un giudice perfido, a seguito dell’inaspettata gravidanza di una tredicenne, ordina ad un ginecologo che le estirpi dalle viscere il figlio e lo butti via, così da evitare che i giovani genitori dell’adolescente abbiano a rinunciare alla vacanza programmata alle Maldive, oltre alla scocciatura di essere chiamati nonni dagli amici con i quali se la spassano.
A ordinanza eseguita l’adolescente impazzisce.
La favola scritta su «Libero» da Renato Farina col pseudonimo ‘Dreyfus’ termina con la sentenza morale:
genitori, giudice e ginecologo così cattivi da meritare la morte.
Ognuno ha l'immaginario che si merita e la libertà di raccontarlo, senza però scordarsi che ogni metafisica ha la sua ontologia: c’è quella per le favole e quella per la cronaca, due regni distinti. Meglio non confonderli perché nel farlo ci perdono le favole e la cronaca, gli autori e i lettori, i direttori responsabili e tutti quanti.