BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Sabato, 08 Settembre 2012 14:01

“Fetish”

Scritto da 

Rimsha Masih la ragazzina pakistana accusata di blasfemia, per il sospetto di aver bruciato pagine di un libro sacro islamico è stata rilasciata su cauzione. La denuncia contro di lei era stata prefabbricata ma il sacro libro, Rimsha, non lo aveva manco guardato, manco toccato e neppure bruciato. Le perplessità sulla vicenda permangono anche dopo la scarcerazione: Rimsha è stata dichiarata innocente per non aver commesso il fatto, non perché il fatto non costituisse reato. Feticismo evidente, assoluto, inequivocabile: “Dio è grande” e un libro che dice la Sua Parola diventa anch’esso grande come Lui, anche se è un pezzo di carta. Tutto sommato Iddio anche se grande manco si vede, il libro in vece si. "In vece di..." E' forse la migliore definizione di feticismo.

Rimsha Masih è cristiana e i cristiani, insieme a tutti gli uomini di buon senso, si indignano per l’accaduto. Feticci e feticismo faccenda, dunque, di religioni integraliste? Di spiritualità ancestrali, tribali,  esotiche? Dalle nostre parti, nel nostro tempo, non è in vigore alcuna Sharia e la blasfemia non è punibile con la pena di morte, eppure il feticcio religioso continua a essere attualissimo. Nelle chiese - e non solo - della moderna Europa  imperversano oggetti (nella Chiesa cattolica talvolta anche persone) che pur non essendo Dio lo diventano in Sua vece, chiunque non li rispetti merita sanzione non solo per il danno oggettivo procurato, come sarebbe congruo, ma anche per offesa al sentimento religioso che l' "Oggetto" rappresenta. Tutto sommato è comprensibile, anche i mariuoli che rubano l'anello, ricordo della beneamata nonna defunta, meriterebbero l'aggravante e forse benefici quando lo sottraggono alla suocera detestata. In ogni caso oltre ad indignarci per i feticismi orientali sarebbe forse proficuo interrogarci sui nostri: feticci spirituali e religiosi, materiali e atei.

Nei primi decenni del XX secolo non esistevano strumenti di diffusione come gli attuali, media capaci di amplificare la "cultura dell'immagine", in grado di creare e decuplicare icone di massa, feticci di moda-potere, brand deificati onnipervadenti, eppure Marx e Freud, oggi un po’ rimossi, troppo rimossi, si erano già attardati nell’osservazione, inferenza e giudizio del feticismo, convinti che impregnasse e condizionasse pesantemente il pensiero dei singoli e il vivere insieme.

Gillo Dorfles nei nostri anni si è impegnato nell'enucleare il feticismo occulto che permea le piccole cose, nel suo saggio «Il feticcio quotidiano» scrive:
«… La madre che va per la strada col bambino neonato nel carrozzina e che all'amica che loda l'infante, risponde: “Dovresti vedere la sua fotografia!” Ci troviamo di fronte un classico esempio di come venga dato più peso al risultato fittizio che all'autentico. Ecco, dunque, uno degli aspetti d'una elaborazione feticistica: la foto migliore, “più parlante” del bambino».

Trascorrere le vacanze a scattare foto per pubblicarle nel simulacro di un social network invece di vivere la realtà del momento;
l’intrattenersi di massa nella contemplazione di immaginette devozionali offerte dalla pornografia virtuale, mentre  partners dotati di corpo reale rimangono ad aspettare che i pornauti terminino le loro giaculatorie misticheggianti per poterli abbracciare per davvero...
L’elenco dei feticci provincial-nostrani sarebbe lungo, materiale modesto, forse inoffensivo, evidentemente lontano dal feticismo religioso dei militanti islamici del Pakistan, eppure nel prevalere dell’immagine, dell'oggetto simbolico in vece della realtà, constatiamo qualcosa di somigliante e i territori d’azione si rivelano inaspettatamente contigui.

 

 


TI CHIAMO DOMANI  Paolo Polli mixed media on canvas. 

Ultima modifica il Sabato, 08 Settembre 2012 17:19

1 commento

  • Link al commento delia Domenica, 09 Settembre 2012 22:00 inviato da delia

    Non posso che condividere pienamente quanto hai espresso in modo chiaro e completo...

    Rapporto

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