Il ricco Philippe bianco e tetraplegico, assume come badante il povero Driss nero e pregiudicato, a dire di tutti - all’inizio della storia anche da Driss stesso - la persona meno indicata per quell’incarico. L’entourage di Philippe gli consiglia di licenziarlo, dalla sua sedia a rotelle risponde:
«Quella gente è senza nessuna pietà. E io così li voglio, senza pietà.»
Il film è tutto lì e non è poco. Ognuno dei due protagonisti vuole mettere qualcosa sotto i denti, nessuno ha intenzione di fare il “buono” o di imporre la propria coscienza morale all’altro. Il reale, quello che c’è, quello che si incontra, diventa per loro fonte di morale che attiva una proficua relazione di partnership. I poveri e i ricchi, i malati e i sani rimangono, dall’inizio alla fine, reciprocamente Altro eppure tutto cambia. Nessuna teoria presupposta, ideologica, sulla povertà e sulla sofferenza, nessuna Madre Teresa di Calcutta che, come affermava Christopher Hitchens, «Non amava i poveri, ma la povertà».
L’improbabile connubio dei protagonisti ha risvolti comici esilaranti e la commedia è stata vista in Francia da venti milioni di spettatori, in Germania è stato il film francese più visto in assoluto ma questa è un'altra storia, quella che conta è lo scostamento dalla narrazione per immagini (e nell’immaginario) che imperversa nei media italici. Quella dell’intervista al cassaintegrato disperato con le bolletta insoluta in mano, seguita senza stacco da quella al ricco sdraiato sullo yacht. Divide et impera e gli spettatori si dividono nelle opposte tifoserie: quella dei convinti che “ognuno ha quello che si merita” contro gli irriducibili de “la classe operaia va in paradiso”. Come arbitri tecnici asettici, governanti schematici, che un po’ ricordano il «lo vide e passò oltre» [il povero] del sacerdote e del levita, raccontati nella parabola evangelica del buon samaritano.
Quasi amici (un brutto titolo l’originale era Intouchables), ispirato a una storia vera, è scritto e diretto da Olivier Nakache ed Eric Toledano. Non a caso francesi. A noi Verdone con «Posti in piedi in paradiso» commedia di Viagra e vitelloni.