ciellini e alla piazza, uno stralcio di don Giussani estrapolato da una conversazione del 1972.
Giussani separa l’universo in due: da una parte i ciellini, dall’altra il mondo cattivo. Nel momento della persecuzione, dello smarrimento, quando «il mondo riderà, e voi piangerete», Giussani offre al “perseguitato” due opzioni precise e obbligate:
da una parte dello spartiacque il ciellini combattenti che sfidano il mondo rimanendo fedeli alla propria storia;
dall’altra quelli codardi che strizzano l’occhio al mondo, «gattemorte» condannate a ritirarsi in una fede intimistica «attorno al campanile o nei gruppi di comunione».
Considerando entrambe le opzioni non piacevoli e neppure del tutto sane ne suggerirei una terza: il pensare con la propria testa, ma purtroppo sembra che molti ciellini facciano di tutto per scrollarsi di dosso la titolarità del proprio pensiero.
E’ evidente che nelle parole di Giussani è presente un’esaltazione eroica un po’ sopra le righe ai tempi giustificata dal contesto, mi riferisco alla violenza gratuita di una certa sinistra extraparlamentare. Riproporle adesso come istigazione ricattatoria alla difesa ad oltranza del Celeste e entourage, si giudica da sé.