Anni fa avevo letto in un comunicato stampa dell’ospedale San Raffaele di Milano che don Giussani, dopo esser stato lì curato, aveva manifestato personale riconoscenza regalando al nosocomio delle macchine sanitarie.
Anch’io ero stato ben curato in un ospedale e se avessi avuto i denari non mi sarebbe dispiaciuto, invece di un modesto presente alla prosperosa caposala, elargire all’istituto una TAC nuova fiammante. Ma lo avrei fatto altezzoso, volgare, novello Al Capone tronfio di pagare la cena a tutti. Meglio essere indigente se non sei distaccato da te stesso come lo era don Giussani, che possedeva le cose in un modo speciale e viveva come non avesse niente pur avendo tutto.
Chissà, tecnicamente, come sarà avvenuta la donazione? Avrà firmato un assegno dal suo conto? No, non ce lo vedo. Non credo neppure disponesse di un conto personale. Avrà dato indicazione di attingere dai fondi della fraternità di CL sostenuti dal versamento degli iscritti, oppure dal conto dei Memores quello in cui versavo tutto il mio stipendio. Non posso escludere che del mio salario di bidello, che guadagnavo pulendo la merda dei pargoli, sarà avanzato qualcosa nella cassa e così anch’io ho un po’ contribuito all’acquisto del mastodontico macchinario donato al San Raffaele, o forse alla cupola con l’Arcangelo sopra.